Passai la notte in quella piccola cabina di legno, insieme ai miei tre nuovi amici.
Dopo ore di chiacchiere ci addormentammo sui divanetti, cullati dal suono delle gocce di pioggia che cadevano sul tetto e dal fruscio delle grandi foglie delle palme mosse dal vento.
La mattina dopo la mia sveglia suonò alle otto in punto, e avevo un'ora di tempo per riflettere sulla mia decisione così impulsiva e prepararmi a quello che stavo per fare, prima che loro si allontanassero dal van per la loro passeggiata quotidiana e mi lasciassero campo libero.
«Jake, non so se è davvero la cosa giusta» gli dissi, mentre lui sgranocchiava un biscotto al cioccolato.
Gli altri stavano ancora dormendo.
«Perché lo pensi?» domandò lui, masticando a bocca aperta.
«Perché... Io non voglio essere come loro, e non so che cosa mi aspetterà al mio ritorno a Dawnguard. Ho paura di arrivare e scoprire che Riven non è più quello di una volta, di ritrovare una vita che non era come l'avevo lasciata».
«Punto uno: non sei e non sarai mai come i tuoi genitori» rispose, sfregando le mani per pulirsi dalle briciole, e appoggiando sul tavolino il pacchetto di biscotti. «Loro ti hanno abbandonata quando eri una bambina, e sapevano benissimo quello che stavano facendo. Il problema, per loro, era che tu esistessi, ma che colpa ne avevi? Tu invece li stai lasciando perché loro ti hanno rivoluta indietro, ma non si sono minimamente impegnati per essere persone migliori. Sono stati egoisti e menefreghisti, ed è colpa loro se tu ora te ne vuoi andare. Capisci?».
Annuii, abbassando lo guardo.
Ancora una volta mi stavo facendo fregare dai miei sensi di colpa e inadeguatezza, che venivano sempre a galla quando si parlava di mamma e papà.
«E punto due: fanculo anche a Riven! Ma che gli passa per la testa? Smettere di parlarti così, da un momento all'altro... Torna e digliene quattro di persona, che cazzo! Se lo merita!» esclamò.
Scoppiai a ridere, e così fece anche lui.
Riven mi aveva fatto tante promesse. Aveva promesso che non mi avrebbe dimenticata, che sarebbe sempre rimasto in contatto con me, che il nostro rapporto non sarebbe cambiato... e invece eccoci qui. Sembrava non gli importasse più nulla di me, e quel pensiero mi strappava il cuore e mi serpeggiava nelle viscere come una vipera velenosa.
Ma la paura non mi avrebbe fermata. Sarei tornata a casa mia, e mi sarei ripresa la mia vita. La vita che amavo.
«Ma cos'è tutto questo baccano?» borbottò Lara, mettendosi seduta sul divanetto ancora con gli occhi abbottonati dal sonno.
Anche Kyle si svegliò, mugugnando qualcosa di incomprensibile. Si sgranchì le gambe, dato che lui aveva dormito seduto e Lara aveva usato le sue cosce come cuscino per tutta la notte.
Fecero colazione anche loro con qualche biscotto, e poi mi preparai per salutarli.
«Ragazzi, io devo andare» dissi, alzandomi dal divano.
«Di già?» chiese Lara in tono triste.
«Purtroppo o per fortuna, si. Non so come ringraziarvi per tutto quello che avete fatto per me in una sola serata. Siete stati fantastici».
«Per così poco tutte queste moine?» esclamò Jake, ridacchiando.
Risi anche io, e gli diedi un piccolo pugno sulla spalla.
«Tieni» disse Lara, allungandomi un bigliettino. «Come avrai potuto notare non siamo molto tecnologici, ma questo è il mio numero di cellulare. Chiamami, se mai ne avrai voglia».
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Petali e Spine
RomanceRosaspina ha da poco compiuto diciott'anni, e sta per affrontare l'ultimo anno del liceo artistico della città di Dawnguard, dove abita da anni con la zia Iris. Lei, con un nome così particolare, è la rosa amata da tutti per la sua gentilezza, intel...