"Devo prenderla sul serio, questa richiesta?" domandò il papa, lanciando sulla scrivania del Cardinale Sansoni Riario una missiva aperta e stropicciata.
Trasecolando, Raffaele guardò prima il foglio spiegazzato e poi il Della Rovere e chiese: "Di che si tratta?"
"Ditemelo voi..." fece Giulio II con un ossequio ostentato atto solo a far innervosire il parente.
Il Cardinale, preoccupato, prese allora il messaggio, temendo, per qualche motivo, di leggervi parole di fuoco vergate da Caterina Sforza che, magari, subodorando i loro progetti, parlava di impossibilità di far sposare Galeazzo a Maria Giovanna, o chissà quale altra diavoleria. Perciò rimase molto sorpreso nel vedere la grafia nervosa di Ottaviano Riario.
Lesse tutto in fretta, ma con attenzione, e comprese la rabbia del pontefice. Prima ancora che Giuliano potesse dire qualcosa, fu lo stesso Raffaele a scuotere il capo in segno di contrarietà e sospirare.
"Questo ragazzino – commentò, lanciando a sua volta la pagina sulla scrivania, quasi a dire che non aveva alcun valore per lui – non sa distinguere la verità dalla finzione. Non diamo peso a quello che chiede..."
"Vuole un esercito, del denaro e la mia protezione perché sostiene che Imola rivoglia lui come padrone!" sbottò il papa: "E noi che staremmo facendo, in questi mesi, limando gli angoli e smussando ogni zigrinatura, pur di far sì che sia sua madre, ma con il volto pacifico e sicuro di suo figlio Galeazzo, a riprendere il potere per trasformare la Romagna in uno Stato a me amico?"
"Ripeto: Ottaviano non sa quel che dice." ribatté il Cardinale, con amarezza: "Anni fa mi ha trascinato in una follia poco diversa, benché si trattasse di tutt'altra faccenda, e ancora adesso ne pago pegno... Lasciamolo parlare. Non può fare nulla."
"Ma vorrà una risposta." disse Giuliano che, comunque, iniziava a placarsi, davanti alla calma del cugino.
"E noi gli diremo, ma solo dopo che saremo certi del matrimonio tra Maria Giovanna e Galeazzo, che è Galeazzo il comandante che abbiamo designato." tagliò corto Raffaele, con una sicurezza, nel tono e nei modi che non aveva nulla a che fare con il pretino spaventato che Giulio II ricordava di aver incontrato per la prima volta a Roma molti anni addietro.
"E che spiegazione gli daremo?" insistette il pontefice, ben sapendo che da tipo come Ottaviano ci si poteva liberare solo con le parole giuste.
Il Cardinale Sansoni Riario ci pensò un attimo e poi, pur con la morte nel cuore, espresse il suo pensiero: "Lo colpiremo laddove gli farà più male: gli diremo che non possiamo scegliere lui, perché è troppo legato a sua madre Caterina e dunque mettere lui in Romagna sarebbe come rimettere lei stessa, che non è ciò che vogliamo."
"Ma la Tigre e il figlio si odiano..." commentò il Santo Padre, confuso.
"Appunto. E Ottaviano lo sa bene, e sa che noi lo sappiamo. Per questo ne resterà ferito e abbandonerà ogni velleità." riassunse Raffaele: "Non mi sbaglio."
Giuliano non era molto convinto di quanto il parente stava dicendo, ma gli concesse il beneficio del dubbio. Sollevò un sopracciglio, finse di ragionare a fondo sulle sue parole e alla fine allargò le braccia.
"Aspettiamo la risposta, dunque." borbottò il pontefice: "Ma devo ancora inviare la richiesta ufficiale a Madonna..."
"Lasciate che prima le mandi io uno scritto pro forma." si offrì Raffaele: "Se toccherò le corde giuste, accetterà più facilmente."
Il Della Rovere strinse le labbra e poi concesse, fingendosi vinto su ogni fronte: "Fate di me ciò che volete, come disse Nostro Signore..." poi, andando alla porta, volle fare un'altra citazione evangelica, pur storpiandola appena: "Ormai a Roma non si muove foglia che il Cardinale Sansoni Riario non voglia..."
STAI LEGGENDO
Se io potessi scrivere tutto, farei stupire il mondo (parte VI)
Historical FictionTrovate le prime cinque parti sul mio profilo. Caterina Sforza nacque nel 1463, figlia illegittima del Duca di Milano e di una delle sue amanti, Lucrezia Landriani. Dopo un'infanzia abbastanza serena trascorsa quasi per intero tra le mura del...