Semiramide teneva ancora in mano la lettera che le annunciava di come suo fratello, Jacopo IV d'Appiano, avesse ripreso il potere a Piombino, richiamato dal popolo.
Di per sé quella sarebbe stata una bella notizia, e, in senso lato, andava a confermare il vento a tratti entusiasmante che stava soffiando sull'Italia tutta, un vento che prometteva di riportare in auge tutte quelle Signorie che erano state soppiantate dai perniciosi Borja, tuttavia per la vedova di Lorenzo il Popolano quella era solo una chiacchiera in più che la tangeva appena.
Sapeva benissimo che da suo fratello lei personalmente non avrebbe avuto alcun beneficio, né credeva che la sua situazione sarebbe mai migliorata per opera di un qualsiasi altro signore d'Italia intento a riprendersi le proprie terre. Le sembrava tutto un gioco insulso e senza regole, qualcosa che andava saputo, per convenienza, ma che non avrebbe mai influito sulla sua quotidianità.
Suo figlio Pierfrancesco, invece, complice la giovane età, da qualche giorno sembrava essere uscito dalla sua apatia e aver messo momentaneamente un po' da parte i vizi in cui si stava annegando, per interessarsi della politica della città e non solo.
"A che ora torni?" chiese Semiramide, guardando il figlio che si sistemava al fianco, ben nascosto sotto la mantella estiva, un pugnale.
Era contraria, in linea di principio, al fatto che il ragazzo portasse con sé delle armi, ma d'altro canto Firenze si stava trasformando in un porto di mare e non sarebbe stato prudente uscire per strada senza qualcosa con cui difendersi da un'eventuale rissa.
"Non lo so..." fece Pierfrancesco, evasivo: "Credo presto... Ma voglio vedere il corteo del Marchese fino alle porte!"
Francesco Gonzaga era arrivato a Firenze il giorno prima, aveva passato la notte a casa di un soldato del re di Francia, un certo Tovaglia, e quel giorno sarebbe ripartito con il suo seguito. Si trattava di uno spettacolo troppo importante, per il giovane Medici, che aveva subito messo in chiaro che, malgrado il rischio di tafferugli, sarebbe andato a vedere coi suoi occhi non solo il Marchese di Mantova, ma anche i suoi formidabili cavalli, che erano famosi in tutto il mondo.
La madre non si era opposta, sia perché sapeva che sarebbe stato inutile, sia perché conveniva con lui sul fatto che per un giovane uomo fosse importante presenziare a eventi che, forse, un giorno sarebbero stati ricordati come importanti.
Così, soprassedendo anche sulla vaghezza della risposta di Pierfrancesco, l'Appiani, fece un breve sorriso e sospirò: "Stai attento."
Il giovane fece un cenno con il capo e si avviò verso il cortile interno del palazzo. La donna lo seguì, a passo lento, per non dargli l'impressione di volerlo inseguire, ma si fermò dopo pochi passi, quando sentì le voci dei suoi assistenti legali. Si trattava per lo più di uomini di fiducia ereditati da Lorenzo, e, quindi, non sempre ben disposti nei suoi confronti, avendo lei preso a tratti decisioni diametralmente opposte a quelle a cui si era ancorato il marito per anni.
Con un sospiro pesante, Semiramide si strinse nelle spalle e andò loro incontro: "Seguitemi, vi prego..." disse loro, facendo strada.
Gli uomini parlottavano tra loro, quasi che lei non esistesse, e dalle poche parole che carpì intuì di come si stesse spargendo la voce che anche il Valentino fosse morto. Una notizia così eclatante, però, secondo lei sarebbe arrivata con toni più ufficiali, com'era successo per il papa, quindi decise fin da subito di non darvi peso.
"Possiamo cominciare?" chiese, quando li ebbe condotti tutti nello studiolo.
Svogliatamente, i legali estrassero dalle cartelle in cuoio i documenti che servivano per discutere delle ville di cui ancora il tribunale non aveva disposto con chiarezza la sorte. In particolare, la villa di Careggi non era proprietà esclusiva di Giovanni, quindi per metà era nell'asse ereditario di Lorenzo. I legali avevano cercato di convincere l'Appiani a comprare a prezzo ribassato la metà del cognato, ma la donna non era d'accordo, anche se la comproprietà, visti i trascorsi tra i due rami della famiglia, non era accettabile.
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Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo (parte VI)
Historical FictionTrovate le prime cinque parti sul mio profilo. Caterina Sforza nacque nel 1463, figlia illegittima del Duca di Milano e di una delle sue amanti, Lucrezia Landriani. Dopo un'infanzia abbastanza serena trascorsa quasi per intero tra le mura del...