La Lincoln High School è sempre stata un sogno per me. Non potevo credere ai miei occhi quando ricevetti la mail che attestava che io, Victoria Rodriguez, ero stata ammessa in una tra le migliori scuole del nostro stato. Non amavo studiare ma dovevo impegnarmi per poter garantire un futuro migliore alla mia famiglia: sono la prima persona che ha ricevuto una borsa di studio e ne vado fiera.
Ho avuto anche la possibilità di alloggiare nel campus con gli altri studenti e ho risparmiato tutti i miei guadagni del mio lavoro da cameriera in un ristorante per poter comprare tutti i libri e il biglietto d’aereo per trasferirmi alla scuola. So che cosa significano i sacrifici al contrario di Charlotte Campbell, la ragazza più bella e più ricca che abbia mai visto. Per lei, frequentare questa università era d’obbligo anche perché suo padre insegna legge.
Quanto vorrei essere bella come lei! Riuscirei ad attirare a me tutti i ragazzi e le amiche più alla moda come una calamita, ma questo non è possibile: sono destinata a rimanere quella messa da parte che deve solo studiare per ottenere qualcosa.
Seguivo le lezioni in silenzio cercando di assimilare quante più informazioni possibili, trascorrevo interi pomeriggi nella mia stanza a studiare e andavo a letto molto presto per svegliarmi riposata. Una sera, mentre studiavo - come al solito - sentii qualcuno urlare il mio nome; mi affacciai alla finestra e vidi alcune ragazze che mi guardavano.
«Victoria, noi andiamo a ballare. Vieni con noi!» Come conoscevano il mio nome? In ogni caso, non c’era niente di male a svagarsi un po', mi sarei divertita.
«Vuoi venire oppure tra tutti quegli stracci non hai nemmeno un bel vestito da mettere?»
Le parole di Charlotte mi hanno ferita così tanto che non sono nemmeno riuscita a risponderle come si meritava.
Ho chiuso i libri che stavo consultando per un progetto e mi sono buttata sul letto con la faccia rivolta verso il cuscino e in men che non si dica mi sono addormentata.
La mattina seguente sono stata svegliata da uno strano suono. Ho aperto gli occhi e ho visto un grande pappagallo bianco con le penne a strisce rosse. Continuava a garrire, forse aveva fame. Mi guardavo intorno con gli occhi ancora mezzi chiusi e il pigiama rosa addosso e mi sono accorta che sul comodino, oltre a una scatola di mangime (chissà da dove veniva) c’era un biglietto.
“Dimmi quello che desideri”
«Ehm… Un nuovo pigiama?»
Il pappagallo sbatte le ali e io mi ritrovo con un nuovo pigiama bello, colorato e alla moda.
Un sogno.
Non posso di certo rimanere così. Apro l’armadio e incredibilmente tutti i miei vestiti sono spariti: l’armadio è completamente vuoto.
Un incubo.
Una compagna bussa alla porta: è preoccupata perché non ho mai saltato un giorno di lezioni. Rispondo che non mi sento bene e sento i suoi passi allontanarsi.
«Voglio i miei vestiti, ridammeli!»
Il pappagallo sbatte ancora una volta le ali e il mio armadio si riempie magicamente di capi di abbigliamento nuovi e belli.
Non mi va di andare a lezione, quindi esco e vado al cinema. Non so nemmeno che film sto guardando perché sto pensando a come quel pappagallo sia entrato a casa mia, chi l’abbia portato e che cosa avrei potuto chiedergli.
Quando ingoio l’ultimo pop corn, capisco che cosa voglio.
Corro a casa.
«Voglio avere il bel fisico, le belle curve di Charlotte Campbell.»
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Short StoryUna raccolta di racconti inventati di vario genere che - apparentemente - non hanno nulla in comune e ognuno è libero di interpretarle come vuole. Attraverso questi racconti, brevi o lunghi che siano, scoprirete un lato oscuro che accomuna tutti no...