3; Isabella

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Carola mi ha tartassato di telefonate questa settimana, semplicemente per parlarmi della festa che hanno organizzato e deciso di fare in casa mia.

Oggi è il grande giorno, e non vedo l'ora di trascorrere un po' di tempo con lei e Luca.

Ho passato ore alla ricerca di questo fidanzato segreto ma trovarlo sembra più complicato del previsto. Non nego che avrei bisogno di aiuto.

Aiuto, mio padre come ha potuto nascondermi una cosa del genere? Non posso crederci.

<<Tesoro io sto uscendo, cercate di non fare danno. Torno stanotte, non aspettarmi sveglia.>>

Roteo gli occhi verso il cielo e cerco invano di sistemare la cerniera del mio abito.

<<Hai bisogno d'aiuto?>>

Lascio momentaneamente perdere e mi avvicino velocemente. Voglio restare sola, non voglio parlare con lui.

<<Il lavoro ti chiama, mi occuperò personalmente di sistemare tutto prima di domattina.>>

Mio padre mi guarda incerto e poi mi abbraccia. Non reagisco e rimango immobile, non ricambierò la sua stretta. Sono ancora arrabbiata.

<<Ciao Isa, ti auguro una splendida serata.>>

Gli mostro un sorriso forzato e scendo le scale, reggendo l'abito in vita con le braccia. Santo cielo.
Devo sperare in Carola e il suo essere sempre in anticipo.

All'improvviso sento suonare il campanello, allora mi precipito alla porta, imprecando contro quello che penso sia mio padre.

<<Papà->>

Mi blocco e indietreggio sorpresa. Ho appena fatto una figuraccia, e questo ragazzo mi prenderà in giro per il resto della nostra vita.

<<Ciao stronza, non pensavo di essere diventato papà. Di solito il bambino non è più piccolo?>>

Sbruffo e lo lascio entrare, contro il mio orgoglio. Odio questo signorino e non vedo l'ora di poterlo aggredire con le mie battute.

<<Di solito il papà non è così, insomma...>>

Stronzo, ma veramente bello. Questo non lo ammetterò mai, però.

<<Così come, Isabella?>>

Scandisce il mio nome in modo strano, ogni volta che parla con me il suo sguardo diventa cupo e mi sento in difetto. Non lo capirò mai.

<<Stronzo, Alessandro. Stronzo come te.>>

Rido per sdrammatizzare la situazione. Mi ricordo solamente in questo momento di essere in difficoltà con il vestito.

<<Posso andare in camera mia e cercare di vincere la battaglia con questa fottuta cerniera?>>

Chiedo esasperata. Non ho voglia di uscirne pazza, ma è inevitabile. Dovevo accettare l'aiuto di mio padre.

<<Sei sicura di potercela fare? Non sei una contorsionista, mi sembra veramente dura.>>

Mi dice tra il divertito e l'indifferente. Quest'uomo ha una doppia personalità.

<<Cambierò vestito semmai, alla fine questa è casa mia.>>

Mi guardo intorno e sospiro. La casa di cui non ricordo niente. Dove ho trascorso la mia infanzia? Quando ero bambina, quale era il mio posto preferito?

<<No. Non per forza, questo vestitino ti sta bene.>>

Sgrano gli occhi e arrossisco. Alessandro Rina mi sta dicendo che quello che indosso mi sta bene? Le mie orecchie sono difettose?

<<Pazienza, non c'è nessuno che può darmi una mano.>>

Gli faccio presente, ma la sua espressione muta e mi rivolge un sorriso imbarazzato.

<<Non scorre buon sangue tra noi, ma addirittura definirmi nessuno mi sembra esagerato.>>

Scoppio in una fragorosa risata e solo quando mi sono ripresa, gli rivolgo la parola.

<<O-ok. È senza dubbio la soluzione migliore, Carola non arriverà prima delle otto.>>

Cerco di non tremare mentre sento il suo profumo inondarmi le narici. Lo odio per questo, perché mi sento strana quando gli sono vicino.

<<Hai ricordato qualcosa?>>

Mi chiede, rabbrividisco nel momento in cui la sua mano indugia sulla mia schiena nuda.

<<Non ancora.>>

Ammetto strabiliata. Non pensavo gli importasse della mia storia. Sento la chiusura lampo fredda scivolare sulla mia pelle.

<<Neanche qualcosa di piccolo e insignificante?>>

Ho detto di no, mio Dio. Ma non posso reagire, sta semplicemente facendo il gentile.

<<Purtroppo no. Mio padre mi ha accennato qualcosa, ma non ricordo niente.>>

Mi volto in sua direzione e lo vedo annuire. Tiene una mano dietro la nuca, è visibilmente imbarazzato. O preoccupato. In ansia per qualcosa.

<<Grazie.>>

Sussurro debolmente e cerco di non lasciarmi sopraffare dalla sensazione di impotenza che provo quando sono con lui. Sento le mie gambe sgretolarsi e il cuore palpitare.

<<Di niente... ehm, guardiamo un film?>>

Per Sempre// Alex WyseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora