Sento il suo profumo di cocco. La sua voce squillante e il suono melodico della sua risata. Ma non trovo il suo sguardo, non ho voglia di mendicare la sua attenzione. Diventerebbe troppo insolito per lei.
<<Sono arrivate le pizze, mancano solo le bevande e possiamo mangiare.>>
Dice Carola, studiando la mia espressione persa e cupa. Odio le feste e soprattutto quando c'è Bella.
<<Alessandro Rina, alza il tuo culo e accompagna Isabella in cantina. Dovete prendere qualcosa di alcolico, sennò la festa non può continuare.>>
Insiste, mente con la sua mano mi lancia uno scappellotto dietro la nuca.
<<Non può farlo qualcun altro?>>
Le chiedo, leggermente spaesato e distratto per il dolore. Eppure è una ballerina di danza classica, dovrebbe avere la delicatezza di una fata.
<<Testa di cazzo, accompagna Isabella.>>
Mi sussurra all'orecchio in modo deciso, appena colgo il significato di questo suo gesto sorrido e annuisco.
<<Cosa dobbiamo prendere? Non capisco niente di queste cose.>>
Ammette Bella, visibilmente in difficoltà. Le dico di stare tranquilla e che posso pensarci io.
<<Questo ha il tasso alcolico più basso, non vogliamo esagerare, vero?>>
Le chiedo, speranzoso che dica di no.
La mia Bella non avrebbe mai accettato di organizzare una festa di questo genere in casa sua. Mai.
<<Mio padre non approverebbe, dice che senza non è una vera festa. Ma fortunatamente non sono mio padre...>>
Mi scappa una risatina isterica e le sorrido. Imbarazzata afferra qualche bottiglia di aranciata, ma sorpasso il suo piccolo corpo per fermarla.
<<No Isabella, pesano troppo per te.>>
Le sfioro delicatamente la mano, senza neanche farlo apposta. Mi viene la pelle d'oca e nonostante l'impegno, sembra impossibile calmare il mio cuore.
<<Posso farcela.>>
Dice decisa come non mai, e potrebbe veramente farcela. Probabilmente arriverebbe esausta, ma ha tutta la forza per affrontare una stupidaggine di questo tipo.
Però ho bisogno di prendere tempo. Questo è il mio momento e devo sfruttarlo.
<<Carola mi ha raccontato tutto, insomma...>>
Balbetto leggermente ma cerco di non farglielo notare.
Il suo sguardo incontra il mio e la mia anima sorride.
<<Non avrebbe dovuto farlo, però.>>
Mi dice in modo furioso, rotea gli occhi verso il cielo e cerca di controllare la sua rabbia.
<<Non prendertela con lei, è tutta colpa mia. Ho insistito per saperne di più.>>
Il tono della mia voce è sottile, sto dicendo tante cazzate. Ho sempre sbagliato tutto con questa ragazza, porca troia.
<<Hai scoperto qualcosa di nuovo?>>
Azzardo, sgrana gli occhi e ignora la mia mano ancora sulla sua. Sembra che sia in ostaggio, e forse il piano è proprio questo.
<<Perché ti interessa così tanto questa storia? Ti ricordo che noi non siamo amici e non ci sopportiamo.>>
Sospiro sospettosamente e cerco di ragionare sulla mia risposta. Devo essere meno insidioso, o non accetterà mai il mio aiuto.
<<Rispondi alla mia domanda, Isabella.>>
Sposto la mia mano sulla sua spalla, e finalmente prendo le bottiglie dalle sue braccia, riponendole in uno scaffale pieno di polvere.
<<Non ho scoperto niente. Mio padre parla di una promessa che deve e vuole mantenere. Non ho nessuna pista, non ricordo nulla Ale.>>
Dice tutto d'un fiato, con le gambe che tremano dalla paura. Carola mi ha raccontato tutto, anche che non ha più ricordato niente.
<<Hai bisogno di una mano? Possiamo fare qualcosa insieme, tipo lavoro di squadra...>>
Alle mie parole il suo sguardo diventa nuovamente più luminoso. È sempre uno spettacolo per me, vederla felice.
E mi sento uno stronzo, perché il compito è quello di renderle le cose più complicate.
<<Faresti davvero questa cosa per me?>>
Il senso di colpa mi invade e formulare una risposta sensata è alquanto difficile.
<<Certo. Non sono così cattivo, alla fine, no?>>
Mi sorride e per la prima volta, dopo sette anni, mi stringe forte. Sto abbracciando la mia principessa e non mi sembra vero.
<<Lo so che non sei cattivo, però sei un po' stronzo.>>
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Per Sempre// Alex Wyse
RomansDi qualsiasi cosa siano fatte le anime, la mia e la sua, sono uguali.