Lately at night

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C'era un giardino durante le notti di luna piena che mi piaceva visitare, era poco lontano dalla mia dimora in campagna e nascosto dietro un rudere che all'apparenza non aveva nulla ma che nascondeva tutta la sua bellezza riservandola ai raggi lunari; essa sbocciava ma non sempre, era capricciosa e voluttuosa, le piaceva preservarsi per le occasioni speciali mentre io ero divenuto parte di quel giradino segreto dai toni che andavano dal blu scuro al bianco quando quei fiori decidevano di sbocciare. Non c'era nessun altro, restavo lì a contemplare la luna e la natura, il silenzio e me stesso senza che il mondo esterno potesse contaminare quel paradiso imperturbabile tanto da diver parte di esso col tempo. Divenni soffio di vento, goccia di rugiada e pulviscolo di luce, divenni quiete, divenni profumo floreale quando ormai avevo abbandonato il mio corpo terreno per divenire guardiano inamovibile di quel paradiso terrestre; votai la mia essenza a quel giardino nascondendolo al mondo in modo tale da preservare la sua purezza eppure, anche nella mia eterna solitudine mi ero portato dietro la malinconia che di tanto in tanto faceva fremere quei fiori e cantare il vento con parole incomprensibile ad orecchie umane ma percepibili all'anima. Fremevo in quegli istanti ed ancora di più lo feci quando, per sbaglio o per disperazione, lasciai un varco aperto e nella mia perenne vita immortale percepii dei passi nuovi ed un battito che sussurrava meraviglia. Mi nascosi tra le fronde degli alberi in silenzio, sentii come quell'essere umano si avvicinò con timore a quei fiori che per un attimo parvero volersi mettere in mostra voltando la loro corolla verso la luna ed io intravidi una pelle argentata, una mano minuscola ed una chioma rosa così poco naturale da aggrottare le sopracciglia. Vidi come allungò la mano per cogliere quel fiore ma si fermò a mezz'aria perché il mio respiro gli giunse in una brezza, fu un frammento di secondo ed i nostri sguardi si intrecciarono, fu quello il momento in cui la mia anima restò nuovamente in attesa e meravigliata da così tanta bellezza; furtivo mi spostai nell'ombra assoluta avvicinandomi mentre quell'essere annusò con calma i fiori, non ero sicuro sapesse della mia presenza ma poi, mi dissi, come poteva? Non avevo più un corpo percepibile, solo un riflesso distorto di quel che ero stato e quasi desiderai se ne andasse lasciandomi solo. Lo fece, la notte terminò ed io mi addormentai fuggendo il sole per poi risvegliarmi la sera seguente, tutto era come avevo lasciato se non fosse che quel ragazzo dagli occhi scuri come il cielo notturno non fosse ritornato lì e stesse leggendo.

Sospirai, non mi piaceva quando qualcuno invadeva il mio prezioso giardino eppure, notte dopo notte, lui ritornava lì , a tratti ascoltava della musica, altri sembrava cercare qualcosa e capii cosa quando finalmente sentii la sua voce librarsi. Dio, da quanto non ascoltavo voce umana? -So che sei qui.....- sussurrò semplicemente e mi parve di sentire la primavera fiorire nuovamente, -Ti ho percepito dalla prima volta... Perché.... Perché non ti mostri?- chi era quella creatura che chiedeva a me di mostrarsi? Sorrisi per la sua sfacciataggine ma fu il suo sguardo a convincermi a prendere forma e palesarmi con un lungo abito bianco, una fascia rossa in vita e la maschera di una kitsune a coprirmi metà volto; per un attimo parve spaventarsi lui ma il suo sguardo divenne più grande mano a mano che divenivo tangibile ai suoi sensi - perché mi disturbi?- domandai basso, la mia non era una vera e propria voce ma lui capì e bastava quello -sei.... Vero....sei lo spirito del giardino- piegai la testa, sapeva chi fossi? Con timore mi porse un libricino che non toccai ma capii di che si trattasse anche a quella fioca luce, chiamai a me le lucciole per permettere a lui di veder meglio e piegai la testa; era il mio taccuino, credevo fosse perso nel tempo eppure eccolo lì e sbattei le palpebre - Jungkook.... Si chiamava....- continuò lui e la mia anima fremette nuovamente nel sentire il mio nome su labbra calde e soffici come le sue. Avevo abbandonato quella vita e quel nome per ovvie ragioni ma non era quello ad interessarmi più il fatto che lui fosse riuscito a trovare quel luogo. Rimasi a debita distanza comunque - l'ho trovato nella casa che la mia famiglia ha ereditato... Era nascosto ed impolverato. Ho cercato sue notizie ma si dice che fosse scomparso nel nulla... Era una cattiva persona dicono.... eppure.... Non aveva fatto nulla di male.... L'ho cercato ma ho trovato questo ed ora... Ora ho trovate te...- parlava molto eppure la sua voce era soave, continuò commentando quelle pagine ed io ascoltai con pazienza come se non l'avessi scritto io; attraverso la maschera osservai il suo profilo mentre di tanto in tanto giocava con quelle luci danzanti ma la notte avanzava ed i suoi occhi si facevano pesanti tanto che lentamente scivolò tra le braccia di Morfeo.

