Capitolo 889: Contineat manus

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La presenza si Baccino, alla villa di Castello, si stava dimostrando molto discreta e silenziosa, eppure tutti, perfino i servi che meno avevano a che fare direttamente con la famiglia dellaTigre, si erano resi conto che qualcosa era impercettibilmente cambiato.

Quel giovane uomo era arrivato da poco più di due giorni, eppure era come se fosse sempre stato presente. Non era tanto per il modo che aveva la Sforza di richiamarlo a sé con naturalezza, dandogli a tratti dei compiti adatti a un coppiere e a tratti una confidenza degna di un vecchio amico, quanto più il modo con cui lui reagiva prontamente a ogni minimo comando o esortazione.

I figli della Leonessa – eccezion fatta per Giovannino – avevano capito benissimo cosa fosse successo e Galeazzo in particolare cominciava a sentirsi nervoso all'idea di come sarebbe stato il loro immediato futuro, una volta che Fortunati fosse rientrato dal suo soggiorno fiorentino.

Dal canto suo, Caterina non era ancora riuscita a razionalizzare quanto le stesse accadendo. Dopo anni, si trovava di nuovo guidata dal suo istinto, e la presenza del cremonese acuiva i suoi sensi sempre di più, portandola a essere quasi sempre distratta di giorno e a perdersi in lui di notte. Non si era ancora chiesta in modo serio come avrebbe affrontato il ritorno di Francesco, e temeva il momento in cui avrebbe dovuto fare i conti con lui e, prima ancora, con se stessa. Inoltre non era ancora sicura che il trasporto verso Baccino potesse rivelarsi duraturo, anche se, per il momento, era molto forte.

Quel pomeriggio, poco dopo pranzo, la Tigre, in cerca di solitudine per poter ragionare a mente fredda, si era giusto ritirata per un po' in una delle sale meno usate della villa, una di quelle in cui, in un angolo, restava ancora della vecchia mobilia celata da grandi teli ormai ingrigiti. Non erano in pochi, a vivere sotto a quel tetto, eppure era sempre come se lo spazio fosse troppo, come se quella casa in un certo senso fosse per loro solo un punto di passaggio e non d'arrivo.

Ultimamente la Sforza aveva anche cercato di capire se è quando sarebbe entrata in possesso fattivo della villa del Trebbio, ereditata ormai a pieno titolo da Giovannino, ma benché i suoi legali ne avessero già le chiavi, su insistenza di Fortunati non aveva ancora nemmeno fatto un sopralluogo del posto, dato che ancora vi erano molti averi personali di Lorenzo il Popolano e, per rispetto, attendeva che Semiramide Appiani li ritirasse. Inoltre trovava intelligente attendere ancora qualche tempo, in modo che la cognata, come promesso, sciogliesse gli ultimi nodi e le ultime pendenze con i vari fittavoli, in modo da renderle poi una tenuta che fosse del tutto libera da vecchi vincoli e gestibile a suo piacimento. Certo, si erano accordate per una divisione dei profitti, ma per il momento quel che Caterina traeva dalle terre ereditate dal suo ultimogenito bastava a mala pena per pagare i servi e mantenere le bestie.

L'attrattiva della villa del Trebbio, i suoi occhi, era la possibilità di una vita più rurale. Lì a Castello avevano il bosco, ma di rado aveva potuto addentrarsi tra le sue fronde, e davanti alla villa c'era un enorme spazio che non poteva, per motivi economici, né trasformare in un giardino né in campo coltivato. Al Trebbio, invece, le avevano detto che c'erano molti campi coltivati, che le prima case dei fittavoli non erano lontane e che, addirittura, si poteva raggiungere abbastanza facilmente una locanda e forse anche una piccola piazza col mercato.

Incupita, la Tigre stava immaginando un quadro idilliaco che, lo sapeva bene, con ogni probabilità non era realistico, eppure in quel momento tutto le sembrava più appetibile della villa in cui viveva.

Il cielo, fuori dalla finestra stava già virando verso tinte serale. Il giorno dopo sarebbe stato il 28 novembre, il compleanno di Bernardino, e secondo frate Lauro sarebbe piovuto. Come facesse a esserne tanto sicuro, era un mistero, ma ultimamente le sue vecchie ossa doloranti non stavano sbagliando nemmeno mezza previsione.

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo (parte VI)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora