10. Controllo

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Quando zia Iris tornò a casa si mise subito a preparare la cena, dato che per pranzo avevo cucinato io, e a raccontarmi di tutti i negozi che aveva girato in centro città insieme a Mirca, e di come lei fosse felice di comprare tantissime cose nuove per arredare la casa.

Io le raccontai della mia mattinata a scuola e del mio pomeriggio passato con Riven, ovviamente tralasciando la parte della nostra pungente conversazione.

Lei era molto contenta del fatto che lo studio insieme a Riven stesse andando bene, che lui riuscisse a stare al passo con le lezioni grazie a me, che Mirca avesse una preoccupazione in meno, e che io potessi passare molto tempo insieme a lui, il mio amico del cuore, secondo lei.

«Domani sistemiamo il giardino insieme, te lo ricordi, vero?» mi chiese zia Iris, con sguardo interrogatorio.

«Certo, zia. Ho anche dovuto rifiutare un invito a Sunset Bay per quel maledetto giardino» risposi alzando gli occhi al cielo.

«Oh, cara! Non ce n'era bisogno, potevi andare alla spiaggia con i tuoi amici, avrei fatto da sola!» esclamò lei, presa dal senso di colpa.

«Ma no, zia!» la rassicurai sorridendo, «Lo sai che, nonostante tutto, mi piace fare giardinaggio insieme a te. Non ti lascerei mai da sola a sistemare quella giungla attorno al nostro vialetto. È pericoloso, potrebbe saltare fuori una pantera nera quando meno te lo aspetti!».

Lei rise alla mia sciocca battuta, e io feci lo stesso.

«In ogni caso, non sarei stata davvero sola. Domani verranno anche Mirca e Riven. Mirca ha detto che si vuole sdebitare per tutto l'aiuto che le ho dato in questi giorni per il trasloco, ha insistito molto. E porterà Riven, così potrete passare del tempo insieme al di fuori della scuola e mettere da parte lo studio» disse lei, sorridendo.

Evviva.
Altro tempo insieme a Riven, assolutamente non necessario.

«Va bene» risposi sorridente, «Sarà più divertente, e anche più facile».

Quando finimmo di cenare, ci mettemmo entrambe in salotto a leggere, io sul divano, e lei sulla poltrona. Io continuavo il mio libro, e lei leggeva un saggio sulla storia dei Tarocchi Celtici.

***

«Come sta Ethan?» mi chiese improvvisamente zia Iris, interrompendo l'atmosfera di silenzio e concentrazione in cui eravamo immerse da ormai quasi un'ora.

Quella domanda mi sembrò strana. Aveva voglia di continuare la conversazione sulla gelosia di Ethan di qualche giorno fa?

«Sta bene, perché?» risposi, stranita.

«Beh, sai... Oggi mi ha mandato un messaggio» rispose lei, aggrottando le sopracciglia in un'espressione di imbarazzo.

Che cosa mai poteva aver bisogno di dirle di così importante, che non avrei potuto riferirle io?

«E che cosa voleva?» domandai tranquilla, anche se in realtà stavo sentendo l'agitazione crescere in me.

Chiusi il libro, lo appoggiai sul tavolino insieme agli occhiali, e mi sistemai sul divano tentando di assumere una posizione rilassata, che non lasciasse intuire che in realtà ero un fascio di nervi tesi.

«Mi ha chiesto di Riven. Mi ha chiesto come si comporta con te, se ti tratta bene, e poi...»

L'agitazione si trasformò velocemente in rabbia. Sentii le guance scaldarsi, e il battito accelerare.

«Ma perché non si fa mai i cavoli suoi? Che nervoso, non lo sopporto!» sbottai interrompendola, alzandomi dal divano e mettendomi una mano nei capelli.

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