Misi su un giaciglio accogliente per lui, non permisi al freddo notturno di arrivargli e con calma vegliai in silenzio sul suo corpo inerme, esaminai il suo profilo, la linea del suo naso, la mezzaluna delle ciglia, come i capelli cadevano sbarazzini o le labbra si socchiudevano nel sonno; rimasi immobile a guardar quel piccolo bocciolo di vita che ancora doveva fiorire per tutto il tempo permesso e con l'arrivo del sole persi le mie fattezze tornando a dissolvermi nel vento. Mi domandai per quanto sarebbe venuto a farmi visita, mi chiesi se anche lui sarebbe stato effimero e momentaneo come tutto ciò che c'era di umano ma dovetti ammetterlo, sentirlo passeggiare placido tra i fili d'erba di quell'evento mi faceva sentire bene. Non tranquillo, non apatico, semplicemente bene come non ridpxordavo da quanto tempo accadesse ed ogni notte presi ad attenderlo; delle volte mi palesato, altre semplicemente lo vestivo di me perché il suo calore mi lasciava non indifferente - hai il sole in te?- gli avevo chiesto una sera e mi sorrise arrossendo di poco - no, ti piace il mio calore?- la sua voce sempre bassa e pacata e quella volta fu come se il tempo si fosse fermato. Si era avvicinato, era di poco più basso di me quindi doveva alzare il mento per potermi guardare in volto, lo stesso che non gli avevo mai rivelato, addosso un maglioncino bianco abbastanza leggero e quelli che lui chiamava Jeans; vidi la sua mano allungarsi piano ma non mi mossi come se sapessi che di lui potessi fidarmi poiché da quando era arrivato non aveva mai azzardato a cogliere un fiore per portarselo con sé. Le sue dita toccarono il mio mento mentre lei suo sguardo mi teneva a sé inchiodato, i polpastrelli lenti salirono sul mio viso senza disturbare, senza spaventare o essere inopportune e quando sfiorò le mie labbra il mio respiro venne a mancare, ma poi, come poteva essendo io incorporeo? Eppure ero lì a fremere per quell'essere minuto che continuò a scoprire il mio viso rimuovendo di poco quella maschera -Non... non farlo- ansimai e lui si bloccò, presi quella sua stessa mano tra le mie fredde e su di essa lasciai un lieve bacio prima di svanire.

Non potevo avvicinarmi a lui, non avrei dovuto perché conscio che come i boccioli del mio prato sarebbe appassito troppo velocemente e lui sembrava non accorgersi di come il mio sguardo stesse cambiando col tempo nei suoi confronti, non si rendeva conto che attendevo l'attimo in cui avrebbe varcato quella porta e sospirai chiedendomi cosa ne sarebbe stato -Ma,... è bellissimo! Come hai fatto?- mi domandò entusiasta quando per magia avevo fatto apparire un piccolo laghetto con dei fiori di loto in esso - mi hai letto di questi fiori....- semplice spiegazione, lui leggeva molto ed anche tanto durante quelle ore, riempiva il mio giardino di bellezze mai viste, di vite lontane e posti che non avrei mai potuto vedere. -Non puoi uscire da qui?- mi domandò curioso una sera ma non risposi, non ci avevo mai pensato a dire il vero ne desiderato lasciare il mio giardino. -Da quanto tempo sei qui? Come... come sei finito qui?- lo guardai piegando la testa per poi rispondergli che faceva troppe domande e lo vidi come gonfió le guance tanto da farmi sorridere - non parli mai, sono curioso....- si era disteso vicino al laghetto di acqua limpida lui e piegai la testa - non ho altro oltre alla pace di questo giardino.... vivo per esso.- bastava quella come risposta? Seppur elusiva e lo vidi il disappunto nella sua espressione che ki fece ridere forse per la prima volta dopo secoli, risi di cuore e di gusto e quando mi ripresi lo vidi come mi guardasse con sorpresa. - Cosa c'è Sakura? Anche entità come me possono ridere- che avevo di strano? Eppure le sue guance erano rosse ed il sorriso che mi dedicò fu tra i più belli che avessi mai visto durante tutta la mia vuota esistenza. -Mi piace la tua risata, vorrei poterla sentire più spesso- ah, che ragazzino impertinente era?

Altre stagioni passarono ed alla fine mi decisi a voler uscire da quel giardino ma non ero sicuro di potercela fare -Baram? Dai... ti aspetto...- Baram aveva preso a chiamarmi, voleva dire vento - quando non ti fai vedere mi giri intorno come il vento.... sembri giocare con la mia pelle e mi piace- aveva confessato poi ed io non mi ero opposto, come avrei potuto? Ero davanti all'arco che dava sul mondo esterno, dall'altra parte Sakura mi attendeva con la mano tesa e scossi la testa con un sorriso. Di cosa avevo paura effettivamente?

ONESHOT BTS [Slow/soft/🔞] ITADove le storie prendono vita. Scoprilo ora