Capitolo 867: ...ch'esso era tutto fuoco, armi e cavalli...

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"Finché non usciranno da lì, è impossibile sapere chi verrà eletto..." borbottò Bianca, sedendosi sul letto e provando a protendersi verso gli stivali, per toglierseli.

Vedendo che la moglie, a causa del ventre ormai teso e pronto al parto, non riusciva nel suo intento, Troilo, con premura, le si avvicinò e, inginocchiandosi dinnanzi a lei, l'aiutò con pazienza, sospirando: "Lo so che non si può sapere... Ma tuo cugino è il Camerlengo... Credevo che sarebbe stato più semplice avere qualche indiscrezione."

La Riario, ormai a termine della gravidanza, accolse con un sospiro di sollievo la liberazione dagli stivali che aveva indossato per tutto il giorno, per fronteggiare il terreno fangoso che circondava la rocca di San Secondo, e poi si abbandonò sul materasso: "Raffaele sarà anche Camerlengo, ma non ha abbastanza fegato per rischiare qualcosa inviando a noi messaggi con indiscrezioni che, tanto, non ci servirebbero a molto..."

Il De Rossi fece un suono gutturale d'assenso e poi si prese un momento per guardare la sua sposa.

Arrivata a sera, la giovane era stanca, ma visibilmente felice. Si stava confermando sempre di più una donna attiva, pratica e intraprendente e Troilo amava alla follia quegli aspetti del suo carattere.

Avevano trascorso la giornata assieme ai costruttori, per valutare alcuni danni della cinta muraria, e la Riario si era dimostrata in più di un'occasione indispensabile. Seppur amante del ricamo e della letteratura, gli anni che aveva trascorso a Ravaldino l'avevano segnata, nel bene e nel male, e le avevano insegnato moltissime cose, parte delle quali, adesso, le risultavano estremamente utili.

"Forse dovresti cominciare a riguardarti di più." fece il De Rossi, accigliandosi: "Manca molto poco al parto e..."

"E lo so io cosa devo e non devo fare." ribatté Bianca, gli occhi chiusi e le braccia allargate sulle lenzuola pulite: "Presto verrà l'autunno e voglio che i lavori siano già a buon punto, per quando inizierà a nevicare... E poi mi sento bene."

L'uomo annuì, ma stava per ribattere, nella speranza di convincerla a rallentare un po' i ritmi, quando la porta della stanza si aprì, cogliendolo di sorpresa.

"Ho portato il decotto per Madonna." disse Creobola, sfoggiando la sua voce più zuccherosa, gli occhi acuti puntati sulla Riario.

La serva della Tigre si era presentata a San Secondo qualche giorno addietro, dicendo di essere di ritorno dalla Romagna e di aver voluto fare quella deviazione per poter poi riferire di persona le ultime novità sulla figlia direttamente alla Sforza. Di fatto, per il momento, si era caseggiata alla rocca e, seppur si stesse dimostrando una servitrice solerte, iniziava comunque a essere percepita come un po' troppo invadente dalla coppia.

Troilo, nel vedere Creobola dirigersi verso Bianca, non disse nulla, ma lasciò che il suo disappunto trapelasse proprio grazie al suo ostentato silenzio.

La Riario, a sua volta infastidita, non voleva irritare la strana donna che era al servizio di sua madre, dato che non aveva ancora ben capito che tipo di persona fosse, e dunque mise in atto la buona creanza che aveva imparato a esercitare anche contro voglia. La ringrazio, prese la bevanda offerta, assicurando che l'avrebbe bevuta prima che fosse fredda e poi la congedò.

La serva, dopo un solo momento di esitazione, chinò il capo e, un po' delusa dall'essere stata subito liquidata, salutò 'i miei signori Marchesi' e li lasciò di nuovo soli.

"Sei sicura che quel decotto ti faccia bene?" chiese il De Rossi, guardando con sospetto la coppa fumante.

"Sì, è una ricetta di mia madre... Lei la scalda e basta, lo sai che la preparo io..." sospirò la giovane, accarezzandosi lentamente il ventre.

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo (parte VI)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora