Capitolo 903: Garigliano

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Con il vento che aveva tirato ininterrottamente per tutta notte, gettando la pioggia mista a neve negli occhi degli uomini di Bartolomeo d'Alviano, era stata un'impresa ultimare il ponte volante sul Garigliano.

Aveva addirittura del miracoloso, poi, pensare che nessuno dall'altra sponda si fosse accorto di nulla. Anche se erano stati attenti, qualche urlo e qualche rumore forte c'era stato e comunque alle dieci del mattino, quando alla fine l'opera era stata portata a termine, malgrado il cielo grigio, c'era abbastanza luce da rendere ben visibile la presenza di uomini in arme.

Bartolomeo era un po' agitato. Gli sembrava tutto troppo semplice. I francesi, si sapeva, erano allo sbando, ma gli pareva impossibile che non avessero lasciato vedette in quel punto, vista soprattutto la vicinanza del passo di Suio.

Fu così con il cuore in gola che fece cenno con la mano di avanzare. Con lui, a guidare l'avanguardia, c'erano Garcia di Paredes e Piero Navarro, ed entrambi sembravano molto più fiduciosi, anzi, il secondo, mentre passavano sul ponte, si era anche lasciato andare a una risata e a una battutaccia sulla disorganizzazione dei francesi.

L'Aviano temeva già che lo spagnolo avrebbe dovuto rimangiarsi tutto quanto, ma dovette invece dargli ragione: passato l'argine non incontrarono nessuno.

Si trovavano in piena pianura, e in quel momento non pioveva, né tirava vento. A parte il loro stesso sferragliare e il gorgogliare del fiume in piena, non si sentiva altro.

"Fai partire Consalvo." ordinò Bartolomeo, quando furono sufficientemente vicini alla rocca di Suio da essere certi che nessuno si fosse accorto di loro.

Il suo secondo annuì e partì al galoppo verso il ponte, per tornare al campo e permettere al comandante in carica di guidare il grosso dell'esercito e con la sua scorta personale. Il Cordoba aveva un piano molto ingegnoso, in mente: mentre l'Alviano prendeva la rocca, lui avrebbe avanzato sul ponte, incalzandolo, mentre la retroguardia, tra Mondragone e Carinola, si sarebbe avvicinata al ponte presidiato dai francesi, attaccando il traghetto del Garigliano.

Bartolomeo era ormai ai piedi della rocca di Suio, quando qualche grida arrivò dalle merlature. I balestrieri normanni si erano accorti di loro troppo tardi. Ormai non sarebbero più riusciti a inviare in tempo una staffetta al Marchese di Saluzzo per avvisarlo del pericolo.

Con uno spettacolo pietoso che all'Alviano diede il voltastomaco, i difensori di Suio lasciarono la rocca implorando pietà e scappando, gettandosi le armi alle spalle.

"Inseguiamoli!" propose il Paredes: "Non lasciamo loro abbastanza fiato da andare a dare l'allarme..."

Bartolomeo ci pensò un solo istante e poi disse: "No."

"Ma perché?" chiese lo spagnolo, avvilito: "E poi i miei uomini vogliono alzare le spade!"

"Avranno modo." promise l'altro: "Ma adesso lascia che questi trecento conigli vadano a mettere paura agli altri."

'Forse pensò tra sé l'Alviano: 'Li spaventeranno così tanto che non dovremo nemmeno sporcare le spade...'


Come fosse stato possibile che nessuno si fosse accorto per tempo dell'arrivo degli spagnoli restava un mistero per il Marchese di Saluzzo che, una volta informato dell'avanzata dell'Alviano – che dopo Suio aveva preso senza dover combattere anche Castelforte – aveva solo potuto ordinare di asserragliarsi a Traetto.

Come un fuoco sospinto dal vento, la notizia che i francesi fossero ormai allo sbando era dilagata nelle campagne, dove la popolazione, esasperata dai continui soprusi degli uomini di Luigi XII, aveva accolto la buona novella con entusiasmo, imbracciando le armi e chiedendo agli spagnoli di poter combattere al loro fianco.

Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo (parte VI)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora