Little Bubble of Paradise

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Quella sera mi decisi a rispondere a Vincent, che stava ancora aspettando una mia risposta. Gli scrissi velocemente, impaziente di rivederlo

N -A che ora?

Ero rientrato in camera, ma di Jim ancora nessuna traccia. Non vedevo l'ora di uscire da lì, infondo Vincent mi aveva detto che potevo dormire da lui, quindi perché rifiutare? Anche se non capivo perché, ero nervoso. La risposta di Vincent arrivò dopo qualche secondo

V -Ora, non ce la faccio più ad aspettare

V -Ho già controllato, hai via libera

Sorrisi e non me lo feci ripetere due volte. Vincent aveva ragione, il corridoio era stranamente vuoto nonostante fossero appena le dieci di sera. La porta della sua stanza era socchiusa, quindi mi ci infilai velocemente e una volta dentro tornai finalmente a respirare. Vincent era seduto sul suo letto a gambe incrociate, che mi osservava. -Ciao- Gli sorrisi -Ciao- Rimasi imbambolato davanti alla porta, senza sapere esattamente cosa fare. Dovevo avvicinarmi? Non avevo idea di come comportarmi con lui, ora che ero allo scoperto. -Ce l'hai con me per prima? – Mi chiese cambiando espressione. Scossi la testa con vigore -Se lo meritava, Jim è davvero un pezzo di merda- Annuì, recuperando la sua luminosità -Vieni qui- Mi porse la mano e io mi affrettai a raggiungerlo. -Kevin sa di noi- Non avevo avuto tempo di riflettere a riguardo, ben consapevole che probabilmente avrebbe significato solo che dovevamo alzare ulteriori muri fra di noi. -Ti fidi di lui? – Mi chiese quando mi sedetti al suo fianco -Credo di sì, non penso che sia il tipo che fa la spia- -Allora possiamo stare tranquilli- Mi sorrise di nuovo, facendo scivolare il suo sguardo sulle mie labbra -Vincent lo sai vero che se lo viene a sapere la persona sbagliata la mia vita è finita? – Sembrò riprendere la sua serietà un momento -Lo so, ma questo vale solo fuori da questa stanza, ora siamo soli- A mio malgrado, annuii, lasciando che si rallegrasse -Ora posso baciarti? O hai altre notizie che ti spingeranno a escludermi di nuovo? – Sbuffai ma senza nascondere un sorriso -Puoi farlo- E così lasciai che mi attirasse a sé e che premesse le sue labbra sulle mie. Era una dolce novità a cui non vedevo l'ora di abituarmi. Continuò a baciarmi lentamente, senza la fretta di dover concludere qualcosa. Poi iniziò a baciarmi sul serio e mi ritrovai senza fiato, con la sua mano dietro la nuca a trattenermi. Si staccò da me solo quando non riuscii più a sentirmi le labbra. Nei suoi occhi si leggeva solo il desiderio e l'impulso di spingersi oltre. -Voglio farti vedere una cosa- Mi disse alzandosi -Di cosa si tratta? – Chiesi sistemandomi i capelli completamente spettinati -Lo scoprirai, sempre se ti va di farci un giro- Mi sorrise e si mise a frugare nella sua valigia, tirandone fuori una felpa nera che si infilò velocemente -Non è rischioso? – La verità era che non avevo alcuna voglia di lasciare quella stanza calda e accogliente che aveva il suo odore -Non preoccuparti, ho scoperto una scorciatoia- Non ero per niente convinto ma mi alzai ugualmente e lo raggiunsi -Vado prima io, te seguimi- Annuii mentre apriva lentamente la porta e si affacciava da entrambi i lati del corridoio. Una volta assicuratosi che la strada fosse libera mi afferrò la mano e mi trascinò fuori. Si avviò velocemente verso le scale, ma invece di scendere girò di scatto verso sinistra, facendomi sussultare. Imboccammo corridoio minuscolo che prima di allora non avevo notato, tanto era nascosto. Vincent aumentò il passo, costringendomi quasi a correre per stargli dietro. Alla fine del corridoio c'era un'uscita d'emergenza, che Vincent non esitò ad aprire. L'impatto con l'aria fredda della notte mi destabilizzò, facendomi rabbrividire. Forse avrei dovuto prendere in prestito una delle felpe di Vincent. -Non siamo ancora arrivati- Disse stringendomi la mano. Continuò a trascinarmi su per le scale con entusiasmo mentre rimpiangevo il calore del suo letto -Quando hai avuto tempo di esplorare? – Gli chiesi cercando di distrarmi dal gelo che mi stava bloccando la circolazione -La prima sera ero troppo nervoso e non riuscivo a rimanere fermo. Quindi sono uscito- Ricordavo di aver avuto la stessa idea quella sera, e che non l'avevo assecondata per paura di trovarmelo davanti -E se mi fossi presentato alla tua porta? Non l'avresti mai saputo- Si girò verso di me, sorridendo -Non l'hai fatto, o sbaglio? – Distolsi lo sguardo, imbarazzato. Nel frattempo eravamo arrivati in cima, sul terrazzo e improvvisamente mi resi conto che ne fosse decisamente valsa la pena: eravamo abbastanza in alto da vedere gran parte della città, piena di vita nonostante l'orario. Era illuminata principalmente da semplici lampioni, che nonostante tutto rendevano l'atmosfera quasi magica. Rimasi imbambolato a fissare il panorama per un tempo che non seppi definire -Nico- mi chiamò Vincent a bassa voce. -Wow- sussurrai soltanto. Lasciò andare la mia mano, per poi andare a sedersi poco più in là, contro un muretto. Tirò fuori dalla tasca una piccola scatolina, da cui tirò fuori quello che tradussi essere uno spinello. Alzai gli occhi al cielo e andai a sedermi al suo fianco, rimanendo però ad una certa distanza -È davvero un bel posto- borbottai appoggiando la testa al muretto -Sono contento che ti piaccia- Si accese l'intruglio e fece un tiro. Osservai il suo profilo, mentre il fumo lo circondava. Notai di nuovo il segno sul suo collo, ancora nascosto dai capelli: un mistero che ancora non avevo svelato -Alla fine non mi hai detto cos'hai sul collo- Vincent sbuffò, divertito -Non è niente di così importante- -Me l'avevi promesso- Gli ricordai impuntandomi -E va bene- Sospirò facendo un altro tiro. Si scostò i capelli dal collo, rivelando un piccolo tatuaggio che raffigurava una piuma. D'istinto allungai la mano, sfiorandolo con le dita. La sua pelle era calda, e presto lo sentii rabbrividire sotto al mio tocco -Cosa rappresenta? – Gli sussurrai senza smettere di sfiorare l'inchiostro. Rimase un secondo in silenzio e chiuse gli occhi -Mia madre scriveva poesie- rispose improvvisamente cupo -Scriveva quasi tutto il giorno, quando era malata- La sua voce tremò e mi avvicinai leggermente a lui, sfiorando la sua mascella con le dita -Non devi parlarne se non te la senti- Scosse la testa -Non è niente di che, è solo che non ne parlo spesso- Si girò a guardarmi e nei suoi occhi intravidi qualcosa di diverso -A mia madre piaceva scrivere con quelle vecchie penne con la piuma, diceva che la faceva sentire più... elegante- Sorrise amaramente, con gli occhi lucidi. Mi avvicinai ancora, permettendogli di appoggiare la testa alla mia spalla. Fece un altro tiro e mi passò la canna, rimanendo in silenzio e io l'accettai senza pensarci, inspirando profondamente. Ancora non ero abituato a quella sensazione, ma con lui potevo permettermi di lasciarmi andare. Gliela ripassai e chiusi gli occhi, appoggiandomi a mia volta su di lui -Adesso dimmi qualcosa di te- Riprese poco dopo, senza staccarsi da me. Non sentivo nemmeno più il freddo accanto a lui -Cosa vuoi sapere? - -Qualcosa che non sa nessuno- Sospirai, pensandoci un attimo -Che mi piaci- Si mise a ridere -Quello lo sanno anche Fred e Kevin, non vale- Sorrisi, almeno sembrava avesse ripreso il buon umore -Ho deluso la mia famiglia e mi sento un coglione- -Se è per questa situazione sappi che- Lo interruppi immediatamente, scostandomi da lui -No no, cioè, si ma non per quello che pensi tu- Vincent inarcò un sopracciglio, confuso -Mia madre e mia sorella, le ho deluse perché ho cercato di compiacere mio padre al punto da perdere la mia umanità- Vincent rimase ad ascoltare, facendomi passare un braccio sulle spalle, attirandomi a sé -Quando mia sorella mi ha confessato che stava con una ragazza ho dato di matto- Presi un respiro e mi accoccolai se possibile ancora più addosso a lui -L'ho detto a mio padre e lui l'ha cacciata di casa- Le parole mi uscirono di bocca fredde, cattive e reali. Sentii Vincent irrigidirsi, ma non disse niente -Avrei dovuto proteggerla, invece sono la ragione per il quale sta male- -Quella volta mi hai chiamato per portala al pronto soccorso, non pensi che sia stato un bel gesto? – Chiese accarezzandomi il braccio -Vincent non capisci, lei era in quelle condizioni per colpa mia- Sentii gli occhi pizzicare e la voce venire a meno – Mia madre ha detto che non ce l'ha con me, e non capisco perché- Mi interruppi, cercando di mandare giù il groppo che mi si era formato in gola. Tentai di parlare, ma la voce non ne voleva più sapere di venir fuori, lasciando spazio solo ad agonizzante singhiozzo. -Nico...- sussurrò Vincent lasciandomi un bacio sui capelli -Va tutto bene, ora tua sorella sta bene- Nascosi il viso contro il suo petto, lasciando che le sue parole mi confortassero -Sono stato un vero ipocrita, ed è tutta colpa tua- -Shh- Mi accarezzò i capelli lentamente, cercando di rassicurarmi -Se tu non ti fossi avvicinato a me...- Vincent smise di accarezzarmi e rimase immobile, rigido -Ho smesso di credere nei miei ideali, ho smesso di credere a mio padre e tutto solo per te, mi hai reso un incoerente- Stavo solo tremando e blaterando scemenze, ma lui rimase al mio fianco. Si mise a ridacchiare -Non pensavo di essere così importante per te- -Non è un bene- Risposi sottraendomi dal suo abbraccio e abbassai la testa. Vincent mi afferrò il mento con le dita e lo sollevò, facendo incrociare i nostri sguardi. Era bello come al solito, con i suoi capelli ramati e il luccichio malizioso dei suoi occhi. Sentii il respiro uscire sempre più a fatica sotto il suo sguardo attento -Nico- Mi soffiò sulle labbra, con delicatezza. Il mio cuore stava esplodendo e diversi brividi mi attraversarono la schiena. Chiusi gli occhi e mi sporsi verso di lui, facendo scontrare le nostre labbra. Vincent mi afferrò per la vita e mi attirò di nuovo verso di lui, rallentando il bacio fino a trasformarlo in un dolce strofinamento di labbra. Sentivo il suo sorriso e per un secondo mi dimenticai tutto: Chi ero, dov'ero e tutti i problemi che mi attendevano fuori da quella piccola bolla di paradiso. -Non mi sembra sbagliato- borbottai fra un bacio e l'altro -Cosa? – Mi chiese ritraendosi leggermente -Noi- Non gli lasciai il tempo di rispondere che lo baciai di nuovo, più intensamente. Come poteva essere sbagliato qualcosa che mi faceva sentire così bene?

My Dear GodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora