Out Of Plan But Pretty Obvious

176 9 2
                                    

Quando la porta si richiuse tornai a sentirmi fuori posto. Anche se all'inizio mi era sembrato diverso, la presenza di quel ragazzo era di un conforto enorme, e ora che mancava, mi sentivo in alto mare. Il materasso non era più così comodo e la mia mano era fredda, quasi gelata. Linda, di cui avevo dimenticato la presenza, prese il posto di Vincent, sdraiandosi accanto a me. – Non ti avrà mica abbandonato? – Chiese con il sorriso predefinito di chi ha fumato roba pesante. Evitai il suo sguardo indagatore. Come se potessi nasconderle il mio malumore. -Non è un problema- Borbottai, per nulla convinto. -Certo che lo è, aveva promesso di farti divertire- Non dissi nulla a riguardo. Mi guardai la mano, sentendo ancora il calore di quella di Vincent. Perché mi era venuto d'istinto prenderla? -Conosci Lucas? – Le chiesi osservando un punto a caso del soffitto. Linda storse il naso, appoggiandosi al cuscino -Non tanto, ci ho avuto a che fare poche volte, perché ti interessa? – Mi vennero in mente una decina di scuse per potermi coprire, infatti era difficile per me ammettere che mi dava fastidio che se ne fossero andati insieme. Peccato che mi sembrava inutile mentire a Linda, più addormentata che sveglia. -Vincent è andato via con lui senza dirmi niente- Voleva sembrare una semplice osservazione, ma la voce mi uscii molto più tirata di quanto avrei voluto. Linda sorrise, convinta di avermi fatto confessare chissà quale segreto. -Non mi piace Lucas, tantomeno che Vincent sia con lui- Il suo sorriso diventò una smorfia. Le sue parole potevano avere un miliardo di significati, ma nessuno era positivo. La sensazione che mi invadeva il petto moltiplicò. Mi sedetti, riflettendo sul da farsi -Vado a cercarlo- Dissi senza riflettere. Avevo un pessimo presentimento. -Vengo con te? – Avrei rifiutato, ma girare in una casa sconosciuta da solo non mi sembrava molto intelligente come mossa, quindi annuii e mi alzai dal letto. Linda si stiracchiò, per poi seguirmi. Fece un segno a Fred, che non ci prestò molta attenzione. Uscimmo, io molto insicuro e lei molto traballante. -Hai idea di dove possano essere? – mi chiese guardandosi intorno. Il corridoio era vuoto e lasciava spazio solo alla musica proveniente dal piano di sotto, da cui provenivano anche urla e rumori molesti. -No, ma credo dovessero parlare- -Andiamo a cercarli allora- Rispose biascicando mentre si dirigeva a grandi passi verso le scale. La seguii cercando di mantenere il suo passo. Non erano nemmeno le dieci, eppure erano tutti già fatti o ubriachi. Notai con compiacimento che ero riuscito ad abituarmi al marasma, infatti seguivo Linda quasi facilmente, sempre schivando corpi sudati e bicchieri di birra. La cucina era un disastro, solo se si osservava attentamente si potevano scorgere quelle che un tempo erano mensole o ripiani, infatti era tutto ricoperto di alcool e di sostanze appiccicose dall'odore strano. Nonostante la stanza fosse piccola, ero sicuro di aver scavalcato almeno tre persone che per qualche motivo si trovavano per terra. Controllammo anche salotto e bagno, ma di Vincent e Lucas nessuna traccia. -Sei sicuro che non se ne siano andati? – Mi chiese Linda dopo aver percorso di nuovo tutte le stanze. Scossi la testa, non poteva essere. -Sono qui solo perché lui me l'ha chiesto, non credo che se ne sia andato- Durante la ricerca mi ero lasciato convincere e avevo ingurgitato un po' di liquidi dal sapore agrodolce, che adesso mi alleggerivano la testa. Non ero ubriaco, almeno non quanto le persone che mi circondavano. Quando inciampai quasi tre volte di seguito sui miei stessi piedi ammisi di non essere neanche del tutto sobrio. -Non se n'è andato, me l'ha promesso- biascicai a mia volta. Prima di potermi rispondere, Linda venne interrotta da un gruppetto di ragazze molto felici di vederla. Le saltarono praticamente in braccio, urlando parole senza senso. Lei scoppiò a ridere per qualche motivo, e mi resi conto che lei era parte della festa e io la stavo solo allontanando dal suo habitat. - Vado a prendere un po' d'aria- Le urlai. Sperando che mi avesse sentito mi feci largo verso l'uscita, lasciandola a gestire quel gruppo impazzito di adolescenti entusiaste. Mi resi conto di quanto rumore ci fosse all'interno solo quando cessò quasi del tutto al chiudersi della porta alle mie spalle. Guardandomi intorno notai che era tutto diverso da quando ero entrato. Confuso e non più convinto della mia sobrietà, cercai di definire lo spazio che mi circondava. Ero all'esterno, ma non da dove ero entrato. Mi ricordai vagamente del giardino che avevo notato all'inizio e ne riconobbi le staccionate. Era molto più grande di quanto mi fosse sembrato, infatti quasi circondava la casa. Mi misi a camminare, cercando di trasportare i pensieri nella direzione giusta. Avevo capito molto bene che Vincent era un problema, eppure ero ancora lì, e lo stavo addirittura cercando. L'erba mi sembrava bagnata nonostante non avesse piovuto in quei giorni. Mi ci soffermai attentamente, contento di aver trovato una minima distrazione. Una parte di me non voleva ammettere che forse Vincent se n'era davvero andato, lasciandomi da solo. Mi accucciai e immersi una mano nel verde. Gli steli mi facevano il solletico, eppure non riuscivo a smettere di passarci le dita attraverso. All'improvviso sentii delle voci avvicinarsi. Provenivano dalla parte opposta del giardino, quella in cui non mi ero ancora avventurato. Riconobbi una di esse all'istante: Vincent. Sembrava arrabbiato, se non altro infastidito. Mi sedetti per terra, cercando di mimetizzarmi al meglio. Il buio della sera mi nascose, permettendomi di ascoltare senza essere scoperto. Non subito almeno. -Perché non vuoi? Non ti stavi lamentando l'ultima volta- Riconobbi il tono accusatorio di Lucas. Vincent era girato di spalle, coprendomi la visuale sull'altro, fermo davanti a lui. -Ti ho detto che non mi interessa, ho altro a cui pensare in questo momento- Cercai di leggere fra le righe e di tradurre lo loro conversazione, ma l'alcool e la confusione mi impedivano di capirci qualcosa. -Non puoi piantarmi in questo modo, non dopo tutto quello che mi hai promesso- Lucas era aggressivo, ma nascondeva una nota simile alla disperazione. Vincent scosse la testa e si mise a ridere – Io non ti ho promesso proprio niente, non c'era niente fra di noi- La mia presenza, seppur nascosta, ora sembrava davvero di troppo. Stavano insieme? Mi sembrava assurdo che Vincent si stesse frequentando con qualcuno, contando come si era comportato nei miei confronti fino a quel momento. Eppure era la prima volta che lo vedevo comportarsi in modo così acido e indifferente, non era da lui. -Non puoi dirmi così, lo vedevo come mi guardavi, e poi siamo stati bene insieme- La testa mi pulsava, non osavo respirare. Quindi erano stati davvero insieme. Faticavo quasi a respirare e la testa aveva duplicato il suo peso. – Le cose sono cambiate Lucas, passaci sopra- Con questo Vincent si avviò verso la porta, ma Lucas lo fermò, prendendolo per un braccio. -Ti ho detto di lasciarm- Vincent cercò di liberarsi, ma Lucas lo attirò a sé. Con orrore guardai Lucas baciare Vincent. La testa mi stava esplodendo, eppure non riuscivo a smettere di guardare. L'oscurità mi impediva di notarne i dettagli, ma quello era sicuramente un bacio. Ero disgustato, ma non per i motivi che avrebbero dovuto spingermi ad odiare quella scena. Mi ero immaginato più di una volta come sarebbe stato baciare Vincent, ma adesso era Lucas a farlo. Non potevo credere ai miei occhi. Mi resi conto solo in quel momento cosa stava succedendo. Cosa mi stava succedendo. La gola mi si era seccata di colpo e ogni respiro era doloroso, come se stessi per piangere. Lucas stava baciando Vincent. Non avevo neanche le forze di mentire a me stesso o di inventarmi qualche scusa. Il ragazzo che mi piaceva ne stava baciando un altro che non ero io. Era una verità così semplice e dolorosa che mi fu difficile solo pensarlo. Il tempo di uno schiocco di dita ed era tutto finito. Vincent si liberò di scatto, spingendo Lucas -Ma che cazzo fai? – Esplose pulendosi la bocca con la manica. Il biondo non rispose. Gli mancava il fiato.  Senza dire una parola superò Vincent, spingendolo. Entrò in casa e si richiuse la porta alle spalle, sbattendola. Era tutto finito. Volevo muovermi, andarmene a mia volta. Avevo visto troppo. Ripresi coscienza del mio corpo e della situazione in cui mi trovavo. Vincent si passò una mano fra i capelli, sospirando. Afferrò il cellulare e, prima che potessi reagire, il mio squillò. Si girò di scatto nella mia direzione. Lo mutai il più velocemente possibile, ma il danno era fatto. Colto in fragrante mi alzai e uscii dal mio misero e ridicolo nascondiglio. MI spolverai erba e foglie di dosso, senza alzare lo sguardo. Vincent mi fissava in silenzio mentre mi palesavo. Mi avrebbe dato dello stalker, forse anche del pervertito. Avrebbe avuto ragione. -Nico, tu...- Avanzai di qualche passo, intenzionato ad avvicinarmi il più possibile alla porta. Rosso di vergogna, sperai che il buio mi coprisse abbastanza -Non era mia intenzione assistere- La voce mi uscii molto più dura di quanto avessi immaginato, non combaciando con il turbine di sensazioni che sentivo dentro. Mi resi conto che a muovere tutto c'era anche la rabbia. Ero arrabbiato. -Cos'hai visto? – Mi chiese facendo un passo in avanti. D'istinto indietreggiai. -Niente che mi riguardi- Ero più sorpreso di lui. Ero davvero in grado di fingere in una situazione del genere? Evidentemente si -Non fare così, mi dispiace- Scossi la testa e tentai di sorridere, ma la mia bocca si incurvò in una smorfia. -Non mi devi alcuna spiegazione. Chi ti scopi non mi riguarda. Scusa se ho origliato- Presi un respiro e tentai di superarlo. Volevo solo sparire e non vederlo mai più. Mi sarei chiuso in camera e seppellito vivo se necessario. Evidentemente lui non la pensava allo stesso modo, infatti mi afferrò il polso, e non feci a meno di notare come la situazione somigliasse a quella appena avvenuta. -Aspetta- Mi supplicò -Non dire così, lo sai che non è vero- Mi girai verso di lui. Fece scivolare la mano sulla mia, intrecciando le nostre dita. Abbassai la testa, guardandole. La sua era calda, poco più grande della mia. Sentivo tutto il mio corpo rispondere a quel contatto che non ero in grado di spezzare. -Io non faccio parte della tua vita e tu non fai parte della mia- Sibilai alzando la testa. La luce della luna gli illuminava gli zigomi e la mascella, facendolo sembrare molto più bello del necessario. Non avevo bisogno di rendermene conto. -Smettila di fare il bambino e senti- Mi afferrò l'altra mano, portandomela al petto. Non mi serviva di certo il suo aiuto per sentire che mi stava esplodendo il cuore. Lentamente la strinse, donandomi una scarica di adrenalina. Non stava accadendo davvero. Era surreale. Mi veniva da ridere e da piangere, portandomi all'immobilità assoluta. Se mi fossi mosso sarei crollato. -Per favore- Sussurrai. Le mie difese stavano per crollare, ma non potevo permetterlo. Non volevo. -Lasciati andare per un secondo- Presi un respiro, cercando il coraggio per respingerlo. Ma quando alzai la testa e incrociai il suo sguardo, tutti miei buoni propositi si estinsero. I suoi occhi erano così lucidi. Eravamo più vicini di quanto mi aspettassi, forse non lo eravamo mai stati così tanto. Respirava lentamente, senza parlare. Riuscivamo a capirci meglio così: senza parlare. Lo esaminai come mi era già capitato di fare in passato, ma con intenzioni completamente differenti. I suoi capelli erano disordinati e avevo voglia di metterci le mani in mezzo. I suoi occhi, contornati