Un'altra settimana passò e Magnus non aveva ancora realizzato interamente che avrebbe trascorso i prossimi otto anni della sua vita in Norvegia. Poteva sembrare strano, ma l'idea di non vedere più New York per così tanti anni lo avviliva totalmente. Nessuna città sapeva evolversi e trasformarsi come New York e da quando vi ci era trasferito per la prima volta a Magnus non era nemmeno sfiorata l'idea di andare a vivere altrove. Il flusso di gente che camminava per le strade lo aveva sempre affascinato perché paradossalmente il movimento e il cambiamento gli trasmettevano serenità. Invece nei prossimi otto anni la sua vita sarebbe stata stabile e immutabile con le stesse persone e attività da svolgere giorno dopo giorno. Mentre elaborava questi pensieri seduto sul divano, Alec entrò in salone e il suo passo rallentò al contatto visivo con Magnus. Si avvicinò cauto e Magnus poteva vedere da fuori le paranoie che gli volavano in testa. Magnus decise di eliminargli quel fardello e lo interruppe prima che potesse aprire bocca.
<<Ti manca New York?>>
Alec sgranò gli occhi e Magnus intuì immediatamente che tutto si sarebbe aspettato tranne una domanda del genere.<<A volte sì, a volte no>>
Alec si sedette anche lui sul divano vicino a Magnus. Sembrava che stesse cercando le parole giuste per quella che all'apparenza poteva essere una semplice domanda.
<<Ho uno strano rapporto con questa città. Le sue strade mi hanno accolto quando casa mia mi sembrava troppo stretta . Anche quando mi perdevo non avevo la sensazione di perdermi perché ogni angolo della città mi sembrava sempre così famigliare e sicuro... anche se non ci ero mai stato. Tuttavia, in quelle strade c'è anche tanta sofferenza. Quando scappavo di casa per... drogarmi, andavo in posti impensabili. Edifici abbandonati dove gli eroinomani e senza tetto trovavano un posto per drogarsi indisturbati. Vicoli bui per le strade. Penso che ogni città abbia i suoi lati oscuri>>
Alec si era seduto vicino a lui sul divano e sembrava aver capito che lui era l'unica persona su cui si poteva confrontare su una cosa del genere. Magnus doveva abituarsi all'idea che l'Alec che aveva davanti anni prima poteva essere uno dei innumerevoli senza tetto che vedeva per strada.
<<New York è tante cose. Là le persone hanno lottato veramente per essere quello che volevano essere e amare chi volevano amare. L'ho sempre vista come una città che ha sempre dato posto a tutti indiscriminatamente. Mi ha adottato quando nessuno mi voleva>>
Alec annuì energicamente.
<<è esattamente quello che intendevo dire. New York non guarda in faccia a nessuno e non fa discriminazioni. Nel bene e nel male>>
Ci fu una pausa in cui Magnus pensò che Alec si fosse perso nei suoi pensieri.
<<è da un po' che ci penso... come l'hai presa la notizia... della sentenza?>>
Era il turno di Alec di fare domande difficili. Si era sporto verso di lui e il suo ginocchio sfiorava quello di Magnus. Il calore di quel contatto gli fu stranamente di conforto per quella domanda così complicata.<<Non benissimo... se penso che lì ho lasciato tutta la mia vita mi manca il respiro>>
Alec gli posò la mano sulla spalla e Magnus potette sentire le sue dita che si muovevano sulla sua schiena. Ed anche quello non gli diede fastidio.
<<Ricordi quando ti dicevo che la vera punizione te la saresti inflitta da te? La mia è stata allontanarmi dai miei fratelli. Per anni ho perso i loro compleanni, eventi importanti. Sono entrambi più piccoli di me e mi sono sempre sentito responsabile per loro e questa cosa mi uccide. Però con il tempo mi sono convinto che la distanza da tutto ciò che conoscevo mi ha aiutato a costruire la persona che diventerò quando tornerò da loro. All'inizio solo questo mi impediva di impazzire. Se ti posso dare un consiglio pensa a quello che vorrai fare una volta uscito di qui. Cosa ti manca per poterlo fare?>>
Si alzò lasciando da solo Magnus a rimuginare per minuti interi sulla sua storia. Lui era lì per un crimine che lui pensava valesse la pena commettere. Se pensava a quanto gli costasse quella punizione, tornando indietro forse non avrebbe fatto quello per cui era stato accusato.
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E Fuori c'è Troppa Luce
Fanfiction"Alla fine Magnus si sentiva così svuotato da non riuscire a trovare le forze necessarie per continuare a spiegare quanto tutto questo fosse sbagliato. La rabbia che gli era uscita dalle parole gli aveva svuotato i polmoni e adesso respirava pesante...