6. Dipinti

72 4 0
                                    

«Rose!» esclamò Ethan quando mi vide arrivare a scuola, correndomi in contro.

Quella era una cosa che aveva sempre fatto: ogni giorno, quando mi vedeva arrivare a piedi, gridava il mio nome e veniva verso di me a braccia aperte, per stringermi in uno dei suoi affettuosi abbracci. Mi prendeva per i fianchi, e mi faceva roteare in aria, facendomi sentire una principessa.

Da quando ci eravamo messi insieme ancora al terzo anno di liceo, lui mi aveva sempre trattata con estrema dolcezza e delicatezza. Aveva occhi solo per me, e io li avevo solo per lui.

Ricordo ancora quando Ambra al quarto anno aveva improvvisamente deciso che voleva avere Ethan per sé a tutti i costi. Lo bloccava all'armadietto per parlargli, lo aveva invitato ad una festa tra amici stretti nella sua lussuosa villa, gli chiedeva sempre se voleva studiare insieme a lei... E dopo quasi un mese di continue provocazioni, una mattina prima di entrare a scuola lui aveva sbottato davanti a tutti, mettendola in imbarazzo.
«Ambra, la vuoi smettere? Non voglio venire a casa tua per "studiare". Ti stai rendendo ridicola. Io sto con Rose, e voglio stare solo con lei, chiaro?» le aveva detto, facendola avvampare di vergogna mentre tutti ridevano di lei.
Ma lei era così affascinante che sembrava aver stregato di nuovo tutta la scuola nel giro di pochi giorni dopo quell'accaduto. Almeno poi non tormentò più Ethan, e iniziò ad evitarlo come la peste.

«Come è andata ieri sera?» mi chiese Ethan, mentre varcavamo i cancelli della scuola.

«È andata bene, tutto sommato. Ho parlato con Riven, gli ho chiesto di provare ad odiarmi un po' di meno. Ancora una volta non mi ha detto perché mi odia, però».

«Bene, spero che proverà ad accontentare la tua richiesta. Mi sembra il minimo, ora che anche lui abita a Dawnguard» rispose Ethan, infastidito. «Quindi che ci fa qui? Le vostre zie ve lo hanno detto?».

«Mirca ha trovato lavoro nella gioielleria della città, quella accanto al panificio. Lei lo ha detto a zia Iris ancora prima dell'estate, e loro due insieme hanno organizzato questa fantastica sorpresa per me e Riven» dissi con tono ironico, alzando le sopracciglia e agitando le mani in aria. «Tutto questo è ridicolo. Ed è tutta colpa sua!».

«Rose, non ti agitare. Lo so che non vorresti che il tuo ultimo anno di liceo fosse così, non lo vorrei nemmeno io. Però dovresti cercare di metterti l'anima in pace e...».

«Spina! Ti sei dimenticata di aspettarmi?» disse una voce profonda e pungente.

Mi voltai e vidi Riven venire verso di me, e poco dopo mi cinse le spalle con un braccio mentre ancora stavo stringendo la mano di Ethan, che sussultando per il gesto inaspettato lasciò la presa, staccandosi da me.

«Che cosa vuoi, Riven? Sai camminare anche da solo» risposi con voce accesa, fulminandolo con lo sguardo.

«Ti ricordo che sono arrivato ieri, ancora non so orientarmi nella scuola... Ho bisogno di te, mia accompagnatrice scolastica!» esclamò, guardandomi con espressione sarcasticamente implorante e facendo sporgere il labbro inferiore.

«Piantala, Riven» ringhiai.

Con la coda dell'occhio vidi lo sguardo livido di Ethan. Ancora non lo aveva conosciuto, e quando colsi la scintilla d'ira nel suo sguardo capii immediatamente ciò che stava provando: era geloso.

Afferrai il polso di Riven e tolsi il suo braccio dalle mie spalle, sbuffando.

«Oh, ciao! Non ti avevo visto. Piacere, Riven» disse rivolgendosi ad Ethan, porgendogli la mano.

Ethan la strinse. «Piacere mio. Sono Ethan, sicuramente Rose ti avrà parlato di me» rispose lui, con tono saccente e sguardo di sfida.

Riven gli rivolse il suo solito sorriso incantevole. «Non molto. Sei il suo migliore amico, giusto?».

Petali e SpineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora