He's Not Yours But He Should

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Avere il coraggio di prepararmi non era da poco. La figura davanti allo specchio era assolutamente irriconoscibile. Nonostante la bontà di mia madre, parlare con lei non mi aveva aiutato. Avevo più punti di domanda in testa che capelli. Ero ridotto uno straccio, con le occhiaie e la faccia di uno a cui è appena morto il cane. Erano le otto meno dieci, e l'idea di uscire mi sembrava improvvisamente pessima, sotto tutti punti di vista. Mio padre era tornato dal lavoro e la spensieratezza di casa era sotto ad un ponte. Mi ero messo un semplice paio di jeans e una maglia nera, non volendo dargli nessun motivo per farmi domande. Stavo ancora esaminando il mio riflesso, quando qualcuno suonò il campanello. Il terrore mi invase. Non avevo detto a Linda di scrivermi quando sarebbe arrivata. Mi precipitai verso la porta d'ingresso, afferrando lo zaino che avevo preparato seguendo le indicazioni di Vincent. In quel minuscolo tratto di strada pregai. Pregai di arrivare prima di mio padre, ma Dio non era dalla mia parte in quel periodo. Arrivai nel momento in cui lui stava aprendo la porta. Linda era impeccabile, aveva i capelli scuri raccorti, lasciando ben visibile il collo e il ciondolo a forma di stella che portava. Non sembrava per niente intimorita dalla statura di mio padre. Gli sorrise e mi intravide alle sue spalle -Mi chiamo Linda, sono venuta a prendere suo figlio- Mi aspettai qualche reazione assurda o come minimo un commento acido, invece mio padre allungò la mano e strinse quella della ragazza -Te lo chiamo subito cara, aspetta un momento- Sgranai gli occhi e aprii leggermente la bocca, scioccato. Io mi avvicinai, titubante. Salutai Linda con un cenno e mi rivolsi a mio padre, incerto -Allora noi andiamo- Tentai facendo un passo fuori dalla porta -Oh certo, divertitevi. Linda è stato un piacere conoscerti- Lei gli sorrise di rimando e si diresse verso la sua auto. Prima che potessi raggiungerla, mi tirò per una manica -Ottima scelta figliolo, dimostrale un uomo di cos'è capace- Disse facendomi l'occhiolino prima di chiudere la porta alle sue spalle. Rabbrividii, rendendomi conto a che cosa si riferisse. Probabilmente mia madre gli aveva detto qualcosa riguardante chissà quale ragazza dei miei sogni e mio padre l'aveva associata a Linda. Poco male in realtà, non dovevo preoccuparmi di non fare tardi. Salii in macchina, tirando un respiro di sollievo. Linda si girò verso di me e mi abbracciò -Sono felice che tu abbia accettato di venire con noi- Le sorrisi, più sereno -Qualcuno mi ha convinto- Lei ricambiò il mio sorriso e accese il motore. Mi sentii sollevato solo quando ci allontanammo da casa. Lei accese la radio e la mise al minimo, come sottofondo -Ci sarà tanta gente? - chiesi un po' titubante -Per niente, è una festicciola tranquilla. Alcuni ragazzi hanno affittato una villetta neanche troppo grande- Mi tolse un peso dal petto -Quindi non è come l'ultima volta? - Lei scosse la testa -Non preoccuparti, niente del genere, quello dell'ultima volta era un evento vero e proprio. Non era per principianti, senza offesa ovviamente- Come potevo offendermi se sapevo che aveva perfettamente ragione? Ma sta volta era una cosa tranquilla. Nessun rischio di rapimenti o rapine. Osservai attentamente la strada che stavamo percorrendo, segnandomi vie e punti di riferimento. Non avrei fatto gli stessi errori due volte. Ci fermammo appena fuori città, davanti ad una villetta con un enorme giardino che si intravedeva dall'ingresso. Presi un bel respiro e uscii dalla macchina. Linda era emozionata, talmente tanto che faceva fatica a camminare senza saltellare. Io non ero precisamente del suo stesso umore, ma ero più calmo di quanto mi aspettassi. Più ci avvicinavamo, più la musica prendeva i suoi contorni. Era molto più lenta dell'ultima volta, quasi volesse fare da accompagnamento a qualche scena da film. All'ingresso c'era qualche ragazzino ubriaco, ma nulla che non avessi già visto. Linda salutò un paio di persone, ma rimase sempre al mio fianco mentre entravamo. Ora capivo la differenza da "evento" a "festicciola". C'erano un po' di persone, ma nessun tipo di luce lampeggiante o macchine del fumo, inoltre la musica rispettava il volume massimo sopportato dai miei timpani. Linda mi prese per mano e mi trascinò in mezzo a tutti quei corpi ubriachi, portandomi su per delle scale. Di sopra la situazione era ancora più tranquilla. La musica era cambiata ancora, sfiorando la Chillout. Entrammo in una camera da letto e chiuse la porta alle mie spalle. Sdraiati sul letto c'erano Vincent e Fred, che si passavano quella che dall'odore definii essere una canna. Seduti sul pavimento invece c'erano Meredith e altri quattro ragazzi che non avevo mai visto. -Vi ho portato il cucciolo di foca- Esclamò Linda andando a sedersi accanto a Vincent. Si girarono tutti verso di me per un secondo. Non sapendo bene cosa fare andai a salutare Meredith, che mi presentò i ragazzi. Di questi, un certo Lucas attirò la mia attenzione. Aveva i capelli biondo cenere e due occhi blu che ti lasciavano senza fiato. Era davvero un bel ragazzo, ma qualcosa in lui non mi piaceva. Mi metteva pressione anche se non mi aveva neanche parlato. Quando arrivò il suo turno di presentarsi, mi strinse la mano con un po' troppa forza -Vincent mi ha parlato di te- Disse forzando un sorriso. Sentii le guance riscaldarsi -Ah sì? E cos'ha detto? - Chiesi con un filo di voce -Che sei una fighetta- Mi strinse la mano con ancora più forza, mettendomi a disagio. Vincent, dall'altra parte della stanza, intervenne -Lucas piantala di fare il coglione e lascialo stare- Lucas si girò di scatto verso di lui e mollò la presa, liberandomi. Vincent mi fece segno di avvicinarmi, e per la prima volta fui felice di farlo. Il biondo invece rimase immobile, fulminandomi con lo sguardo. Ma che problemi aveva? Mentre mi avvicinavo, Vincent mi aveva lasciato abbastanza spazio per sdraiarmi con loro. Non sapevo cosa fare altrimenti, quindi assecondai la sua richiesta silenziosa. Il materasso era comodo. -Vincent, vedi di rassicurare il ragazzo. Mi è sembrato un po' preoccupato durante il tragitto- Gli disse Linda, seduta ai piedi del letto. Fred intanto si era seduto e stava facendo su un'altra canna. Io e Vincent rimanemmo sdraiati uno di fianco all'altro. Non avevo il coraggio di girarmi a guardarlo, sapendo quanto eravamo vicini. -Cosa ti preoccupa? - Mi chiese dopo un po'. D'istinto mi girai, pentendomene subito dopo. Era troppo vicino, il suo viso era ad appena una spanna di distanza dal mio. Aveva messo l'eyeliner, che con mia grande sorpresa non lo rendeva più femminile. Al contrario rendeva il suo sguardo più affilato e marcava il colore dei suoi occhi. Ci misi troppo a rispondere, mi ripresi solo quando inarcò le sopracciglia, in attesa. Mi schiarii la voce e mi rivolsi al soffitto -Non mi sono ancora ripreso del tutto dall'ultima volta- borbottai incerto. Lo sentii muoversi accanto a me. Dopo qualche secondo silenzioso di troppo, notai che non mi stava più prestando la minima attenzione. Mi misi comodo, respirando lentamente. La musica, soffocata dalla porta chiusa, creava un'atmosfera calma, ammorbidita dal fumo passivo che continuavo ad inspirare. Vincent, al mio fianco, chiacchierava indisturbato con il via vai di persone che invadevano la stanza. Di questo ero abbastanza contento. Nonostante la comodità del materasso e il tepore che proveniva da esso, non riuscivo a stare tranquillo. Vincent mi aveva fatto sdraiare al suo fianco proprio per farmi rilassare il più possibile, fallendo miseramente. Infatti la sua vicinanza scottava. Sdraiandomi avevo lasciato circa una quindicina di centimetri fra noi, giusto per essere sicuro. Peccato che non ero in grado di sembrare disinvolto come avrei voluto. Mentre osservavo il ragazzo di prima, Lucas, Vincent mi appoggiò la mano sul braccio. Mi girai di scatto, ma lui era concentrato ad ascoltare una biondina ubriaca lamentarsi del fidanzato. Mi irrigidii del tutto, non osando neanche respirare. Avevo il forte impulso di spostare il braccio e di allontanarmi, ma mi trattenni, non volendo dare spettacolo. Non dovevo andarci a quella festa. Mi resi conto che ero finito in una trappola. Vincent era la trappola, e io mi ci stavo buttando. Cercai di spostarmi lentamente, sperando di non dare nell'occhio, ma lui emise un mugolio contrariato e mi afferrò il polso, senza mai rivolgersi direttamente a me. Mi irrigidii, sentendo l'intero braccio prendere fuoco. Senza darmi il tempo di reagire, iniziò a disegnare dei piccoli cerchi con il pollice, solleticandomi. MI si mozzò il respiro, ma ancora resistetti e non mi mossi. Mi stava accarezzando in modo così studiato da non dare nell'occhio e da non permettermi alcuna via di fuga. Nessuno, a meno che non stesse osservando con attenzione, avrebbe notato che qualcosa non andava. Anche perché effettivamente non c'era niente che non andasse. Mentre seguiva lentamente il contorno delle mie vene, mi guardai attorno, vigile. Mi sentivo osservato, e anche se speravo fosse solo paranoia, sapevo chi ci stava guardando. Lucas infatti era l'unico girato verso di noi, l'odio nello sguardo e gli occhi fissi sulle nostre mani. Non ci voleva un genio per capire che, qualunque rapporto avessimo io e Vincent, a lui non piaceva. Mi sentii lusingato, nonostante fosse abbastanza inappropriato vista la situazione. Quando alzò lo sguardo e incontrò il mio, mi ritrovai a sorridere, compiaciuto. Senza alcun preavviso appoggiò il bicchiere che aveva in mano e si avvicinò a grandi passi. D'istinto spostai il braccio, ma invece di allontanarlo, afferrai la mano di Vincent, intrecciando le dita con le sue. Finalmente catturai la sua attenzione. Si girò di scatto, evidentemente la conversazione con la biondina non era più così importante. Lucas si piazzò davanti al letto e si ricolse direttamente a lui. -Hai un minuto? - Chiese con innocenza forzata, soffermandosi a guardare le nostre mani. Vincent a malapena lo aveva notato, si limitava a fissarmi, con le labbra socchiuse e uno strano luccichio negli occhi. Lo avevo sorpreso, ma il bello è che neanche io avevo idea del perché avessi reagito in quel modo. Lucas, sentendosi ignorato, si schiarì la voce. -Vincent- Ritentò con più decisione -Eh? - Vincent staccò la sua mano dalla mia, tirandosi a sedere di colpo. Ritirai il braccio, umiliato e un po' deluso. Non so cosa mi aspettassi ma sicuramente niente del genere. Mi sentii come se avessi commesso un reato. Adesso era Lucas a sorridere, e io non potei fare a meno di abbassare la testa, sicuramente rosso in viso. -Hai un minuto? - Questa volta Vincent annuì e si affrettò ad alzarsi, lasciandomi immobile e incredulo. Prima di uscire dalla stanza, mi lanciò un'occhiata che non seppi tradurre.

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