Among The Beasts

173 5 1
                                    

Eravamo circondati dalla campagna, in mezzo al nulla. Mi resi conto di non aver prestato attenzione neppure alla direzione che avevamo preso, come un vero coglione. Mi ero sempre considerato un ragazzo abbastanza intelligente, ma forse era il caso di cambiare opinione su me stesso. Il freddo della sera non tardò a farsi sentire e mi pentii immediatamente della mia scelta d'abito. Nonostante mi sentissi da cani, mentalmente e psicologicamente, mi sforzai di guardare bene l'edificio: era sicuramente un capannone abbandonato, che fece crescere in me un dubbio ancora più atroce. Mi fermai un momento, prendendo Fred per il polso -Tutto questo è illegale, vero? – Chiesi con la voce che tremava. Fred registrò molto lentamente la mia domanda, sorridendo come un coglione in risposta. -Non preoccuparti, i rave non sono così terribili come ne parlano in tv- Riprese a camminare come se non mi avesse appena piantato un coltello nel collo -Rave? Questo è un cazzo di Rave? – Incredulo mi affrettai a seguirlo, terrorizzato all'idea di rimanere da solo -Perché sei così sorpreso? Ti aspettavi una festicciola in stile americano? – Chiese ridacchiando mentre apriva la porta del capannone. Non riuscii a rispondergli: la musica e il fumo mi affogarono prima che io potessi anche solo provarci. Preso dal panico afferrai il polso di Fred, che mi sorrise cercando di essere incoraggiante. Mi tirò dentro e chiuse la porta alle mie spalle, sigillando fuori tutta la mia sicurezza. Dovetti sforzarmi per non tapparmi le orecchie come un bambino: la mia parte razionale mi confidò di avere paura. C'erano troppe persone che si muovevano praticamente in sincrono. Riuscii a guardare la massa per un momento, prima che Fred mi ci trascinasse dentro. Mi sentivo soffocare in mezzo a tutti quei corpi sudati che si muovevano quasi aggressivamente attorno a me. Quel piccolo viaggio mi sembrò infinito. Fred mi teneva il polso, senza abbandonarmi in un angolo come temevo avrebbe fatto. Finalmente intravidi un posto dove le pareti erano solide e non fatte da corpi sovraeccitati, ma soprattutto notai Vincent, che era appena entrato da quella che sembrava essere una porta sul retro, accompagnato dal ragazzo con cui l'avevo visto parlare poco prima. Fred mi fece sedere in un angolino, intimandomi di aspettarlo li. Mi accucciai sulle ginocchia, cercando di respirare correttamente. Possibile che bastassero un paio di persone e della musica troppo alta per farmi andare in panico? Evidentemente si. Feci dei lunghi respiri e alzai la testa lentamente, cercando di capire dove mi trovassi esattamente rispetto all'uscita. Girandomi verso la porta incrociai lo sguardo di Vincent, che mi fissava senza riguardo da poco lontano. Aveva una sigaretta in mano ed era seduto su una specie di muretto, assieme ad altri ragazzi. Per un momento il mio cervello prestò attenzione solo alla facilità con cui riusciva a mandare avanti una conversazione mentre era concentrato su tutt'altro (me, in quel caso). Distolsi lo sguardo e mi guardai intorno cercando Fred, che era sparito. Non riuscii a vederlo da nessuna parte e avevo scarsa considerazione della mia capacita di camminare in quel momento, quindi cercai di sopprimere le lacrime e rimasi dov'ero. Feci l'ultimo sforzo e girai di nuovo la testa verso Vincent, che a malincuore avevo riconosciuto come l'unica cosa che conoscevo li dentro. Sembrava nervoso. Si girò verso una ragazza dalla pelle scura e mi indicò, dicendole qualcosa. Rimasi ad osservare, confuso nel vedere la ragazza avvicinarsi a me. -Nico, vero? – Chiese sorridendomi mentre mi allungava una sedia. Annuii, cercando di ricambiare il sorriso meglio che potevo. La ragazza prese una sedia anche per lei e si sedette accanto a me. -Sono Linda, piacere di conoscerti- Mi porse la mano, che mi affrettai a stringere nonostante la confusione. Lei sospirò. -Vincent mi ha detto che ti ha invitato Fred. Dov'è quel coglione adesso? – Di scatto mi girai verso Vincent, che ora stava prestando attenzione a tutt'altro. -Io... non lo so- Ammisi completamente spaesato. -Non preoccuparti, c'è una prima volta per tutti- Mi passò una delle due birre che non mi ero accorto avesse in mano -All'inizio fa paura, ma basta che entri nel mood giusto e il gioco è fatto- Contro ogni logica presi un lungo sorso di quella birra, sentendo l'estremo bisogno di affogare il panico per un po'. La ragazza, Linda, prese subito a parlare senza pretendere un mio coinvolgimento attivo, permettendomi di prendere il tempo che mi serviva per ambientarmi. -Anch'io la prima volta sono venuta con Fred- Ridacchiò, accendendosi una sigaretta -Ero terrorizzata, un po' come te, ma alla fine ho conosciuto un sacco di belle persone e mi sono innamorata di... tutto questo- Alzò la birra e la sigaretta in aria con aria teatrale. Mi sfuggii un sorriso -Si beh, non credo sarà così anche per me- Linda si rimise mediamente composta e alzò le spalle -Credo sia diverso per tutti ma, visto che sei già qui, perché non provi a divertirti? – Mi domandò con un sorriso. Ci pensai un attimo: se tutte quelle persone trovavano così bello quel posto doveva esserci un motivo, no? -E come faccio? – Chiesi arrossendo un po' per la domanda patetica. Linda rise -Devi mimetizzarti nella folla: devi pensare come loro se vuoi diventare come loro- Disse con voce misteriosa. Rimasi in silenzio un momento ma, quando incrociai il suo sguardo, non riuscii a trattenere una risata. -E come faccio a mimetizzarmi in mezzo ad un'orda di ubriaconi? – Domandai lanciando un'occhiata alla folla che si muoveva come se fosse un unico grande organismo instancabile. Linda inarcò un sopracciglio e mi sorrise -Forse puoi iniziare rilassandoti- Disse indicando la bottiglia di birra che avevo ancora in mano. Riflettei un momento, osservando il liquido marroncino dentro la bottiglia. Sospirai e ne bevvi un sorso, seguito da un altro e da un terzo. In qualche secondo mi ero scolato tutta la bottiglia, incoraggiato dagli applausi e dall'entusiasmo di Linda. -Non preoccuparti novellino, ti tengo d'occhio io sta sera- Forse fu proprio a causa di quelle parole che abbassai la guardia. Dopo la prima birra mi sentivo già meglio, con la testa più leggera. Dopo la terza però le cose mi sfuggirono di mano. Linda aveva assecondato ogni mio sorso, imitandomi. 40 minuti dopo eravamo messi l'uno peggio dell'altra. Continuavamo a ridere senza sosta, e presto Linda iniziò a lamentarsi di quanto avesse bisogno di andare in bagno. Barcollante mi puntò un dito sul petto -Nico resta... qui- Ridacchiai e spinsi via la sua mano -Vai principessa, prima che ti pisci addosso- Lei mi fece un pollice in su molto poco convinto e si allontanò, lasciandomi di nuovo solo. Ormai mi ero abituato alla musica troppo alta e al movimento continuo dei corpi attorno a me. D'un tratto ero curioso di sapere cosa si provasse a ballare insieme a tutti quei corpi che sembravano divertirsi un sacco, molto più di me. Cercai di alzarmi, ma dovetti aggrapparmi alla sedia per non cadere: il mondo mi sembrava avesse cambiato asse terrestre. Ridacchiai tra me e me, riuscendo a fare i primi passi verso la folla. Calcolai con attenzione ogni passo, riuscendo in qualche modo a non cadere. Peccato che farsi largo tra tutte quelle persone si rivelò molto peggio. Mentre osavo i primi passi nel marasma generale il solito panico mi mozzò il respiro. Quella sensazione spiacevole però venne quasi immediatamente attenuata dall'alcool. Mi fermai in un punto non ben definito del capannone, riuscendo finalmente a vedere la console che mi stava torturando i timpani da tutta la sera. Mi guardai intorno, affascinato da tutte quelle luci e da tutta quella gente che saltava a ritmo. Tentai un minimo movimento con la testa, curioso di sapere cosa si provasse ad imitarli. Un movimento dopo l'altro mi ritrovai a muovermi con loro, sentendomi parte di qualcosa come non mi era mai successo prima di quel momento. Chiusi gli occhi, lasciandomi trasportare dalla musica e dalla corrente. Per un momento, un singolo momento, mi sentii euforico e libero da ogni problema: Diana, mio padre, Jimmy e Miriam. Scomparve tutto in una dolce e un po' caotica nuvola di fumo. Ma la mia spensieratezza non poteva durare per sempre. Non mi ero reso conto di star ballando troppo vicino a qualcuno, ma quel qualcuno lo notò, iniziando a ballare al mio fianco, troppo vicino da poter essere una casualità. Stordito dalla troppa vicinanza persi l'equilibrio e gli andai contro per errore. Lui mi afferrò per la vita, ridendo -Tesoro non hai bisogno di metterti in mostra ancora di più, ti ho già puntato- Mi rimisi in piedi, cercando di ritrarmi -Eh? – Chiesi più morto che vivo. -Non vorrai mica farmi credere che ti stavi strusciando su di me per errore...- Mi sussurrò all'orecchio. Il suo alito puzzava di alcool e mi disgustava (abbastanza incoerente dato che molto probabilmente ero più ubriaco di lui). -Non lo stavo facendo- ribattei con poca sicurezza. Il ragazzo rise ancora e mi afferrò per la vita di nuovo, questa volta per attirarmi a lui. -Non fare il prezioso, ne ho visti tanti come te... fate i difficili ma siete il tipo che implora- Si chinò sul mio collo, cercando di leccarmelo. Gli presi le mani e con uno strattone gliele tolsi dai miei fianchi. -Mollami- Borbottai -Non sono frocio- Aggiunsi cercando di farmi largo tra la folla. Il ragazzo mi venne dietro, ora anche incazzato, e mi prese per un braccio, strattonandomi. Senza permettermi alcun movimento mi piazzò una mano sul culo, schiacciando il suo corpo sul mio. Mi resi conto subito di essere fisicamente in svantaggio: lui era più alto e sicuramente più robusto: rimasi intrappolato contro di lui nonostante cercassi disperatamente di scollarmelo di dosso. Sentivo il suo corpo umido di sudore contro il mio e la sensazione mi stava facendo venire da vomitare. Iniziai ad andare in panico: non riuscivo a muovermi e l'alcool non mi stava aiutando. Il ragazzo rise e premette la bocca sulla mia. In quel momento la paura si risvegliò dentro di me, ma sentivo il mio corpo diventare di gelatina. Il ragazzo mi afferrò il collo, spingendosi di più contro le mie labbra, cercando di usare la lingua. Prima che ci riuscisse venni sbalzato indietro di colpo. Barcollai, cercando disperatamente di riprendere fiato. Prima che potessi cadere qualcuno mi afferrò, facendomi recuperare l'equilibrio. Fred mi teneva per le spalle; sembrava preoccupato, ma in quel momento non mi importava. Girai la testa appena in tempo per vedere Vincent che spingeva indietro il ragazzo che mi stava addosso. Non sentivo cosa dicevano: la musica era tornata ad essere troppo forte; vedevo solo Vincent, che urlava contro l'altro come una furia. Il ragazzo intercettò il mio sguardo in mezzo alla folla e si spinse in avanti, urlandomi qualcosa che non riuscii a sentire. Vincent lo prese per il colletto della felpa e gli tirò un pugno in faccia. Per un momento nessuno, tra le persone che stavano assistendo, si mosse. Il ragazzo era piegato in due e si teneva il naso. Un secondo dopo stava cercando di restituire il favore, ma Vincent fu più veloce e gli diede il secondo, nello stesso punto. Fred reagì prima di me, buttandosi in mezzo ai due. Spinse indietro il ragazzo e afferrò Vincent per un braccio, tirandolo indietro. Solo in quel momento il mio udito tornò a funzionare correttamente. -Vincent muoviti, dobbiamo andarcene prima che qualcuno ti fermi- Vincent annuì, non prima di aver sputato addosso al ragazzo sanguinante. Io ero rimasto immobile, congelato dallo shock e dalla paura. Vincent si avvicinò a me a grandi passi e mi circondò le spalle con un braccio, aiutandomi ad attraversare il marasma di corpi. -È finita, ora ti porto a casa- Mi disse tenendomi al suo fianco. Pochi secondi dopo ero fuori da lì, troppo sconvolto da preoccuparmi del freddo. Poco dopo uscirono anche Fred e Linda, che corse verso di me. Incurante di Vincent mi afferrò le spalle disperatamente -O mio Dio Nico, stai bene?! – Mi chiese quasi urlando. Non riuscii a rispondere e Vincent si mise in mezzo -Linda non adesso. Lo porto a casa- Disse con voce che non ammetteva repliche. Lei mi lanciò un'altra occhiata pieno di senso di colpa e annuii, lasciandomi a Vincent. -Fred torna dentro e avvisa i ragazzi, prendo in prestito una delle macchine per un'oretta- Fred, che sembrava stranamente lucido, annuii e si diresse verso il capannone insieme a Linda. A causa del freddo ricominciai a recuperare lucidità e a tremare, forse per la temperatura, forse per tutto il resto. Vincent aprì la portiera del passeggero e mi fece sedere sul sedile. Mi prese per le spalle, scuotendomi leggermente -Nico guardami, stai bene? – Mi chiese tirandomi indietro i capelli con una mano. Annuii lentamente, tenendo lo sguardo basso. -Ti ha fatto male da qualche parte? Giuro su Dio che torno dentro e gli spacc- Lo interruppi, alzando lo sguardo sul suo -Vincent sto bene. Siete... arrivati in tempo- Vincent sospirò passandosi una mano sul viso. Prese una bottiglietta d'acqua dai sedili dietro e me la passò, già senza tappo. -Fai piccoli sorsi- Chiuse la portiera e si mise alla guida. Prima di partire si girò verso di me, osservandomi come se mi stesse analizzando. Dopo un'altra occhiata veloce si tolse la giacca e me la appoggiò addosso, come coperta. Non rifiutai dato che stavo davvero congelando. La giacca era calda e, quando la avvicinai al viso, notai con piacere che aveva il suo odore. -Grazie- Sussurrai seriamente riconoscente. -Dammi il tuo indirizzo- Rispose soltanto, guardando davanti a sé. Presi il mio telefono e misi il navigatore puntato verso casa mia: non avevo la forza di dare indicazioni. -E non ringraziarmi, è colpa mia se è finita così- Aggiunse mettendo in moto la macchina e lasciando quel maledetto posto. -N-No, tu me lo hai tolto di dosso... non hai fatto niente di male- Lui scosse la testa, senza distogliere lo sguardo dalla strada. -Ho mandato Linda a tenerti d'occhio perché ero arrabbiato con te, ma se al suo posto fossi venuto io da te a quest'ora non saresti ridotto così- Analizzai le sue parole con non poche difficoltà, ma quando mi girai verso di lui per rispondergli mi ammutolii: il suo sguardo era trafitto da qualcosa di molto peggiore del senso di colpa. -Proprio adesso che stavamo diventando amici...- Sussurrò. Abbassai lo sguardo e mi appoggiai al sedile, non sapendo cosa dirgli per farlo sentire meglio. Alla fine la stanchezza ebbe la meglio e mi addormentai, cullato dalla sicurezza che l'odore di Vincent e la sua presenza emanavano.

Poco tempo dopo Vincent picchiettò delicatamente sulla mia spalla, svegliandomi. -Coraggio, vai a riposarti- mi sussurrò tentando di sorridere. Annuii e scesi dalla macchina, salutandolo con un cenno debole della mano. Entrai in casa, senza sapere cosa avrei trovato dietro quella porta. Vincent mi guardò entrare con la sua giacca in mano, senza avere alcuna intenzione di chiedermela indietro. 

My Dear GodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora