L'orto delle Murate era quanto di più triste Caterina avesse mai visto. Benché le monache, a suo modo di vedere, non avessero molto altro da fare, durante il giorno, le varietà e le qualità delle erbe che avevano piantato erano veramente desolanti.
C'erano verdura in quantità, quello era vero, ma, calcolando quante donne vivevano in quella struttura, si trattava comunque di una riserva limitata. Era lampante come le monache si basassero sulle donazioni e soprattutto sugli introiti dovuti alle famiglie d'origine che, dall'esterno, dovevano rifornire costantemente le cucine di beni di prima necessità.
La Tigre, comunque, aveva un compito ben preciso, ossia valutare se e come andassero piantate anche alcune delle erbe necessarie per produrre la sua pozione. Suor Elena, una volta che si erano ritirate nelle cucine per discutere di come prepararla, era stata molto chiara: in monastero non c'erano solo sante e aveva lasciato intendere che lei prima aveva trovato giovamento da quel genere di intruglio che, a differenza della maggior parte dei rimedi dell'epoca permetteva di prevenire il danno, piuttosto che porvi rimedio in un secondo tempo, con pericolo per la salute e dolore per l'animo.
La Sforza aveva elencato gli ingredienti, e la Superiora, pur controvoglia, aveva ammesso di conoscerli già, dato che Bianca, quando aveva vissuto lì, aveva provato a insegnarle a sua volta come preparare la pozione. Ciò che mancava davvero era una scorta di alcune componenti, che, per altro, sarebbero state strane da chiedere direttamente ai loro fornitori di cibarie. Così la Leonessa si era offerta di controllare il terreno dell'orto, per capire se alcune piante avrebbero potuto attecchire nel terreno a disposizione, ma aveva fatto presente che per altre cose, come alcuni derivati animali, fosse impossibile non dipendere da qualche mercante esterno.
Caterina si era appena accucciata per saggiare tra le dita la consistenza della terra – per quanto fosse difficile capirla, essendo perlopiù fango ghiaccio quello che stava calpestando – quando si accorse della presenza di qualcuno sotto i portici del cortile. Fingendosi disinteressata, continuò la sua ispezione, ma, con attenzione, cominciò a occhieggiare in giro, finché non individuò la figura che aveva fino a quel momento solo percepito.
L'aveva già visto durante le sue visite passate, ma ogni volta quasi si stupiva della presenza di un giovane uomo, forte e di bell'aspetto, in un posto come quel convento.
Gli abiti da lavoro di quello che ufficialmente avrebbe dovuto essere un manovale votato ai lavori di fatica erano decisamente troppo puliti per reggere il gioco e anche le sue mani, tenute plasticamente sui fianchi mentre le si avvicinava, facevano capire come in realtà i lavori manuali fossero solo una piccola parte delle sue reali mansioni. Erano molto più evidenti e distintivi della sua reale professione il profumo di olii da bagno e la cura di barba e capelli...
"Posso aiutarvi?" chiese il ragazzo, che ormai non cercava più di nascondersi.
"Non c'è bisogno..." rispose subito la Tigre, che pur si era presa un momento per guardarlo meglio, prima di tornare a concentrarsi sulla consistenza del terriccio.
"Davvero, se serve..." si ripropose lui, allargando le braccia muscolose.
"Calcolando che non credo di sbagliare dicendo che sono in mezzo a quest'orto per colpa tua, anche se indirettamente..." borbottò la Leonessa, calcolando che, al momento, quello dovesse essere davvero l'unico uomo a disposizione delle monache: "Almeno mi auguro che tu voglia togliermi la fanghiglia dai calzari quando uscirò da questo mezzo pantano..."
Il giovane, che non aveva colto la velata accusa, sorrise e le porse la mano, con galanteria: "Se ci mettiamo nella panca là in fondo, provvedo subito."
Siccome il cielo grigio ricominciava a stillare il nevischio gelido che aveva trasformato l'orto in un misto di fango e ghiaccio, la Sforza accettò di buon grado l'invito a raggiungere la panca, che era ben protetta dalle intemperie.
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Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo (parte VI)
Historical FictionTrovate le prime cinque parti sul mio profilo. Caterina Sforza nacque nel 1463, figlia illegittima del Duca di Milano e di una delle sue amanti, Lucrezia Landriani. Dopo un'infanzia abbastanza serena trascorsa quasi per intero tra le mura del...