Il sorriso della ragazza russa

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Oksana era una ragazza russa dal sorriso meraviglioso. Anche quel giorno in stazione i suoi denti bianchissimi erano come incorniciati dalle labbra che si piegavano all'insù. Il suo rossetto di un rosso brillante era uguale al colore del vestito: le piaceva farsi bella, curare ogni dettaglio della sua persona.
La stazione era colma di persone, quasi non ci si riusciva a muovere. Tutti avevano una valigia, ma lei non ne aveva bisogno.
Si guardò intorno e si chiese se tutti stessero aspettando lo stesso treno.
Sentì qualcuno lamentarsi, cominciare a perdere la pazienza anche se era lì solo da pochi minuti.
La stazione, di per sé, non era molto accogliente. Sporca, polverosa, con pochissime finestre che facevano quasi dimenticare la percezione del tempo. I treni arrivavano producendo rumori assordanti, cigolii. Tutti erano in piedi, nessuna panchina. Alcuni bambini più piccoli erano stanchi di aspettare e finalmente, uno dopo l'altro, arrivò anche il treno che stavano aspettando. La stazione si svuotò ma non del tutto: qualcuno avrebbe atteso i treni successivi.
Oksana fu una delle ultime persone a salire. Una donna la aspettava davanti alle porte e si stupì quando si accorse che non aveva nessun bagaglio con sé.
Venne accompagnata nella sua stanza. Già perché il treno era diviso in varie stanze tutte uguali a destra e a sinistra con un corridoio strettissimo in centro.
La stanza di Oksana era piccola come le altre. Aveva un letto, un gabinetto, un tavolino in legno e nient'altro.
«Non puoi uscire dalla tua stanza per nessuna ragione. Hai capito?» La minacciò la donna e la ragazza annuì spaventata.
Appena venne lasciata sola, si sentì di nuovo il fischio del treno e quando uscì dalla stazione, si accorse che dalla sua grande finestra c'era un bellissimo panorama; riusciva anche a vedere il tetto di casa sua. Con un grande sorriso sempre stampato sulle labbra, vide il luogo dove era cresciuta allontanarsi sempre di più.
Oksana non sapeva che cosa fare, lì tutta sola. Le pareti erano alte fino al soffitto. Provò a bussare ma evidentemente, pensò, nessuno era nelle stanze vicino alla sua.
La ragazza iniziò a ballare. Le piaceva molto ballare durante le feste, i matrimoni dei suoi parenti e anche per strada. Ballare era uno dei modi che aveva per non perdere mai il suo sorriso. Conosceva tutti i diversi balli russi, in particolare quello che faceva in coppia con il suo Nikita, figlio di cari amici di famiglia. Era stata proprio la madre di Nikita a insegnarle a ballare così bene.
Era finalmente giunta alla parte che più preferiva ma inciampò nei suoi stessi piedi e cadde a terra. Rialzandosi, si accorse che ormai fuori si stava facendo buio: riusciva a vedere le colline scurirsi, una dopo l'altra, tanto verde che lei guardò con ammirazione. Non era mai stata fuori dalla sua città per tanto tempo e forse quel viaggio sarebbe stata l'occasione per conoscere il mondo.
Tenne gli occhi incollati alla sua grande finestra fino a quando si fece tutto buio che non riuscì più a vedere niente.
Si domandò come avrebbe potuto dormire in un letto così scomodo, rotto, senza lenzuola e senza cuscino, ma era così stanca che avrebbe potuto addormentarsi anche su un'asse di legno.
Quando si svegliò il mattino seguente, in realtà, nemmeno sapeva se fosse veramente mattina.
Sul suo tavolino era comparsa una fetta di pane, una pera e un bicchiere d'acqua. Mangiò tutto in fretta e divenne molto triste quando scoprì che la sua grande finestra era stata coperta da un telo: non poteva vedere più niente e non c'era modo di rompere il telo né il vetro.
Trascorse la giornata a letto, si addormentò di nuovo e aprì gli occhi solo per notare che si stava facendo di nuovo buio.
Oksana aveva fame. Nessuno le aveva portato niente. Non sapeva che quel pane e quella pera sarebbero dovuti bastare per tutto il giorno.
Cercò di immaginarsi il kulìč* che sua nonna le preparava sempre per la Pasqua.
Non si chiese nemmeno dove fosse anche se lo voleva veramente sapere.
Per giorni ballò, dormì e sorrise, ma non mangiava più. Si erano forse dimenticati che c'era qualcuno in quella stanza?
Una mattina si svegliò e rimase nel letto senza forze. Si domandava che cosa stesse facendo il suo Nikita in quel momento ma aveva troppa fame e i suoi pensieri si comfondevano dentro di lei.
Quanto mancava alla destinazione?
Oksana non lo sapeva. Non ballava più. Vedeva il suo rossetto rosso sbiadirsi e il suo vestito rovinarsi giorno dopo giorno.
Nonostante tutto, la ragazza russa sorrideva ancora e non avrebbe mai smesso di farlo.

*Dolce russo tipico della Pasqua ortodossa, simile per ingredienti e forma al nostro panettone.

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