Capitolo 3

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Si conobbero.
Lui conobbe lei e se stesso,
perché in verità
non s'era mai saputo.
E lei conobbe lui e se stessa,
perché pur essendosi saputa sempre,
mai s'era potuta riconoscere così.
Italo Calvino

Axel's pov

Altro giorno, altra sveglia di merda che suona. Anzi questa volta a svegliami alle 6 del mattino è stato il campanello, qualcuno si sta così tanto divertendo a schiacciare quel tasto ripetutamente che mi sta venendo il mal di testa.

Mi alzo con la voglia di uccidere chiunque stia dall'altra parte della porta, dimenticandomi di avere solo delle mutande addosso.

«Buongiorno Axel! Dormito bene?», e chi poteva essere se non quel coglione di Eric. Fa una smorfia quando guarda il mio corpo e vede in che condizioni sono, «scostumato, si apre così alle persone?». Entra dentro casa mia - ormai anche sua visto che passa la maggior parte del tempo qua - e si lancia, letteralmente, sul divano.

Essere vicini di casa fa schifo. Lui abita al piano sopra il mio, quando abbiamo deciso di abitare vicini mi sembrava una buona idea, poi l'ho cambiata una settimana dopo aver traslocato.

«Ma che problemi hai, mi spieghi per quale cazzo di motivo mi sei venuto a svegliare a quest'ora? Potevo dormire per altre due ore»

Fa una smorfia, si toglie le scarpe e si sdraia sul mio divano, «mi sono svegliato e non riuscivo più a riaddormentarmi così ho pensato di far visita al mio splendido e simpaticissimo migliore amico»

Lo ignoro e torno nella mia stanza sdraiandomi sul letto, questa pace purtroppo dura due secondi perché poi Eric inizia a lanciarmi dei cuscini in faccia. Vorrei strangolarlo.

«Eric lasciami in pace o la tua vita finirà in questo preciso istante», non lo vedo ma sono sicuro che sta mimando con le labbra ogni mia parola, lo fa sempre.

«Allora, oggi è il primo giorno di quella ragazza eh, secondo me sarà bravissima»

Ecco dove voleva andare a parare. Su Grace, dovevo aspettarmelo. Continuo ad ignorarlo, o almeno ci provo, e faccio un si con la testa.

«Smettila di fare lo stronzo, è una ragazza simpatica me lo sento, ieri quando ci ho parl-» inizio a ridere e scuoto la testa,

«Ma se non l'hai lasciata parlare nemmeno un attimo! Come fai a sapere che è simpatica»

«Me lo dice il mio cuore amico. Secondo te è fidanzata?», apro subito gli occhi e lo guardo male, così tanto da farlo diventare serio.

«Eric niente relazioni tra colleghi ricordatelo e poi ha un figlio quindi penso di si» non dice niente, si sdraia accanto a me sul letto e guarda il soffitto.

«Il mondo è ingiusto con il povero Eric» ed io scoppio a ridere. È l'unico che riesce sempre a farmi ridere, ci conosciamo da quando ho aperto il ristorante - cinque anni fa - e sin da subito abbiamo legato, è stato lui a fare il primo passo iniziando un giorno totalmente a caso a raccontarmi di tutta la sua vita, non è mai cambiato, è sempre stato così e ho sempre ammirato il suo essere se stesso senza mai vergognarsi del giudizio altrui.

«Comunque scherzavo non sono interessato a Grace io dicevo per te» e torno subito serio, gli metto un cuscino in faccia e provo a soffocarlo per non sentire più le cazzate che spara.

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