Capitolo 21. Remains

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"I'm leaving tonight,
I'll be gone in the morning."

Eva Pov's:

"Stash? Dove sei? Sono venti minuti che ti aspetto sotto casa." sono spazientita, dovevamo uscire mezz'ora fa e ancora non si è presentato.

"Sto arrivando." interrompe bruscamente la chiamata, dopo una manciata di minuti arriva, sbatte la portiera dell'auto e mi viene incontro.

Ha l'aria turbata.

"Ormai è troppo tardi, il film è iniziato da un bel pezzo, restiamo a casa?" forse è stanco a causa dei ritmi frenetici a cui è sottoposto nel programma, si avvicina la semifinale, quindi cerco di essere il più disponibile possibile.

"Va bene." mi accarezza la guancia con un gesto maldestro.

Entriamo in casa e mi precipito in cucina cercando di preparare qualcosa, sento Stash incamminarsi verso il salone.

"Eva!" urla.

"Che succede?" entro in salone e lo trovo con una camicia azzurra in mano.

"Scommetto che è di Guido, non è vero?" si gira e ha uno sguardo perso.

"Sì, dorme qui da quando è tornato a Roma." mi appoggio al muro, intuisco la scenata di gelosia che sta per avvenire.

"Ah certo, dorme qui con te, nello stesso letto magari, scopate anche scommetto." ride, sta ridendo, mi guarda in tono di sfida.

"Stash smettila, non ti permetto di parlare così di me e Guido." mi avvicino a lui e prendo la camicia che ha buttato a terra.

Ride ancora, di gusto, un misto tra nevrosi e urletti stomachevoli.

"Smettila di fare il ragazzino, si può sapere che hai?" lo prendo per un polso, lo guardo a lungo dritto negli occhi.

"Non toccarmi, è tutta colpa tua se sono così."si scosta e continua a guardarmi con disprezzo. Sento la bocca dello stomaco chiudersi.

"Non ero così prima di incontrarti, lo vedi? Lo vedi come sono diventato ossessivo, timoroso, stressato? Sei tu, sei tu cara la mia Miss Mondo. Mi fai venire la nausea con i tuoi modi sbeffeggianti, con i tuoi occhi, con la tua camminata decisa. Avevo ragione dall'inizio, dovevo solo portarti a letto, lasciarti lì tra le lenzuola. Mi sono fatto abbindolare. Sei solo una stronza Eva."

Stash biascica le ultime parole guardando a terra.

Sento gli occhi riempirsi di lacrime, annacquarsi.

"Neanche mi guardi in faccia, non hai il coraggio di guardarmi negli occhi mentre mi sputi addosso veleno." stringo i denti. "Vattene, esci da casa mia." sibilo.

Stash rimane fermo, quasi singhiozza, vedo le gambe tremargli.

"Vattene!"

Urlo con tutto il fiato in gola, la voce stride, un suono che fa tremare i muri. Stash alza lo sguardo, ci guardiamo per qualche secondo, è arrabbiato, deluso.

Credevamo in noi. Forse troppo.

Esce dalla porta quasi strisciando.

Non verso una lacrima, mi affaccio dal balcone e vedo Stash salire in macchina, prendo la giacca che ha lasciato sulla sedia della cucina e la metto nel mio armadio. Un'azione automatica, quella di tenere qualcosa di suo, perchè ho sempre saputo che lui non mi apparteneva e che un giorno sarebbero rimasti solo oggetti a ricordarci, a ricordare cosa eravamo l'uno per l'altra.

Mi siedo sul divano, bevo una birra, poi due, tre, quattro.

Quando mi alzo è buio pesto fuori, mi affaccio alla porta della camera dove dorme Guido, la schiena nuda stesa accanto a quella di Miriam, li osservo con le gambe incastrate l'une con le altre, i loro respiri profondi.

Scendo nel cortile del palazzo. Mi accendo l'ennesima sigaretta.

Penso a cosa starà facendo Stash, se sarà solo o in compagnia, stretto nel suo letto o nel letto di qualcun'altra. Forse dovevamo solo andare a letto insieme, sarebbe stato migliore. Ci siamo fatti molto male, troppo, siamo arrivati sanguinanti fino alla fine. Nonostante gli ultimi tempi ho visto i suoi continui cambiamenti d'umore. Passava da "tranquilla Eva, esci pure con Dan, ci vediamo domani" alle continue chiamate fino a notte fonda per sapere dove fossi. Forse è stato meglio così. Nonostante fossi felice con lui, nonostante alla fine ci credevo anche io, mi fidavo, forse è stato meglio così, è stato meglio lasciarsi andare via. Percepisco un blocco di apatia nello stomaco, ma in quel momento, nel momento in cui sento di essere immune a tutto realizzo. Stash se n'è andato, o meglio, l'ho fatto andare via io. L'ho sbattuto fuori dalla porta. Dovevo farlo, dopo tutte le cose orribili che mi aveva detto. Era accecato dalla rabbia, dalla gelosia, si era sentito minuscolo vicino a me e questo aveva fatto impazzire il suo orgoglio. Mi sarei dovuta comportare da persona matura, affrontare il problema, invece l'ho fatto scappare, ma c'è una giustificazione a tutto ciò, con quele parole, con quegli sguardi mi aveva ferita, non aveva ferito il mio orgoglio, aveva ferito me. Io che mi ero anche se poco, aperta a lui. Stash non ci aveva pensato due volte a rinfacciarmi tutto ciò che ero.

Sento le gambe pesanti, salgo le scale, torno nel mio appartamento e mi butto nel letto. Mi giro tra le lenzuola e sento il suo odore, ma lui non c'è.

Sono sola, ancora.



Spazio Autrice:

Allora ragazze, il concerto ieri è andato benissimo, ho incontrato anche Alessandra Amoroso ed è veramente carinissima. Ormai è il quarto concerto di Tiziano che vedo, ma questo mi ha emozionata particolarmente. Oggi nonostante sia sabato ho aggiornato perchè essendo stata tutto il giorno al mare non sono uscita stasera, domani però vado al Coca Cola Summer Festival e prevedo di non aggiornare. Ecco a voi il capitolo, non mi odiate per come sono andate le cose! Fatemi sapere cosa ne pensate al solito, un bacione.

Elisa.

Differences. «S.F»Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora