Capitolo 17. It's up to you

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"You fooled me from the start when you let me start to love you."

Eva Pov's:

Sono in macchina ormai da quasi un quarto d'ora, mi sono svegliata tardissimo, ho messo un maglione di lana nera e ho legato i capelli mentre correvo nel garage. Stash mi aspetta in studio a mezzogiorno.

Parcheggio e chiudo lo sportello dell'auto. Cammino per qualche centinaio di metro, entro attraverso la porta di legno scuro e trovo Virgnia in giardino.

"Ciao tesoro, Stash?"

Mi indica la porta del salone mentre è indaffarata a bere il suo caffè.

Entro e trovo Stash a leggere.

"Ah, non ti facevo un lettore accanito." gli dico mentre poso il borsone su una sedia del tavolo. Stash mi guarda spaurito e poi sbiascica qualche parola sul libro che sta leggendo.

"Dai andiamo." lo prendo a braccetto e lo porto nello studio.

Sembriamo due tredicenni alle prese con il primo appuntamento, siamo buffi, un po' impacciati, lo osservo mentre mette in ordine dei spartiti sparpargliati sul divanetto. Sono agitata sinceramente, è la prima volta che lavoriamo insieme veramente, e non voglio che tutto finisca nei soliti litigi, sto cercando di mettere i miei sentimenti da parte, ignorare il fatto che Stash mi faccia tremare le gambe, che mi faccia sorridere solo dicendo una stupidaggine, nessuno mi ha mai fatto lo stesso effetto e credo che anche lui apprezzi la mia presenza. Lo percepisco dal modo in cui mi guarda, da cui mi sfiora. Mi perdo nei miei pensieri.

"Avevo pensato a questa, potresti suonare il pianoforte e io la canto." la sua voce mi porta alla realtà, mi è accanto e ha preso lo spartito di Me minus you, lo guardo per un attimo, è la canzone che sentii in radio la prima volta dopo il nostro incontro ad Amici, un altro brivido ripercorre la schiena.

"Va benissimo."

Passiamo le tre ore successive a provare, ci troviamo vicini nel suonare il pianoforte, mi faccio guidare, ora è lui che insegna a me. Provo un immenso senso di sicurezza con lui, una tregua che tanto abbiamo atteso. Mi racconta di quanto lavoro hanno messo lui, Alex e Daniele per arrivare fin qui, dei concerti con dieci persone, della delusione nel vedere i propri sogni così lontani.

"Tu non immagini quanto mi senta fortunato a lavorare qui, con artisti come te." gli poso una mano sulla gamba, sto cercando di abbattere i miei muri, le mie insicurezze. Fidati Eva, fidati, sta volta sarà diverso.

Ma non ci riesco.

"Te lo meriti." gli stampo un bacio all'angolo della bocca. "Ci vediamo domani, buona giornata." gli sorrido dolcemente e Stash mi guarda, con quella sicurezza nello sguardo quasi a voler dirmi a domani, ti aspetto.

Stash Pov's:

"Stash, c'è Ambra."Luca, un ragazzo della produzione, mi avverte del suo arrivo facendo capolino dalla porta.

Ho ancora un sorriso da ebete stampato sulla faccia.

Ambra entra, stretta in dei jeans chiari e in una maglietta che le strizza il seno, le sono cresciuti i capelli e li ha tinti di nero corvino. Rimango quasi schifato dalla sua presenza, che contrasta con quella di Eva che è appena andata via. Le sue gambe magre sembrano così misere, la sua vita stretta, il trucco eccessivo. Quando Eva è arrivata, con quel maglione larghissimo, i capelli in su. ho pensato subito che si fosse appena svegliata, eppure l'ho trovata immensamente dolce, di una bellezza leggera, i suoi fianchi morbidi, le gambe affusolate, le labbra carnose lasciate nude, il collo coperto dai riccioli sfuggiti alla coda, mi guardava con gli occhi ancora umidi dal sonno, con le ciglia annerite svogliatamente dal rimmel. Non era il massimo della sensualità eppure era bellissima, semplice. Tutto il contrario della venere di botox davanti ai miei occhi, che si struscia sul divano, che graffia la porta, una gatta morta vogliosa solo di aggrapparsi al mio collo e succhiare avidamente tutto ciò che ho.

"Ambra mi dispiace, mi sono sbagliato, non volevo farti scomodare." la guardo infastidito indicandole la porta.

"Ah davvero? Pensavo avessi bisogno di me." mi accarezza la spalla, per un attimo subisco il suo fascino, il suo profumo ostruisce il mio respiro.

"Esci, ti prego." sento Ambra sempre più vicina, sento le sue mani sul mio petto.

"Scusa Stash, mi ero dimenticata la custodia degli occhiali." la porta si spalanca ed entra Eva. Ambra soffia sulle mie labbra, di getto la scanso, è troppo tardi.

"Torno dopo, continuate pure." Eva ha già chiuso la porta.

"Esci brutta puttana, esci da questa stanza, vattene." urlo contro con tutta la rabbia in corpo, sento la gola bruciare, le mani tremare. Ambra esce impaurita.

Prendo la custodia blu scuro vicino al computer e corro senza sosta finchè non trovo Eva accanto alla sua macchina.

"Aspetta!"

Spazio Autrice:

Buonasera, ecco a voi il capitolooo, ditemi cosa ne pensate! Spero vi piaccia, Eva e Stash non trovano pace... lo so ahahah non odiatemi! Domani non potrò aggiornare perchè dormo da una mia cara amica, sabato vado al mare, quindi aspettatevi il prossimo capitolo domenica. Mi farò perdonare per questi due giorni di assenza, ripeto, commentate, sono proprio curiosa di sapere che avete da dire!

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