dall'eyeliner, esprimevano tutto quello che non aveva detto e mi ci persi. Poi lo sguardo mi sfuggì alle sue labbra socchiuse e sottili. Erano più rosse del solito. Rosse e forse anche morbide. Persi il controllo e abbassai l'unico muro in grado di difendermi. Mi avvicinai senza rendermene conto. Sfiorai le sue labbra con le mie. Per una volta gli diedi ascolto e mi lasciai andare. Lui tremava. Mi rese il compito difficile e non cedette alla mia conferma. Lui rendeva tutto una sfida. Chiusi gli occhi e lo baciai con delicatezza. Sorrisi, le sue labbra erano morbide. Non si mosse, quindi mi staccai leggermente. Avevo sbagliato qualcosa? Mi guardava con la bocca socchiusa e le guance arrossate, ma senza muoversi. -Stai bene? – Sembrava passata una vita dall'ultima volta che avevo aperto bocca. Non avevo abbastanza fiato, quindi ne uscii un sussurro. Prima che potessi rimettermi a rimuginare sul tono della mia voce, Vincent mi attirò a sé di colpo, facendoci scontrare. Catturò la mia bocca e il mio respiro. Nonostante la sua aggressività, era immensamente dolce. Sentivo il retrogusto di erba, ma non mi importava. Si premette contro di me, come se ne valesse della sua stessa vita. La ragione si spense del tutto, lasciando spazio solo al suo calore e alla sua presenza. In un angolino della mia testa il pensiero di essere in mezzo ad un giardino sporco, in una villetta occupata da almeno una novantina di altri adolescenti, era l'unico attivo. Mi resi conto che non avevo mai sentito nulla del genere. Ero in pace con me stesso e con il mondo, e solo grazie a quel minuscolo contatto che mi stava offuscando la mente. Ma non poteva durare per sempre. La porta dietro di noi si spalancò, riportandoci violentemente alla realtà. Mi allontanai di scatto da Vincent, come se avessi potuto nascondere cosa stava succedendo. Fred ci fissava con la bocca spalancata, quasi avesse visto un fantasma. Una sensazione orribile si fece largo nel mio stomaco, soffocando la beatitudine di qualche secondo prima. Come dovevo affrontare le conseguenze? Vincent aveva l'aria colpevole, ma non riusciva a nascondere il sorriso che continuava a formarsi sulle sue labbra. Fred si schiarì la voce, improvvisamente interessato all'erba sotto di lui. -Ehm... Linda dice che vuole andare a casa, ti serve ancora un passaggio o...? – Borbottò fissando Vincent. Quest'ultimo si girò verso di me -Se vuoi ti porto a casa io- L'allusione era abbastanza palese. Mi chiesi come potesse essere così tranquillo dopo che eravamo stati beccati. -No no va benissimo, vado con Linda- Fred annuì, confuso. Quando se ne andò, calò il silenzio. Avevo un immenso bisogno di allontanarmi da lui e di schiarirmi le idee. Anche se questo significava salutarlo in quel momento. -Devo andare- Tagliai corto. Prima che potessi muovermi, mi afferrò di nuovo il polso. Mi chiesi se sarei mai riuscito ad uscire da quel maledetto giardino. Si sporse verso di me, come a volermi baciare di nuovo. Probabilmente glielo avrei lasciato fare, tanto ero stanco. Invece mi guardò dritto negli occhi, dandomi le vertigini -Buonanotte Nico- sussurrò soffiandomi leggermente sulle labbra. Sentii la pelle riscaldarsi e il cuore ricominciare a correre, ma durò solo un istante, infatti fu lui il primo ad andarsene. Rimasto solo, crollai sull'erba, esausto, confuso e accaldato. Era successo tutto talmente velocemente che sembravano passati mesi da quando avevo attraversato quella porta la prima volta. Non incontrai né Vincent né Fred, solo gente svenuta o traballante. Linda mi stava aspettando fuori dalla porta principale. Era strano che volesse andarsene così presto, ma non feci domande, troppo occupato a rendermi conto dell'ultima mezzora. Entrai in macchina con troppa enfasi e quando la portiera si richiuse, buttai fuori tutto lo stress accumulato, addormentandomi.


_Non ero pronta_

My Dear GodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora