"Te l'ho già detto: sono più tranquillo, se ti fai accompagnare da Scipione..." ribadì una volta di più Fortunati.
"Non pensi che saprei difendermi anche da sola?" chiese Caterina, volendo fare una battuta di spirito, mentre mangiava un altro pezzetto di formaggio.
L'uomo non colse l'intento ironico della Sforza, e si adombrò. Improvvisamente anche la colazione abbondante che aveva davanti non gli sembrava più molto attraente.
"Che ho detto..?" domandò lei, percependo il suo repentino cambio d'umore.
"Nulla..." scosse la testa lui, afferrando, apposta, un po' di pane nero e iniziando a mangiarlo, per dissimulare il suo nervosismo.
In effetti da quando, un paio di notti prima, la Tigre si era confessata con Francesco, la donna aveva la sensazione che il piovano fosse molto guardingo nei suoi confronti. Anche se in un primo momento non sembrava essere rimasto colpito più di tanto dai suoi racconti – molti dei quali erano a lui già noti da resoconti di terzi – nel giro di un paio di giorni il suo atteggiamento aveva cominciato a tradire un certo disagio.
"Perché fai così?" indagò a quel punto la Leonessa, spaventata all'idea che Fortunati potesse allontanarsi pian piano da lei: "Non dirmi che è per quello che ti ho raccontato... Per la maggior parte, erano cose che sapevi già..."
Il silenzio del fiorentino fu più eloquente di tante parole. Anche se durò qualche secondo appena, per Caterina fu sufficiente per richiamare alla mente lo stato d'animo di Giovanni Medici nel momento in cui si era reso concretamente conto di cosa fosse capace.
Presa da una sorta di calmo panico, sicura che a breve avrebbe visto Francesco allontanarsi per sempre da lei – dato che, malgrado tutto, non riusciva a ritenerlo un uomo dalla stessa tempra del Popolano – la Sforza si schiarì la voce e chiese: "Hai paura di me?"
Finalmente Fortunati parve riaversi e, scuotendo con forza il capo, smise definitivamente di mangiare e rispose: "No."
"Stai mentendo." si ostinò a dire lei, assecondando una reazione un po' infantile, ma che non sapeva controllare: "Hai paura di me e adesso dirai che è stato tutto uno sbaglio e che hai bisogno di startene un po' per conto tuo a pregare o a curare gli affari di Cascina..."
"Sono entrambe cose che dovrei fare – ammise lui, deglutendo – ma preferisco stare qui con te."
"Quindi non hai paura?" insistette lei, appena più morbida.
"Non più." soffiò lui: "Ne ho avuta, e molta, per esempio quando è stato ucciso Manfredi e temevo che tu potessi ritenermi in qualche modo responsabile, arrivando, magari, perfino a uccidermi..."
Caterina si morse il labbro, quasi vergognandosi all'idea che, in effetti, era stata così furiosa con il piovano che, se nei giorni immediatamente successivi alla morte del faentino le fosse capitato tra le mani, forse avrebbe commesso qualche gesto inconsulto nei suoi confronti.
"Adesso ho solo paura di non essere all'altezza." confessò il fiorentino, accigliandosi e poi tossicchiando per cambiare in fretta argomento: "Come dicevo prima, comunque, preferisco che Scipione ti accompagni... Anche se è meglio che io non sia con te, quando recupererai Giovannino, per non far capire quanto siamo stati d'accordo in tutta questa questione, preferisco che ci sia un uomo come Scipione a guardarti le spalle..."
Ancora intenta a decifrare l'ultima uscita del piovano, la sua paura di non essere all'altezza – di cosa, di preciso, la Tigre non lo capiva – la donna annuì e cedette: "Come preferisci... Tra quanto andremo in città?"
Francesco fece un sospiro, felice di sentire che, almeno, la Leonessa aveva accettato la scorta offerta, e rispose: "Se sei pronta, tra un'ora possiamo andare." poi soggiunse, quasi avesse timore di sentirsi prendere a male parole per il suo ardire: "Potresti passare un attimo anche alle Murate... A Cornelia farebbe piacere vederti..."
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Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo (parte VI)
Narrativa StoricaTrovate le prime cinque parti sul mio profilo. Caterina Sforza nacque nel 1463, figlia illegittima del Duca di Milano e di una delle sue amanti, Lucrezia Landriani. Dopo un'infanzia abbastanza serena trascorsa quasi per intero tra le mura del...