Pay Attention

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Comportarsi senza destare sospetti si rivelò molto più complicato del previsto: non riuscivo a smettere di ripensare alla notte precedente, e questo mi riportava a cercare continuamente Vincent con lo sguardo. Evidentemente per lui era la stessa cosa, infatti il sentivo i suoi occhi su di me ogni volta che mi muovevo, rendendomi difficile comportarmi normalmente. La visita di quel giorno si rivelò molto più noiosa delle precedenti: ci avevano fatti "accomodare" in una sala troppo piccola per contenerci tutti, facendoci sedere per terra e ascoltare un vecchio che parlava a voce troppo bassa e con un inglese balbettato e pieno di errori. Nessuno, neanche volendo, avrebbe capito una singola parola di quello che era stato detto. Per tutta la mattinata ero riuscito a mantenere una distanza notevole da Vincent, finché un prof decise di spostarlo al mio fianco, per dividere altri due ragazzi che facevano confusione. Lui obbedì ma esitò quando mi vide. Eravamo tutti seduti a gambe incrociate, e quando Vincent si sedette le nostre gambe si sfiorarono. Lo salutai con un cenno, che lui ricambiò cautamente: entrambi stavamo cercando di capire come comportarci per sembrare disinvolti, probabilmente fallendo clamorosamente. All'inizio rimanemmo tesi, senza osare girarci verso l'altro per paura di avere reazioni inadatte alla situazione. Solo dopo la prima mezzora riuscii ad abbassare la guardia. Ovviamente la mia concentrazione con lui al mio fianco era minima. Mi sfiorai le labbra con un dito, ricordando vagamente la pressione e il sapore dei suoi baci. Sentivo le nostre ginocchia sfiorarsi e la voglia di toccarlo aumentare. Attorno a noi non c'era nessuno di rilevante: Caroline era con un altro gruppo e Jim era dall'altra parte della sala, quindi potevo prendermi qualche libertà. Mi spostai leggermente verso di lui, premendo il ginocchio contro al suo. Non lo guardai, consapevole di essere diventato completamente rosso. Deglutii, e dopo essermi assicurato che nessuno ci stesse prestando attenzione, gli appoggiai il palmo della mano sulla coscia. Il movimento era volutamente casuale, in modo che chiunque lo avesse visto lo avrebbe considerato involontario. Sempre senza guardarmi, Vincent ricambiò il contatto, appoggiando a sua volta la sua mano sulla mia. Me la accarezzò con il mignolo, lentamente. Mi ricordai vagamente che la stessa situazione era già avvenuta, qualche settimana prima, all'ultima festa a cui avevamo partecipato assieme. L'unica differenza era che adesso sorridevo e mi beavo di quel piccolo contatto, senza cercare scuse o di sottrarmene. Sapevo che adesso sarebbe stato molto più difficile nascondere cosa stava succedendo fra noi due, soprattutto perché sia che io che Vincent eravamo troppo adolescenti da rinunciare a quel brivido che il pericolo di essere scoperti ci dava. Se qualcuno avesse, anche solo per caso, alzato lo sguardo su di noi, avrebbe visto due ragazzi tenersi per mano. Il mio cuore batteva veloce, dandomi l'impressione che chiunque attorno a me avrebbe potuto sentirlo. La pressione delle sue dita aumentò e con lei il desiderio di osare di più. Il vecchio smise di parlare e iniziò a fissare il vuoto con aria assente. Dopo qualche secondo dagli studenti si sollevò una risatina generale e i professori iniziarono a parlottare fra loro: era chiaro che come uscita didattica non stava dando i risultati desiderati. Nel momento in cui il primo professore si spazientì e andò a parlarci privatamente, la situazione degenerò. Il chiacchiericcio aumentò e tutti si misero a fare i propri comodi. Nella confusione generale, Vincent si girò verso di me spostando la mano. La mancanza di quel calore mi rattristò più di quanto avrei voluto ammettere. -A pranzo sono al tuo tavolo- Cercò di non guardarmi negli occhi, quasi avesse paura -Lo sai vero che siamo spacciati? - Sorrisi, anche se trovavo quella situazione tutt'altro che divertente. Si sporse verso di me, incrociando finalmente il mio sguardo. Mi godetti i suoi meravigliosi occhi fissi nei miei, gustandomi il sorriso genuino che si formò su di lui. Rendere qualcuno felice solo guardandolo era una novità a cui sarei stato felice di abituarmi. -Sarà un vero inferno, ma almeno saremo più vicini del solito- Apprezzavo l'ottimismo, ma il problema era proprio quello: più stavamo vicini più eravamo a rischio. -Vincent, dobbiamo stare attenti- gli intimai abbassando lo sguardo. Lui annuì senza perdere il suo entusiasmo -Vedrai che andrà bene- Dopo un momento di silenzio vidi scorrere il suo sguardo su di me -Continuo a chiedermi perché ci hai messo così tanto ad accettarmi- Arrossii di colpo e mi girai dall'altra parte. -Sei sempre così espansivo? - Gli chiesi fissando un punto a caso della sala. Anche se non lo vedevo potevo sentire che mi fissava, probabilmente con il suo sorrisetto malizioso -Ovviamente e lo vedo che ti piace- Scossi la testa con il viso in fiamme e lo ignorai per il resto della mattinata.

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