19; Isabella

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Molto probabilmente non verrò ascoltata, però non posso lasciare che questa situazione non venga considerata come problematica.

Apprezzo molto il fatto che Alessandro, nonostante tutto, abbia deciso di rimanere in casa mia e seguire il mio percorso di guarigione.

È stato senza ombra di dubbio molto utile, dato che mio padre non è ancora potuto tornare.

Anche se è stato imbarazzante, fare una doccia calda era necessario e da sola non sarebbe stato possibile.

Non posso che ringraziare il suo gesto di rispetto verso un'amica, ma in questo momento dobbiamo ammettere che io sono guarita.

Ho finito il ciclo antibiotico e ho superato la prima fase dell'influenza, quella più dolorosa e lunga. Rimane solamente il raffreddore, ma posso sicuramente cavarmela da sola.

Spero che Alessandro riesca a capire il mio punto di vista, non nego che ho anche bisogno di tempo per riflettere su tutto quello che sta succedendo.

<<Voglio sapere perché devo andarmene via, nonostante il bacio non credo ci sia stato qualcosa di troppo grave.>>

Annuisco.

<<Non c'entra questo, ho semplicemente bisogno di tempo e quale momento migliore se non adesso, che sto finalmente meglio?>>

La sua espressione non promette niente di buono.

<<Questa è una tua versione della storia, ma secondo il mio parere devo andare via perché abbiamo superato un confine.>>

Roteo gli occhi verso il cielo.

<<Non capisco cosa tu stia insinuando.>>

Mento. Ho perfettamente intuito quello che sta pensando e in parte ha ragione, ma non posso ammetterlo.

<<Ah no?>>

Improvvisamente si alza e mi guarda in modo sgarbato. Non appena capisco la sua intenzione, faccio per indietreggiare.

<<Ferma, Isabella.>>

Si avvicina in modo pericoloso, l'angolo della sua bellissima bocca si incurva leggermente verso l'alto.

<<Cosa stiamo facendo?>>

Gli chiedo sfacciatamente, gli scappa una risata divertita.

<<Niente di male.>>

Sento la mia schiena sbattere contro la parete ruvida e gelida, faccio un lungo respiro e cerco il suo sguardo, che in questo momento è perso nel mio.

<<Non puoi mentire, ti conosco troppo bene.>>

Il suo ginocchio si insinua in mezzo alle mie gambe, senza neanche chiedere il permesso.

<<Io non sto mentendo. Ho semplicemente espresso il mio pensiero, ossia sono guarita e posso restare sola.>>

Crea una trappola con le sue braccia, per marchiare il fatto che non posso scappare. Come se io abbia intenzione di farlo.

<<Questa è solo una scusa.>>

Sono talmente tanto nervosa che mi mordo le unghie e di tanto in tanto nascondo il viso, appoggiandolo sul suo petto.

<<Ci vogliamo e questo ti rende nervosa, proprio come in questo caso.>>

Mi scappa un sorriso isterico, però mi rendo conto della situazione e torno seria.

<<È solo un gioco dettato dalla noia, Alessandro.>>

Sbotto.

<<Perché pensi questo?>>

La mia voce trema e io sento di aver perso il controllo.

<<Perché tu mi hai sempre odiato.>>

Il suo sorriso diventa più dolce, io rischio di sciogliermi come neve al sole.

<<Chi ti ha messo in testa queste cazzate?>>

Mi mordo il labbro inferiore, lui mi sfiora nello stesso punto ma con un polpastrello.

<<È sempre stato così...>>

Appoggia prima la mano sinistra sulla mia guancia, poi l'altra. Tiene salde le nostre fronti e mi guarda negli occhi.

<<Sono sempre stato fottutamente perso per te, Bella.>>

Per Sempre// Alex WyseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora