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Non mi è mai piaciuto piangere in presenza di qualcun altro, ho sempre provato a trattenermi, a camuffare il dolore con la rabbia, e in tutti questi anni, con Eros, ci sono sempre riuscita.

Non mi sono mai fidata abbastanza da lasciarmi andare, mentre ora mi sembra la cosa più naturale del mondo. Non mi vergogno dei miei occhi rossi e del tremore delle mie labbra così vicine alle sue. In questo momento, sarebbe giusto persino baciarci e mettere da parte i motivi per cui io dovrei essere arrabbiata con lui.

Mi ha mentito. Non è la prima volta e non sarà l'ultima. Nelle sue parole, così semplici ma anche tanto enigmatiche, ho letto qualcosa di dolce, di passionale ed amorevole. Un senso di protezione che ho provato soltanto con lui.

E non penso che lui sia debole, anche se non riesce a parlare, anche se deve distogliere lo sguardo per non cedere alla tentazione più bella.

Vorrei tanto che lo facesse, che con me provasse ad affrontare qualunque cosa stia accadendo. Chiudo gli occhi, quando la mia fronte posa sulla sua spalla e le sue braccia si stringono attorno a me come se volesse togliermi il respiro.

Non mi ha mai stretta così forte, ed è proprio per questo motivo che, quando mi lascia, fa così male.

Scappa da questa casa, senza dire nulla, senza guardarmi un'ultima volta e so che dentro di lui pensa di aver fatto la cosa giusta.

Vorrei crederci anch'io, vorrei essere meno egoista, vorrei proteggerlo dall'ignoto che gravita sulle nostre teste.

Quando Penelope rientra, non ho la forza di parlare né di litigare con lei per aver raccontato ad Eros quello che mi è successo.

Infondo lo volevo, e lo voglio ancora.

I miei occhi urlano il mio dolore e non hanno bisogno della voce per farlo.

- Fuori piove, inizia a far freddo.

Queste poche parole mi ridanno la forza e un coraggio che non pensavo di avere. L'idea che lui debba trascorrere un'altra notte in quella grotta mi tormenta, ma la verità è che non è questo il motivo per cui esco da casa di Penelope e lo seguo.

Non so cosa gli dirò, non so se sono pronta ad affrontare i miei sentimenti, urlandoglieli contro. So soltanto che non posso permettere che vada via, che fugga da me in quel modo.

Lo vedo, mentre silenzioso come un predatore, si addentra nella foresta, e infondo lo so che mi ha sentito.

Lui è sempre attento, sa perfettamente come muovere i suoi passi, cosa fare e come farlo. Io no. Io sono sbadata, distratta e rumorosa, ma sembra che, ora come ora, questa cosa non importi a nessuno dei due.

- Puoi trovare altre medicine a casa di Penelope – dice, continuando a camminare. In un'altra occasione avrei imprecato e gli avrei intimato di fermarsi senza mezzi termini. Ma ora so bene che la sua indifferenza non è altro che una maschera per il suo dolore.

- Quindi non potremmo vederci mai più?

I suoi passi si arrestano, come se lo avessi appena colpito alle spalle e lui stesse per cadere. Ma non cade. Eros è un abile giocatore, ma anche i più bravi possono mostrare qualche segno di umanità.

- Dovremmo parlarne. – mi trema la voce, ho freddo e voglia di piangere ancora e ancora. Voglio essere forte per lui, ma anche per me stessa. Non sono disposta a depositare le armi e a perdere questa battaglia ancor prima di averla combattuta per davvero.

Eros non la pensa allo stesso modo, e anche quando si volta e mi degna di una rapida occhiata, so che sarà davvero difficile fargli cambiare idea.

- Lo abbiamo già fatto.

Eros ed Agnes.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora