Capitolo 880: Giulio II

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Giuliano Della Rovere aveva ufficialmente scelto il suo nome papale, ossia Giulio, e dunque sarebbe stato per tutti Giulio II.

Non aveva fatto mistero nemmeno per un secondo del fatto che quella decisione fosse giunta non solo per riecheggiare il suo nome secolare, ma anche e sopratutto per promettere al mondo della cristianità un nuovo Giulio Cesare. Alessandro VI, a suo dire, non era stato in grado di eguagliare l'Alessandro Magno da cui tanto aveva sostenuto di prendere ispirazione. Con il Della Rovere, invece, la suonata sarebbe cambiata e la Chiesa sarebbe tornata a essere un grande impero.

Quel primo novembre, però, sembrava eterno anche a un uomo forte e tenace come il novello Giulio Cesare. Non solo la notte era, ovviamente, trascorsa insonne per via del Conclave, e non solo la mattina se n'era andata tra cerimonie – tra cui la più importante era stata la presentazione in San Pietro per ricevere l'obbedienza dei Cardinali – e abboccamenti, ma, arrivata l'ora di pranzo, il nuovo pontefice si era anche dovuto prestare a un pranzo con i Cardinali di Como e di Rouen.

La compagnia sarebbe stata già abbastanza impegnativa di per sé, ma la situazione si fece ancora più difficile da gestire quando il Cardinale Sanseverino si invitò da solo a unirsi al desco, seguito a ruota dal Cardinale Ascanio Sforza, entrambi ben decisi a far pesare fin da subito l'aiuto dato al Della Rovere, ricordandogli, anche solo con la loro mera presenza, che i favori andavano ricambiati e senza sconti.

Giuliano in cuor suo non aspettava altro che di avere un'oretta da trascorrere da solo nei suoi alloggi, per togliersi le scarpe, cambiarsi i vestiti, che erano fradici di sudore benché fosse il primo novembre e facesse freddo, e sonnecchiare un po'.

In più il suo Francesco Alidosi, l'uomo con cui aveva condiviso nel bene e nel male buona parte della sua vita, era a Roma, finalmente congiunto a lui, eppure non aveva ancora fatto in tempo a trascorrere con lui nemmeno dieci minuti. Sarebbe stato complicato, ora che era papa, mantenerlo come amante senza che nessuno se ne lamentasse, ma era anche vero che, proprio perché era papa, gli sarebbe ora stato possibile dare privilegi e ruoli al suo Francesco tali da permettergli di stargli accanto spesso e anche nei suoi alloggi privati senza destare grosso scandalo né sollevare polveroni.

La pazienza che ci sarebbe voluta per arrivare a stabilizzare la presenza di Alidosi, comunque, era niente rispetto a quella che il Della Rovere stava mettendo in campo per sopportare la voce pedante del Cardinale di Rouen, il cui accento era così irritante da far quasi dimenticare a Giulio II quanto fosse stato importante quell'omuncolo per arrivare al suo scopo.

Stremato, prosciugato e tenuto in piedi quasi esclusivamente dal vino bevuto e dall'enorme quantità di carne mangiata, Giuliano riuscì ad arrivare a fine pranzo tutto intero, e riuscì anche ad annunciare che si sarebbe preso un paio d'ore per raccogliersi in preghiera nei suoi alloggi. Quella scusa, a conti fatti, era quella più accettabile, per quanto una tra le meno credibili. Però, se molti porporati avrebbero creduto che lui stesse cercando di ritagliarsi una parentesi per dormire un po' e basta, quasi nessuno avrebbe collegato la presenza di Alidosi a Roma a quella necessità pontificale di rintanarsi un po' in camera.

Scusandosi con tutti quelli che ancora pretendevano un incontro o anche solo una parola buona, Giulio II attraversò mezzo Vaticano come un viandante nel deserto in cerca di un'oasi. Le guardie che presiedevano le porte dei suoi appartamenti lo salutarono con un cenno più ossequioso del solito, forse sperando che la sua nuova carica significasse anche per loro un avanzamento di grado o, quanto meno, un aumento di paga, e anche i servi lo accolsero con un calore nuovo, tra il reverente e l'insistente, ma il Della Rovere non vide e non sentì nessuno.

Nel momento stesso in cui varcò la camera da letto – dove era sicuro che lo stesse aspettando Francesco – si tolse con un gesto liberatorio i calzari e si cavò l'abito papale, gettandolo in terra senza riguardo.

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo (parte VI)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora