Caro professore,
spero che si ricorda di me, ma soprattutto di mio figlio, il buon Enrico, che è stato suo alunno.
Si ricorda di quando portaste tutta la classe a visitare i musei, i parchi e le città d’arte?
Si ricorda di quando venne il sindaco a sentirli suonare gli strumenti e a recitare? La Sua collega assicurò che si erano impegnati tanto, erano bravissimi.
Ma soprattutto, si ricorda di tutte quelle volte che se la prese con mio figlio perché veniva incolpato ingiustamente di rubare il materiale scolastico ai compagni, di non essere riuscito a fare i compiti, anche quando accadevano imprevisti che non dipendevano nemmeno da colpa sua, ma Lei non voleva sentire ragione?
Mi ricordo bene di quando il mio Enrico ritornava a casa triste, con le lacrime agli occhi: gli chiedevo spiegazioni, ma lui non voleva raccontarmi nulla, rimaneva chiuso nella sua stanza e tratteneva dentro di sé tutto quello che Lei gli diceva a lezione.
A scuola, Lei spiegava gli argomenti, ma mio figlio non sapeva come applicare lo stesso ragionamento fatto in classe. Lei lo chiamava alla lavagna, lui non rispondeva, non nell’immediato e Lei non esitò una volta a denigrarlo davanti a tutti i suoi compagni. Ai miei tempi, i maestri picchiavano gli alunni con la bacchetta, ci facevano sedere in ginocchio sopra i ceci crudi. Forse Lei non capiva, professore, che le parole possono fare più male dei ceci. Le Sue parole erano come lame affilate che s’infilavano profonde nella sua mente.
Come può una madre dimenticare gli occhi di suo figlio che chiedevano pietà, comprensione, mentre Lei riduceva le sue capacità e lo relegava al ruolo di un semplice studente mediocre. Arrivai anche a pensare che avesse problemi di apprendimento, problemi che in realtà non c'erano.
In quelle situazioni mi sentivo impotente, incapace di consolarlo, volevo dargli io una speranza, ma in che modo?
Ci ha pensato un Suo collega, a riaccendere la speranza.
Nuova scuola, nuovi compagni, ma soprattutto nuovi professori, tra cui quello che credette nelle potenzialità del mio Enrico, non lo faceva sentire in disparte, gli trasmetteva gli insegnamenti, non li imponeva nella sua mente.
Con pazienza e dedizione, questo insegnante ha alimentato la sua fiamma interiore, ha spronato il suo desiderio di imparare e lo ha guidato verso la strada del successo.
Oggi, sono qui a scriverle che mio figlio è diventato il capo di una grande azienda. Sì, ha letto bene. Quel ragazzo che Lei aveva giudicato tanto severamente, che aveva scartato come un insignificante fallimento, è ora al timone di un'organizzazione di successo.
Non posso negare che il cammino sia stato difficile per mio figlio. Ha dovuto superare molte sfide, combattere contro le insicurezze che Lei stesso aveva inciso profondamente nella sua mente. Ma grazie all'incoraggiamento e alla fiducia del suo nuovo insegnante, ha trovato la forza per superare gli ostacoli e dimostrare a tutti ciò di cui era davvero capace.
Quando ho capito che ce l'aveva fatta, le lacrime si sono mescolate al sorriso e la prima persona che mi è venuta in mente fu Lei, professore.
Le sto scrivendo questa lettera, non per cercare vendetta, ma con la speranza che questa storia possa in qualche modo fermare il Suo sguardo distruttivo, che Lei abbia capito che ognuno nasconde delle potenzialità che vanno rinforzate e non sminuite.
Ricordi le mie parole nel caso durante il suo cammino si presentasse un ragazzo o una ragazza che, come mio figlio, hanno bisogno di sostegno e incoraggiamento. Sia una figura di riferimento per la loro crescita, li prepari alle sfide del futuro nel modo migliore possibile che non è denigrare le capacità ma, come in una corsa, incitarli ad arrivare al traguardo, al successo, grande o piccolo che sia. Faccia crescere le ali a questi ragazzi e li aiuti a volare lontano.
Con un cuore malinconico, ma orgoglioso, La saluto.Una mamma che ha visto suo figlio
diventare ciò che ha sempre negato.
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Short StoryUna raccolta di racconti inventati di vario genere che - apparentemente - non hanno nulla in comune e ognuno è libero di interpretarle come vuole. Attraverso questi racconti, brevi o lunghi che siano, scoprirete un lato oscuro che accomuna tutti no...