Capitolo 887: ...come un vento che s'abbatte sulle querce, sulla montagna...

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Dopo il primo slancio che aveva portato Caterina a buttarsi tra le braccia di Baccino e il cremonese ad accettare quel caloroso benvenuto, i due si scostarono l'uno dall'altra con una sorta di strano imbarazzo.

Era da molto, davvero molto tempo che non si vedevano ed entrambi non volevano ricordarsi del loro ultimo incontro, a Roma, quando erano stati prigionieri del Borja. Sembrava trascorsa una vita intera, anzi, era come se tutto quel periodo, in quel momento, fosse per entrambi qualcosa di irreale, di mai accaduto veramente.

La Tigre osservava in silenzio, assorta e quasi incredula, il profilo del giovane che aveva davanti a sé. Anche se era passato qualche anno, lui era ancora un ragazzo, aveva passato da poco i vent'anni e il suo fisico scattante sembrava volerlo gridare al mondo. La donna non avrebbe saputo dire come avesse vissuto il cremonese, mentre era a Roma, ma di certo doveva aver trovato il modo di tenere i muscoli pronti e le mani impegnate. Queste, infatti, erano ruvide, come aveva sentito quando si erano abbracciati, e lasciavano intendere quanto avesse lavorato, per guadagnarsi il cibo. Le sue spalle larghe erano le stesse che lei ricordava di aver ammirato tante volte, quando ancora erano a Ravaldino, e nei suoi occhi c'era ancora – seppur un po' nascosta – quell'antica fiammella animata dalla sana arroganza della sua giovane età.

Indossava, però, abiti logori e sporchi, segnati non solo dal viaggio, che probabilmente era stato complicato, ma anche da una vita quotidiana difficile. La Sforza si chiese da quanto tempo, di preciso, Baccino avesse dovuto riprendere a fare l'uomo di fatica. Il prelato presso cui credeva di averlo sistemato in modo onorevole, in cosa lo aveva impiegato in realtà?

Il cremonese aveva i capelli mossi e scuri che cadevano fino alle spalle, pieni di nodi e un po' stopposi. Il volto era coperto da una barba folta e ingarbugliata. Aveva ragione Creobola: sembrava un mendicante. Era molto diverso dal soldato composto e ordinato che Caterina aveva fissato nei suoi ricordi.

"Magari vorrai darti una sistemata..." disse la donna, cercando soprattutto di rompere un silenzio che iniziava a farsi un po' strano: "Posso prestarti anche il rasoio di mio figlio Galeazzo... E posso chiedere a qualcuno di tagliarti i capelli..."

Baccino sorrise, scuotendo il capo divertito: "Agli ordini, mia signora." rispose, strizzando l'occhio.

La Leonessa colse lo scherzo, e rise a sua volta. Senza volerlo, doveva aver parlato con lo stesso tono che aveva usato mille volte coi suoi uomini a Ravaldino, per convincerli a tenere un certo decoro.

Il cremonese rise ancora più forte, ma prima di parlare, si prese anche lui un momento per osservare la milanese.

Dimentico dei servi che ancora restavano al loro posto, incuriositi da quel siparietto, Baccino si soffermò prima di tutto sul volto di Caterina. I suoi lineamenti erano sempre i più belli che lui avesse mai conosciuto, duri e dolci nel contempo, e i suoi occhi verdi ramati erano resi vividi da un'inquietudine che non se ne andava mai, nemmeno quando le sue labbra piene si mettevano a danzare in una risata. I suoi capelli bianchi, sciolti, erano più sottili e meno numerosi, ma il cremonese poteva ancora vederli agitarsi come lingue di fuoco al vento in battaglia.

Mentre il riso si spegneva in entrambi, l'uomo passò a guardarla nel suo insieme. Era innegabile che le sue forme si fossero ammorbidite. Il passare del tempo e, forse, l'inattività, avevano fatto sì che il suo fisico matronale fosse appesantito. Laddove prima i muscoli guizzanti armonizzavano con i fianchi larghi e il seno pieno, ora il suo aspetto era molto più statico, statuario, mantenendo un'aura di forza, seppur di diversa provenienza.

"Accetto volentieri il bagno caldo." sussurrò lui alla fine, mordendosi la lingua, prima di parlare troppo, di nuovo, improvvisamente, conscio della presenza dei servi: "Per... Per il resto, potreste darmi un aiuto voi?"

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo (parte VI)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora