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Agnes's pov

Sono in uno stato di dormiveglia, ho un mal di testa atroce e per di più Calisto è diventato un chiacchierone tutto d'un tratto.

Spero di averlo ringraziato per avermi aiutato e per aver medicato la ferita che mi sono procurata sulla fronte dopo aver fatto amicizia con un sasso bello grosso.

Annuisco a qualcosa che mi dice, ma ho le palpebre pesanti e non so come fargli capire che sto per addormentarmi. Di Penelope nemmeno l'ombra. Non so dove sia andata. Lei avrebbe saputo come chiedere a questo ragazzo, con gentilezza, di lasciarmi riposare. Io, invece, mi sento persino in colpa perché vorrei che qui, in questo momento, ci fosse quel grandissimo stronzo di Eros. Ma devo smetterla. Pensare a lui è logorante, soprattutto dopo il nostro ultimo litigio.

- Devi fare attenzione nel bosco – mi sfiora il viso – e non devi correre.

- Tu invece dovresti iniziare a farlo. Sparisci e non toccarla!

Come se i miei stupidi pensieri avessero avuto il potere di evocarlo, Eros entra dalla porta di casa di Penelope con lei al suo seguito. Ha il fiatone, sembra che abbia corso per stare al suo passo. Mentre lui ha un'espressione così cinica e antipatica da far innervosire persino me.

Ho i miei motivi per avercela con lui, e altrettanti per desiderare di averlo qui, ma la rabbia prevale sui sentimenti ed Eros non ha alcun diritto di trattare Calisto in questo modo.

- Prego? Ma chi ti credi di essere?

- Ragazzi, restiamo calmi!

Penelope si mette fra di loro, guarda prima Eros e poi Calisto come se ad entrambi stesse comunicando qualcosa di diverso.

Poi, d'improvviso e come un fulmine a ciel sereno, gli occhi di Eros si posano su di me con una brutalità tale da farmi sobbalzare.

- Non sei nemmeno in grado di medicare una ferita.

Suppongo si riferisca a Calisto, ma è me che guarda mentre si avvicina.

Mi riprendo dal mio stato di trance, scatto a sedere sulla mia brandina, ma il movimento mi provoca un fastidioso giramento di testa.

- Piano – sussurra lui con una dolcezza che spazza via il nostro litigio, ma che in realtà a me fa soltanto saltare i nervi.

- Non ho bisogno del tuo aiuto. Ci ha già pensato Calisto.

E lo so che sono una stronza, so di avergli detto esattamente quello che non avrebbe voluto sentire, ma non m'importa.

Se lui è un bugiardo, allora anch'io ho il diritto di mentire e di trattarlo male.

Penelope alza gli occhi al cielo, esausta dei nostri continui battibecchi. Mi è chiaro che è stata lei ad avvisarlo, ma non avrebbe dovuto. Non voglio che lui torni da me solo quando mi capita qualcosa. Vorrei che lui... che lui tornasse da me per altri motivi, ma è evidente che non sarà mai così.

- Peccato che non ne sia stato in grado.

Lo guardo male quando con le dita sfiora la mia tempia e si prende persino la briga di gettare a terra il medicinale che Calisto ha usato per disinfettare la mia ferita.

- Questo non va bene – poi si alza, apre un piccolo cassetto in legno e ne tira fuori una boccetta che probabilmente tempo fa aveva donato proprio a Penelope.

Il povero Calisto segue la scena con gli occhi sbarrati, completamente sconvolto dai modi di questo ragazzo così ... arrogante.

Penelope, dal suo canto, lo invita ad andare a casa. Gli dici che va tutto bene, che è stato gentile, ma che il suo aiuto ora non è più necessario.

Eros ed Agnes.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora