Le gocce di pioggia scorrevano veloci e intricate sulla finestra della cucina, e la loro ritmica e costante discesa accompagnata dal ticchettio rilassante mi stava quasi ipnotizzando.
La tazza di tè che tenevo stretta tra le mani mi infuse un po' di calore in quella giornata grigia, riflesso del mio stato d'animo.
Mentre osservano le gocce d'acqua scivolare lungo il vetro senza una reale consapevolezza, il suono del clacson acuto e squillante dell'auto di Ethan tagliò l'aria, interrompendo il suono ipnotico della pioggia e riportandomi alla realtà.
Scossi la testa come per svegliarmi da quello stato di ipnosi, guardai la tazza di tè ancora quasi piena, e la appoggiai sul bordo del lavello.
Quella mattina Ethan mi aveva scritto un messaggio dicendomi che mi avrebbe accompagnata lui a scuola, dato che il tempo non dava segni di miglioramento e probabilmente, se fossi andata a piedi, sarei arrivata a scuola tutta bagnata.
Presi la borsa e uscii di casa cercando di non fare troppo rumore, dato che zia Iris stava ancora dormendo.
Appena aprii la porta una folata d'aria fredda mi fece strabuzzare gli occhi per la sorpresa, e io mi strinsi nel mio scialle traforato cercando di proteggermi da quel vento gelido, ma passarono comunque degli spifferi che mi fecero rabbrividire.
Presi coraggio e mi tuffai sotto la pioggia fitta e incessante, facendo attenzione a non mettere i piedi in qualche pozzanghera.
Appena fui abbastanza vicina all'auto di Ethan, lui si allungò per aprirmi la portiera dall'interno, e io salii velocemente sul sedile anteriore.
«Buongiorno» mi salutò lui. Si avvicinò a me, mi spostò i capelli umidi dietro l'orecchio e mi diede un tenero bacio sulla tempia.
«Buongiorno» ricambiai.
Gli presi la mano, la accompagnai dolcemente verso le mie labbra e la baciai.
Mise in moto l'auto, e partimmo per andare verso la scuola.
«Come stai oggi?» mi chiese, mentre io ero concentrata ad osservare i rigoli d'acqua sul parabrezza, che venivano costantemente spazzati via dai tergicristalli.
«Sto bene. E tu come stai?» risposi, rivolgendogli un tenue sorriso.
Lui sospirò. «Rose, è da giorni che sembri come... spenta. Parli poco, sei distratta, non sembri in te».
Arrossi e mi portai una mano alla fronte, sbuffando spazientita. Era da giorni ormai che mi diceva la stessa cosa.
«Ethan, sto bene. Davvero. Lo sai che sono un po' meteoropatica» mentii, assumendo un tono di voce scocciato.
Lui non rispose, si lasciò scappare solo un altro sospiro sconsolato.
Che ero meteoropatica era vero, e il brutto tempo di quella settimana mia aveva fornito un'ottima scusa per dare spiegazioni sul mio umore grigio, ma non era quello il motivo per cui sembravo, come aveva detto lui, "spenta". Non mi ero ancora del tutto ripresa da ciò che era successo il weekend scorso, e mi era particolarmente difficile sembrare allegra e spensierata mentre dentro di me c'era una tempesta emotiva che faceva eco al vento freddo che soffiava fuori. I pensieri tumultuosi si intrecciavano con la sensazione di disagio, e ogni sorriso che cercavo di mettere in mostra sembrava venire spazzato via da quella mia tormenta interiore.
Il fatto che Riven continuasse a venire ogni pomeriggio a casa mia per studiare insieme a me, inoltre, non migliorava di certo la situazione, anzi. Lui non si era scusato per ciò che aveva fatto e detto, non si era preoccupato di chiedermi come stessi, e sembrava non avere nessuna intenzione di affrontare l'argomento.
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Petali e Spine
Romance❤️🥀 COMPLETATA 🥀❤️ Rosaspina ha da poco compiuto diciott'anni, e sta per affrontare l'ultimo anno del liceo artistico della città di Dawnguard, dove abita da anni con la zia Iris. Lei, con un nome così particolare, è la rosa amata da tutti per la...