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A volte penso di essere una persona estremamente fredda e distaccata, altre volte invece penso di avere un problema bello grosso.

          Da due giorno indosso la maglia di Eros, ma non ho ancora trovato il coraggio per lasciare casa di Penelope nonostante io ora stia molto meglio.

Lei mi guarda, con quel pizzico di soddisfazione stampato in faccia, sostenendo una teoria che non ha alcun senso.

          Indosso ancora la sua maglia solo perché ho freddo, anche se fuori da queste mura c'è l'inferno. Infondo, siamo in piena estate. Ma non demordo e continuo a negare qualunque cosa le frulli nella testa.

          A suo dire, Eros è stato molto carino nei miei confronti, è stato gentile, protettivo. Beh, lei non era in casa quando ha fatto lo stronzo, ma infondo lui è molto bravo a nascondere la sua vera natura.

          Eppure... eppure voglio vederlo, nonostante lo detesti, nonostante io continui a parlare male di lui e a sminuire qualunque cosa abbia fatto per me.

-       Quindi andrai nel bosco con gli altri...

Non so perché io abbia preso questa folle decisione. Forse il mio lato folle lo fa solo per ottenere una reazione da una persona che dovrei ignorare.

-       Sì, ma non resterò molto con loro. Ci vado solo per curiosità e per... conoscerli meglio.

Penelope non crede a una parola e non me lo nasconde; non mi è mai interessato conoscere meglio quelli più grandi. Anche se ho un rapporto civile con tutti in questo villaggio, non sono mai andata oltre e non considero nessuno come un amico.

-       Dovresti chiedere ad Eros di farti compagnia.

La sua richiesta non mi sorprende, quello che mi sconvolge è ammettere a me stessa che un po' speravo in quello che ha appena detto, come se, in qualche modo, mi sentissi meno ridicola perché questo consiglio è partito da lei.

Probabilmente, mi dico, è solo una scusa per poter parlare con lui e per ringraziarlo. Infondo, senza di lui, a quest'ora, avrei ancora un terribile mal di gola.

-       Forse sì, non lo so. Vedremo – scrollo le spalle, ma non credo di essere stata molto convincente.

Ultimamente sono un libro aperto, e non è un bene. Non voglio che si capiscano di me cose che nemmeno io voglio accettare.

Alla fine mi convinco che andare da Eros sia la cosa giusta da fare, che non lo inviterò a seguirmi per il bosco e che mi limiterò a ringraziarlo anche per la sua maglia che ora stringo nella mia mano destra, mentre raggiungo il retro di casa sua. Spero di non incontrare suo padre; è tardo pomeriggio e non ho alcuna voglia di far valere le mie ragioni senza neanche sapere il motivo per cui quell'uomo mi odi tanto.

Il mio pensiero corre a mia madre, spesso mi impongo di non pensarci per non star male, ma non posso ignorare le sue parole poco prima di lasciarmi.

Tuttavia, tutto svanisce quando trovo Eros seduto a terra, con le spalle contro il muro di casa e un libro fra le mani. Ha l'aria assorta, ma i suoi occhi saettano sulla mia figura, non appena si rende conto della mia presenza.

-       Ciao – dondolo sui piedi e sono sicura che l'espressione sul mio viso sia molto lontana da un sorriso.

Sono nervosa, e non ha alcun senso. Insomma, non è la prima volta che lo vedo o che ci parlo, ma è senza ombra di dubbio la prima volta che non riesco a ragionare in sua presenza.

-       Ciao – risponde lui, chiudendo quel libro.

Se fossi stupida, penserei che con questo gesto lui abbia deciso di dedicarmi tutta la sua attenzione, ma stiamo pur sempre parlando di Eros e di me. E per lui, io non ho tutta questa importanza.

Eros ed Agnes.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora