Capitolo 13. The Draw

732 60 5
                                    

"your body is a message send my regards to hell."

Eva Pov's:

E se n'è andato.

Sotto la pioggia.

Senza parlarmi.

Senza guardarmi.

E io ho preso.

La testa tra le mani.

E ho pianto.

Accasciata a terra, ho pianto, per un lasso di tempo che mi è sembrato infinito. Poi delle braccia mi hanno sollevata, ho sentito delle voci, Mattia, Giorgio, Christian. Erano loro, mi hanno coperta, presa in braccio e portata dentro, nel mio camerino. Piangevo a dirotto e loro non sapevano spiegarsi il perchè. Le parole di Stash mi hanno scaturito un uragano dentro, mi sono sentita umiliata, rifiutata. Sì, delle misere parole mi hanno resa vulnerabile, mi hanno fatto ricordare tutto il dolore passato. Devo essermi addormentata nelle braccia di qualcuno. Durante la notte ho sentito delle labbra umide poggiarsi sulle mie. Buonanotte Eva. Dei sussurri. La mattina ho aperto gli occhi e ho trovato Mattia sotto di me, con le braccia a cingermi le spalle, le gambe piegate sul divano e la mia testa poggiata sul suo ventre, Christian sulla poltrona davanti. Devono avermi accudita per tutta la notte. Mi sono alzata e gli ho preparato la colazione, ho dato un bacio sulla guancia ad entrambi e me ne sono andata nel mio vestito da gran sera nel caldo sole della domenica.

Ho passato giorni infernali, Stash si rifiuta ancora di lavorare con me ed io non insisto neanche più, credo sia meglio così. Giorgio mi ha chiesto varie volte cosa mi fosse successo ma ho cercato di evitare l'argomento. Christian e Mattia invece non mi hanno chiesto più nulla, nonostane tutto però siamo tornati alla solita routine.

Venerdì pomeriggio, è freddo più del solito, lavoro da qualche ora in saletta dei blu da sola, Luca è con Dan in studio, Stash è nella saletta accanto con Elisa.

"Buonasera Signorina." é Miriam.

Le corro incontro abbracciandola, mi manca troppo.

Stiamo un po' insieme, parliamo di tutto, del suo nuovo lavoro in un negozio al centro, di sua madre, delle sue serate in discoteca.

"Stash?" fatico un po', ma poi le racconto tutto, le racconto di come sono andate le ultime settimane, del mio orgoglio, delle sue paure, le racconto della sera scorsa e di quella prima ancora.

"Andiamo di là, ti presento i ragazzi." le dico portandola in casetta.

Al nostro arrivo però, non c'è nessuno, Virginia e Giorgio stanno provando, degli altri non c'è traccia.

Ci mettiamo sedute sul divano.

"Abbiamo sofferto tanto io e te, ogni giorno una lotta contro noi stesse." guardo il tavolino davanti a noi, le prendo la mano. "Ripenso a tutte le serate urlate nei cavalcavia, alle sigarette bruciate nella gola, al buio, ai tormenti, quei dolori così colmi di odio per noi stesse, come faremo? Come facciamo ad essere felici? Dopo tutto?" Miriam ha uno sguardo nuovo, pieno di speranza ora.

"Un giorno arriveremo alla fine Eva. Riusciremo a chiudere le porte, a serrare le finestre. Potremmo marcire in una soffitta, tra la polvere. Arriverà la conclusione del dolore, del buio. Rimarremo grigie, ma con l'anima a colori. Correremo nelle nostre macchine e ci guarderemo sfrecciare sull'asfalto, senza paura. Un giorno riusciremo a buttare l'ultimo mozzicone di sigaretta, a restare nel letto della sera prima, a non mangiare troppo. Guarderemo il cielo terso e penseremo che non è stato poi così male, che ce l'abbiamo fatta a sopravvivere. Quelle serate passate buttate sul cemento rovente non sembreranno così brutte nel divano di un salotto. Quella puzza di piscio, di marcio, non ci sembrerà poi così perfida. Non odieremo la nostra gente ma ci mangeremo insieme, in un ristorante al mare. Parleremo delle nostre sconfitte ridendo. Quegli amori così maledetti, che abbiamo tanto osannato nelle pagine dei diari ci sembreranno effimeri. Le persone... le persone che sedevano accanto a noi ci sembreranno sconosciute. Anche quelli che abbiamo amato con tutto il cuore saranno dispersi. Ne troveremo altri, piangeremo per le morti di altri amori, di altri uomini. Un giorno tutto questo Eva, ti servirà, penserai ridendo anche a Stash, e guarderai con occhi nuovi tutto ciò che ti circonda." Mi abbraccia forte, da togliermi il respiro, è lei la mia famiglia.

Stash Pov's:

"E tu che cazzo ci fai qui?" Eva mi guarda dritto negli occhi.

"Sai com'è ci abito." rido sarcastico, cercando di celare tutto l'imbarazzo per aver ascoltato una conversazione così intima.

Vedo i suoi occhi accendersi. Si alza, i capelli mossi, un maglione di lana arancio scuro, gonna a vita alta a quadri rossi e neri, una giacca di pelle nera. Mi fa impazzire, si alza verso di me.

"Credi di essere sempre al centro dell'attenzione non è vero? Credi di poter tenere le fila di tutto, pensi di poter controllare anche le mie mosse." cammina maliziosa, si leva la giacca, arriva davanti a me prendendomi per i polsi.

"Forse." rido, improvvisamente sento le sue labbra contro le mie, mi graffia il collo, scende per la schiena. La spingo verso il tavolo, mi sorpende sempre di più, sono giorni che non parliamo e ora si avvinghia così, sento la mia lingua perdersi e fondersi con la sua, ho il cuore che esplode, vorrei trasmettergli tutta la mia dolcezza in questi baci, la dolcezza che mi ha provocato vederla vulnerabile. Invece non ci riesco perchè nei suoi baci c'è una violenza inaudita. Mi stringe il bacino e io di risposta affondo le mani nelle sue cosce. Ci stiamo odiando, in questa fusione c'è solo odio, rancore, rabbia. La alzo dal tavolo mentre lei non riesce a staccarsi dalle mie labbra. Si ritrova spalle al muro. Perchè devi essere così Eva, maledizione, perchè devi farmi impazzire, devi farmi lottare, perchè non sei più semplice. I baci continuano, si perdono sul viso, sul collo, sulle clavicole. Le alzo la gonna, ho troppa voglia di lei.

"Non posso." si ricompone, infila la giacca.

"Ciao Stash." mi da un casto bacio sulla guancia e infila la porta.

Non c'è stato niente tra noi. Niente sesso, niente di niente. Però mi sento pieno. Mi sento pieno, riempito di lei. Sazio.

Spazio Autrice:

Buonaseraa, grazie per le persone che hanno votato a favore della storia, veramente! L'ultima parte del capitolo scritta in corsivo è una citazione del libro "Ma le stelle quante sono" di Giulia Carcasi che a mio parere calzava a pennello. Fatemi sapere anche questa volta di cosa ne pensate del capitolo. Un abbraccio, Elisa.

Differences. «S.F»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora