9; Isabella

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Sono una ragazza che perde molto facilmente la speranza, ho già combattuto abbastanza e mollare sembra sempre la cosa giusta.

Mio padre dice che sono forte, che ho le capacità di risolvere il problema o la situazione più complicata. Non sono pienamente d'accordo, ma non posso che annuire e ringraziarlo.

Devo dire che ho avuto la fortuna di incontrare Alessandro, che contrariamente trova sempre il lato positivo nelle cose.

In realtà, dovrebbe arrivare a momenti. Abbiamo deciso di lavorare in casa mia, dice che proprio stamattina ha finito di leggere il mio ultimo tema.

Ammetto di essere in ansia, non vedo l'ora di scoprire qualcosa di nuovo ma allo stesso tempo questo mi spaventa. Non capisco il perché.

Non aspettavo altro, ho voltato le spalle alla mia famiglia eppure mi comporto come una bambina, impaurita dalla sua stessa vita.

<<Posso entrare?>>

Dice il mio compagno di avventura, con il suo tono di voce caldo e rauco. Rabbrividisco.

<<Certo che puoi, ma perché la porta è aperta?>>

Gli chiedo, leggermente sconvolta. Lui sorride e posa il sacchetto con la nostra cena sul tavolo.

<<Carola mi ha dato la sua chiave di riserva, non volevo disturbarti.>>

Annuisco e faccio un lungo sospiro. Accendo il riscaldamento e afferro la mia coperta rosa.

<<Ti dispiace se resto in pigiama? Non mi sento molto bene.>>

Lui mi dice di stare tranquilla e io lo ringrazio. È tutto il giorno che sento freddo, non ho neanche mangiato. Spero non mi stia salendo la febbre.

<<Allora, come stai?>>

Mi chiede, ma non rispondo subito. Non amo parlare della mia situazione con gli altri o in generale di me stessa.

<<Mentalmente instabile, fisicamente sento che sto morendo.>>

Inaspettatamente, mi posa un dolce bacio sulla fronte. Sembra mio padre.

<<Possiamo cominciare? Non mi importa della febbre, non sono una bambina.>>

Dico con voce sussurrata, sono visibilmente stanca. Ma non voglio interrompere il nostro lavoro.

<<D'accordo.>>

Mi risponde, osservando il vuoto. Questo ragazzo è seriamente bipolare.

<<Hai scoperto qualcosa?>>

Cerco di strappargli qualche informazione, non sembra molto propenso a parlare.

<<Non sappiamo come si chiama il tuo ragazzo, non avete frequentato la stessa scuola. Dalle tue descrizioni, lui sembra più grande.>>

Annuisco pensierosa, mi copro anche le spalle con la mia copertina. Sto seriamente pensando di misurare la temperatura. Mi sento morire.

<<Altro?>>

Gli chiedo, soffiandomi il naso. Lui mi guarda con un cipiglio serio, che ignoro.

<<Ho trovato il nome di una vostra vecchia amica. Nome e cognome, per l'esattezza. Le ho mandato un messaggio, possiamo vederci tra due settimane.>>

Sorrido imbarazzata e senza farci caso, inizio a giocherellare con la sua mano.

<<Poi?>>

Chiedo ulteriormente, socchiudendo gli occhi. La luce mi dà fastidio.

<<Non stai bene, Bella. Dov'è il termometro?>>

Roteo gli occhi verso il cielo e mi alzo, contro la mia volontà, cercando di fargli capire che sto bene e posso continuare.

Lui non smette di seguire ogni mio movimento, finché non perdo l'equilibro e mi accascio a terra.

<<Cazzo, Bella! Ti ho detto mille volte di non fare la stupida, l'influenza non è un gioco.>>

Sgrano gli occhi, mi ritrovo tra le sue braccia, grandi e forti. Quello che ha detto mi confonde, lui sembra preoccupato.

<<Quando mi avresti detto una cosa del genere?>>

Non apre bocca, si limita a portarmi nella mia camera. Mi posa delicatamente sul letto e mi aiuta a misurare la temperatura.

<<In casetta, ma evidentemente non mi hai mai ascoltato.>>

Non sono convinta, ma non voglio insistere. Non voglio peggiorare la situazione.

<<Trentanove e mezzo, tu sei completamente pazza! Dobbiamo chiamare il medico.>>

Mi oppongo con tutte le forze che mi sono rimaste, ma Alex non è una persona facile. Quello che dice è legge, non c'è niente da fare.

<<Stai male, Bella. Hai la febbre molto alta e non intendo né andarmene via né tantomeno restare senza chiedere aiuto a qualcuno di esperto. Stai buona.>>

Per Sempre// Alex WyseDove le storie prendono vita. Scoprilo ora