Capitolo 4

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Anche ad essere si impara.
Italo Calvino

Grace's pov

Stavamo al mare dalle nove di mattina e adesso erano circa le undici.

«Amore andiamo a farci un bagno?» Aaron batte le mani e si avvicina correndo, in mano aveva i braccioli, così glieli prendo e glieli infilo, poi lo prendo in braccio dirigendomi verso l'acqua.

«Mamma è fredda l'acqua» gli stampo un bacio sulla guancia e rispondo,

«devi solo abituarti un po', poi non sarà più tanto fredda» una volta immersi completamente dentro l'acqua Aaron inizia a scalciare provando ad allontanarsi dalle mie braccia che lo stringono.

«Sono bravo mamma! Lasciami dai» lo lascio ma rimango sempre vicina a lui, in realtà sa nuotare, circa a 4 anni l'ho iscritto a nuoto e continua ancora ad andarci, però ho sempre paura che possa succedergli qualcosa quindi non mi allontano mai troppo.

Stiamo in acqua per una mezz'ora e poi usciamo mettendoci sulla sabbia a costruire castelli di sabbia.

Per essere più precisi io costruivo castelli di sabbia e lui ci saltava sopra una volta finiti.

Io e Aaron veniamo interrotti da una voce dietro le mie spalle, «dove andiamo a mangiare? Sto morendo di fame», mi giro trovandomi una Eva assonnata seduta sul telo da mare intenta a strofinarsi gli occhi con una mano e l'altra premuta sulla pancia.

«Ci sono dei ristoranti qua vicino, possiamo andare là» nemmeno il tempo di finire la frase che lei sta già mettendo il suo vestito e sta prendendo anche i vestiti per mio figlio avvicinandosi a lui e iniziando a vestirlo.

«Alzati dalla sabbia Grace! Ho fame e te resti là seduta sulla sabbia a fissarmi?» roteo gli occhi e mi alzo, si era appena svegliata e già rompeva le palle, «questa è colpa tua, io te l'avevo detto di portarci il pranzo da casa e te non hai voluto.»

Fa finta di non ascoltarmi come ogni volta che qualcuno dice qualcosa che a lei non sta bene e continua a vestire Aaron.

Arrivati al ristorante prendiamo posto e poco dopo ordiniamo.

«Eva forse la crema solare dovevi mettertela sai?» aggrotta le sopracciglia come se non capisse. Lo vedo io che è rossa e che stanotte non riuscirà nemmeno a sdraiarsi senza che le bruci tutto e non lei.

«Ma non ti senti scottare? Sei rossissima, non mi ascolti mai»

«Ma che dici Grace, ho preso solo un po' di sole ma niente di che e poi sono stata tutto il tempo sotto l'ombrellone quindi è impossibile che io mi sia scottata», non mi ascolterà mai, è una battaglia persa in partenza.

«Vedremo.»

Dopo pranzo ci facciamo una passeggiata e arriviamo davanti una gelateria. Prima di mettere anche solo un piede dentro sento qualcuno chiamarmi.

«Grace!» mi giro e mi trovo Eric a pochi passi da me.

«Ei Eric, scusami non ti avevo visto» non mi ha neanche ascoltato perché il suo sguardo è fisso su mio figlio così mi affretto a presentarlo,

«lui è mio figlio, si chiama Aaron, amore saluta» inizia a muovere la manina a mò di ciao ed Eric si abbassa alla sua altezza,

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