The Real Problem

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Non sapevo cosa pensare: mi sentivo completamente sopraffatto da tutta quella situazione orribile. Nel momento in cui varcai la soglia di casa il mio obiettivo era quello di andare a dormire e di riprendermi dallo shock, ma papà aveva un altro piano. Non aspettò neanche un secondo prima di tirarmi un pugno in pieno viso, senza neanche lasciarmi entrare in casa. D'istinto mi coprii il naso, senza riuscire ad indietreggiare in tempo. Rimasi fermo e dolorante, col respiro pesante e il cuore che batteva all'impazzata. Mia madre gridò, cercando di far allontanare mio padre ma, come era già successo con Diana, le sue urla furono inutili e lo fecero incazzare solo di più. Mi spinse contro il muro, facendomi sbattere la testa -Hai dieci secondi per dirmi dove sei stato, prima che ti stampi di nuovo la forma delle mie nocche sul naso- Il suo sguardo era nero di collera e la paura riuscii almeno in parte a farmi tornare lucido. Deglutii, cercando di sembrare il più tranquillo possibile nonostante fossi terrorizzato -Ero con dei miei amici, avevo il telefono scarico e non sono riuscito ad avvisarvi- Borbottai tentando di non far trasparire il mio disagio. Purtroppo mio padre non la reputò la risposta giusta, e mi diede un altro ceffone, facendomi sbattere di nuovo la testa contro il muro -Con chi cazzo pensi di avere a che fare? Puzzi di alcool- Strinsi i denti per il dolore e rimasi in silenzio, rendendomi conto di non potermi salvare. Mia madre cercò di intervenire, prendendo mio padre per il braccio -Tesoro dai, alla sua età è normale...- Guardai mia madre e sperai solo che se ne andasse, lasciando che papà si sfogasse solo su di me. -Normale un corno. Se vuole diventare un cazzo di drogato allora lo farà fuori di qui!- Gridò strattonandomi con forza. Mia madre sussultò e fece un passo indietro -Hai r-ragione, mi dispiace papà. Non succederà più- Sussurrai tenendo lo sguardo basso. Non era la prima volta che faceva certe scenate, e sapevo che l'unico modo per uscirne era prendere le botte che voleva darmi e, nonostante il mio orgoglio ne risentisse ogni volta, ammettere il suo potere. Lui smise di trattenermi e fece un passo indietro, lasciandomi respirare. Non mi permisi di abbassare la guardia e rimasi immobile, rigido come pietra -Mi dispiace davvero, sono stato condizionato da alcuni ragazzi... io non volevo- Lui ridacchiò, passandosi una mano sulla faccia come se fosse lui quello disperato -Tu queste persone non le vedi più- Fece una pausa, guardandomi dritto negli occhi -E se scopro...- Mi prese il colletto della felpa e lo tirò verso di lui, costringendomi a guardarlo in faccia -E se scopro che mi hai disubbidito... farai la fine di quella cagna di tua sorella- Io annuii, cercando di risultare convinto. Lasciò la stanza subito dopo, ignorando completamente le lacrime di mia madre. Mi accasciai a terra, permettendomi di sentire il dolore al naso e alla guancia. Mia madre fu accanto a me in un attimo, alzandomi il viso -Fammi vedere- Sussurrò esaminando la situazione del naso -Ti sta venendo il livido, non puoi coprirlo- La sua voce si ruppe e scoppiò a piangere, attirandomi a sé in un abbraccio. Non avevo la forza di ricambiare, mi limitai a stringere la giacca di Vincent tra le dita, cercando di ritrovare in mia madre la sicurezza che avevo sentito dentro la macchina di quel ragazzo. Quella notte era stata un incubo e volevo solo sparire nella mia stanza.

