Yoonmin

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La primavera era finalmente arrivata ed avevo organizzato un pomeriggio di relax con Jimin.
Ricordo che non dormii la notte al pensiero di rivederlo e mi mancava terribilmente; purtroppo tra università e lavoro avevamo pochissimo tempo ma andava bene così, il suo sorriso valeva tutte le attese.
Ero in treno, cuffie alle orecchie ed ascoltavo in ripetizione le sue canzoni che produceva nel tempo libero; aveva una voce pari a quella degli angeli ed ancora mi chiedo perché non avesse intrapreso la carriera da Idol invece di entrare nell'accadenia di ballo.
La mia preferita si intitolava "Serendipity" ed il cuore iniziò a battere più forte pensando al modo in cui impugnata delicatamente quel microfono ed immagini di lui mentre ballava su quelle note iniziarono a scorrermi nella mente. Lo amavo, amavo il suo essere e ciò che esprimeva attraverso il corpo fatto per ballare e la voce fatta per alleviare ogni ferita dell'anima e mi chiesi perché, tra tanti, avesse scelto proprio me.
Mi vennero alla mente i ricordi del nostro primo incontro ed un sorriso si affacciò sulle mie labbra, ero stato un perfetto idiota a quei tempi; lo trattai male solo perché avevo paura di ciò che mi suscitava dentro ed fui felice che fosse stato abbastanza testardo da venirmi dietro.
Il solito Jimin, se vuole una cosa se la prende, in punta di piedi o come un uragano, lui ti entra dentro e non se ne esce più.

Ricordo che guardai fuori dal finestrino quel paesaggio che scorreva velocemente, mi era familiare come la sensazione di attesa che mi stringeva la bocca dello stomaco; era sempre così, la voglia di rivedere quel suo sorriso e sentire il suo profumo si faceva più forte ogni minuto che passava.
Mancava poco ormai.
Sarei arrivato, avrei preso la metro che portava fino al parco vicino al suo appartamento e finalmente lo avrei rivisto.

Nella mano stringevo il regalo che finalmente avevo deciso di dargli dopo mesi, lo avevo comprato in una gioielleria molte tempo prima sperando nel "momento giusto" per darglielo. Avevo soltanto paura, per questo impiegai mesi a decidermi, avevo paura che mi abbandonasse, che mi mollasse da un momento all'altro. Non mi sono mai goduto appieno la nostra storia per via di questi dannati dubbi, poi, un giorno, mentre rientravo a casa mi capitò di pensare a come sarebbe stata la mia vita se, per qualche motivo, ci fossimo lasciati ed il pensiero del rimpianto si fece strada nella mia mente serrando il mio cuore. Non avevo mai assaporato appieno Jimin, non avevo mai lasciato il mio cuore totalmente libero di amarlo senza freni, non mi ero mai permesso di renderlo totalmente felice e dedicarmi a lui nella mia interezza per paura di soffrire. Ma cosa sarebbe la vita senza osare almeno una volta? Si arriva alla felicità se non si fa quel salto per raggiungerla? Si ama davvero se non si è disposti a scommettere il tutto per tutto?

Quella sera aprii gli occhi ed il cuore e vidi Jimin in esso, vidi come lui fosse la persona, l'unica per la quale ero disposto a scommettere ogni cosa, l'unica per cui valeva la pena e così decisi di portargli quel regalo.

Al suo interno due anelli che, se uniti, ne formavano uno solo che andava dalle sfumature del blu a quelle del giallo. Appena lo vidi pensai subito a Jimin e lo comprai di istinto, vedevo lui in esso.

Il treno si fermò destandomi dai miei pensieri e corsi alla metro.

Il respiro era corto, nel riflesso del finestrino cercai di darmi una sistemata ai capelli che non volevano saperne di stare al loro posto; che stupida cosa da fare, infondo Jimin mi aveva visto in modi peggiori. Sapeva tutto di me, non gli avevo nascosto nulla, dal passato al presente alle aspettative per il futuro, dalle mie pazzie ai miei malumori, dai miei sorrisi alle mie lacrime al telefono quando la mancanza di lui sembrava uccidermi, dai buongiorno scompigliati alle notti passate svegli ad ascoltare i nostri silenzi.

Non ero più il ragazzo di una volta, ero cambiato grazie a Chim ed in meglio; non vedevo più solo la parte negativa del mondo come se lui mi avesse aperto le porte ad una realtà totalmente diversa ed irradiata dai dolci raggi solari. In qualche modo mi aveva salvato dai miei errori dandomi la possibilità di vivere appieno e non lo ringrazierò mai abbastanza.

La mia fermata arrivò senza che me ne accorgessi e mi fiondai fuori salendo quelle scale alla svelta. Avevo perso fin troppo tempo sprecandolo nei dubbi e nelle incertezze, era arrivato il momento di respirare nuovamente; la luce del sole, fuori dalla metro, mi ferì gli occhi e per qualche istante rimasi accecato.
Sbattei le palpebre un paio di volte poi, dall'altro lato della strada lo vidi.
Vidi quel sorriso che  dedicava solo a me, I suoi occhi come fessure ed io sorrisi in risposta; sorrisi col cuore mentre lo vedevo agitare la mano.

Stavo attraversando per poterlo finalmente abbracciare quando vidi la sua espressione cambiare di colpo; i suoi occhi si fecero enormi e sembrava dire qualcosa ma non riuscivo a sentirlo, avevo dimenticato le cuffie alle orecchie.

Suonava "promise"

Quella canzone mi donava una pace inimmaginabile.

Non ricordo cosa accadde dopo, gli ultimi ricordi si fermano a Jimin che mi sorride, poi che mi parla, ricordo Jimin che piange stringendomi forte, talmente forte da farmi male in tutto il corpo. Si stagliava sopra di me, sullo sfondo un cielo limpido di primavera e dei petali di ciliegio volavano nell'aria.

Perché piangeva Jimin? Cosa gli avevo fatto per farlo piangere così?

Non ricordo, ora sono qui, nel buio più assoluto, con mille domande ed il rancore di non averlo amato abbastanza.

Fa freddo e sono solo.

Perché il sole si è spento?

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Vi ricordo che su   troverete le storie scritte a quattro(?) mani da me e .

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