La mattina dopo mi svegliai confuso. A causa dell'alcool i miei ricordi della sera prima erano offuscati e l'unico vero testimone era il dolore tremendo al naso. Mi guardai allo specchio, notando con orrore l'enorme livido che copriva parte della guancia e la parte inferiore dell'occhio. Della sera precedente mi ricordavo Linda, con cui avevo stranamente fatto amicizia, e Vincent, che mi aveva portato a casa per qualche motivo che al momento non mi era troppo chiaro. Tentai di ricostruire i miei passi, ma l'unica cosa che mi ricordavo nitidamente era la sensazione di disgusto che per qualche motivo avevo provato. Mio padre invece si incazzava con me raramente, ma non per questo non ero abituato a certe cose. Mi rassegnai all'idea di andare a scuola conciato così, Entrai in classe con un mal di testa tremendo, con lo sguardo fisso sul pavimento. Ero riuscito ad evitare tutti, ma sopratutto ero riuscito ad arrivare insieme al professore, in modo che Vincent non potesse parlarmi. Mi concentrai su una mattonella per gran parte della lezione, finché lo sguardo di Vincent non divenne troppo pesante da sopportare. Alzai la mano e, con voce tremante, chiesi di andare in bagno. Riuscii a respirare solo quando mi sciacquai il viso, passando l'acqua gelata sul livido per darmi un po' di sollievo. La porta del bagno si aprì lentamente e io mi girai di scatto, non sorpreso di vedere entrare Vincent. -Ciao- Sussurrò avvicinandosi lentamente. Rimasi immobile, come un capriolo in autostrada il momento prima di essere investito. -Stai bene? Mi sei sembrato molto...- Non concluse la frase, tenendo lo sguardo basso. Sospirai, osservandolo. Era pallido come un lenzuolo, con due occhiaie tremende che avevano reso i suoi occhi castani quasi neri. -Sei messo peggio di me- Sorrisi, cercando di sdrammatizzare -Se non fosse che a malapena mi ricordo cos'è successo- Quando alzò lo sguardo e incontrò il mio, sbiancò -Cosa ti è successo in faccia? Sono sicuro che quello ieri non c'era- Mi raggiunse in un attimo, e senza pensare sfiorò il livido con le dita. Strinsi i denti per il dolore e lui si ritrasse -Non è importante, sto bene- Tentai di sorridere -Credo- Aggiunsi a bassa voce -Ti ricordi cos'è successo ieri? - Chiese con delicatezza -Si e no. Mi ricordo che eri incazzato con me e che ho bevuto insieme a quella ragazza... Linda se non sbaglio- Mi premetti le dita sulle tempie, frugando tra i miei ricordi -Poi basta- Conclusi nonostante la frustrazione. Vincent si appoggiò ad uno dei lavandini e sospirò, lo sguardo perso nel vuoto -Linda ti ha lasciato da solo un momento per andare in bagno e quando è tornata eri sparito. È venuta da me che stava dando di matto, quindi ti siamo venuti a cercare- Analizzai le sue parole lentamente, dandomi il tempo di collegare le sue parole ai miei ricordi -Ok...- Lui non mi guardava e aveva l'espressione colpevole -Vincent è tutto ok, ma ho bisogno che continui- Sorrisi -La stai facendo sembrare una tragedia- Lui mi fulminò con lo sguardo e il sorriso mi morì sulle labbra: sicuramente lui non ci trovava niente di divertente. -Nico ti ho trovato in mezzo in mezzo al casino, mentre un tizio ti stava molestando- Una sensazione simile a quella di un pugno in faccia mi fece sussultare -Cosa intendi? - Cercai di non far trasparire il mio nervosismo e il disgusto a quelle parole, ma temetti che la mia espressione esprimesse tutto l'orrore che provavo. -Non c'è molto da capire. Ti stava addosso, stava cercando di approfittarsi di te, ma sono intervenuto prima che potesse farti davvero qualcosa- Mi guardava con i suoi occhioni preoccupati mentre io cercavo di non vomitargli davanti. Distolsi lo sguardo e mi appoggiai al lavandino accanto a lui. -Ho capito- sussurrai sentendomi sprofondare dalla vergogna -Stai bene? - Mi chiese cercando di avvicinarsi. Feci diversi passi indietro -Sinceramente? No, non so neanche perché ho accettato di venire a quella merda- Risi nervosamente -Non sapevo a cazzo stavo andando incontro perché Fred non mi ha detto niente. E tu invece di dirmi qualcosa ti sei limitato a fissarmi da lontano con aria delusa come se fosse stata colpa mia- Alzai la voce, soffocando il disagio con la rabbia repressa che mi seguiva da tutto il giorno. Lo guardai e per un momento desiderai di tagliarmi la lingua. Sembrava distrutto, forse anche più di me -Hai ragione, avrei dovuto avvisarti sapendo il tipo di persona che sei, però non puoi incolparmi- Tirò su la testa, determinato -Hai deciso tu di venire anche se non conoscevi l'ambiente o le persone, quindi non è neanche colpa di Fred. È colpa tua- Mi girò le spalle e uscì dal bagno, lasciandomi solo e completamente esterrefatto. Tirai un pugno contro il muro, tentando di non rincorrerlo per spaccargli la faccia. Le informazioni che avevo ricevuto erano troppo pesanti per me, e presto mi ritrovai ad immaginarmi la situazione: io troppo ubriaco, un tizio che ne approfitta. Vincent che lo prende a pugni. Quell'ultimo ricordo riaffiorò all'improvviso, lasciandomi un secondo senza fiato. Mi bagnai di nuovo il viso e, raggruppata la calma che mi rimaneva, uscii dal bagno.

Agitato com'ero, non mi ero reso conto dell'enorme passo falso che avevo commesso. Quando rimisi piede in classe quasi non mi accorsi di tutte le occhiate e le risatine dei miei compagni ma quando, d'istinto, incrociai lo sguardo di Vincent, mi resi conto della cazzata che avevo fatto: io e Vincent eravamo stati via in bagno, da soli, per almeno una ventina di minuti. Per questo Vincent mi fissava, probabilmente più incazzato e innervosito di prima. Sbuffai e mi maledissi mentre tornavo al mio banco: sentivo che quella storia mi avrebbe perseguitato, e tutto perché ero troppo nervoso per riflettere e avevo semplicemente agito d'istinto, seguendolo in classe subito dopo la nostra chiacchierata. Un ragazzo dietro di me fischiò a bassa voce -Abbiamo una nuova coppia in classe? -sussurrò con un sorrisetto che avrei volentieri preso a schiaffi. -Immaturo del cazzo- Borbottai fissando il mio banco. Vincent stava iniziando ad essere un problema: ovunque andasse e qualunque cosa facesse mi causava problemi. O peggio: quando di mezzo c'era lui ero io quello che causava problemi, a me stesso e agli altri. 

My Dear GodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora