Capitolo 2

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Alla fine la camminata era stata piacevole e Magnus aveva ripreso le forze grazie all'aria estiva che era fresca abbastanza da svegliare lui e i suoi sensi. Stavano camminando da due ore e ancora non si scorgeva niente che sembrasse abitato da esseri umani. A Magnus gli dolevano le gambe per via delle salite, ma l'autista sembrava fresco come una rosa. Chissà quante volte aveva fatto quel percorso in vita sua.

<<Appena raggiungeremo la vetta di questa collina avremo davanti a noi delle abitazioni>>

Magnus fece finta di non importagli, ma era grato di sapere che quel supplizio stava per avere una fine. Non sapeva cosa gli avrebbe riservato quel posto e solo dopo essere arrivato lì lo avrebbe scoperto. Raggruppò le sue ultime forze per compiere quell'ultimo sforzo e dimostrare a quel malfidato che avrebbe valicato anche l'Everest se necessario.

Arrivato alla cima, vide davanti a sé delle abitazioni colorate che facevano contrasto con il verde acceso del prato. Magnus girò la testa e vide che alcune continuavano ad estendersi di fronte a un lago scintillante degno di una meta turistica. C'erano delle persone distese a prendere il sole davanti alle abitazioni e Magnus riusciva a scorgerne altre in lontananza che nuotavano sulla riva del lago. Per quanto quel panorama fosse unico e mozzafiato, qualcosa a Magnus non tornava. L'autista gli fece senno di continuare la camminata per raggiungere il covo principale in cui Magnus si sarebbe dovuto registrare. Più Magnus si avvicinava a quel piccolo angolo di paradiso, più non gli sembrava vero che avrebbe dovuto passare del tempo lì. Si stavano dirigendo verso l'edificio centrale che aveva un colore più "formale" rispetto agli altri. Un banalissimo marrone per fare capire che là si svolgevano le questioni amministrative. Man mano che entravano in quella schiera, Magnus cercava di sbirciare l'interno delle abitazioni. Tende in linea con i colori delle case coprivano le stanze dei piani superiori e alcune avevano persino un piccolo balcone. Magnus aveva una strana sensazione che si intensificò appena varcò la soglia. Possibile che stesse sognando o veramente Ragnor era riuscito a fargli scontare la pena in un posto del genere? Perché costruire una prigione in mezzo al verde della Norvegia? Lo scopo dell'isolamento non era quello di punire chi commetteva crimini? Mentre pensava ciò, Ragnor parlava con il capo della prigione che era un tizio sulla quarantina vestito con una camicia di flanella e dei pantaloncini corti. Da come gesticolava sembrava una persona allegra e semplice e Magnus non si spiegava del perché avesse deciso di passare la sua vita in mezzo al nulla a gestire un carcere che sembrava una villeggiatura. A fine colloquio, l'autista si era diretto verso l'uscita e aveva rivolto a Magnus uno sguardo come per dire " non sei più sotto la mia responsabilità. Addio e a mai più". Ragnor gli si avvicinò con un'espressione preoccupata sotto lo sguardo del capo che, al contrario, sembrava sereno e tranquillo all'idea di avere un criminale sotto il suo tetto.

<<Magnus, mio caro amico. Purtroppo non mi permettono di stare qui con te, ma prometto che tra un paio di mesi tornerò a trovarti per aggiornarti sul caso. Questo è il rimedio meno dannoso e più sicuro che io abbia mai escogitato in anni di carriera. Mi dispiace non essere qui con te come amico"

Se a Magnus era rimasta ancora della rabbia sullo stomaco, adesso questa si era rarefatta sentendo le parole sincere del suo migliore amico.

<<Non solo hai fatto il meglio che hai potuto, ma hai superato chiunque con questa trovata. Per il resto devo solo incolpare me stesso>>

Ragnor lo avvolse in un abbraccio fraterno a cui Magnus si abbandonò teneramente. Gli sarebbe mancato il suo amico pazzoide ma geniale e sperò che un giorno sarebbe stato in grado di restituirgli il favore. Si staccarono, e Magnus riuscì a scorgere negli occhi di Ragnor un velo di tristezza e immediatamente si sentì in colpa. L'amico gli lanciò un sorriso di ammonimento perché sapeva che Magnus era un attaccabrighe quando voleva. Se ne andò verso l'uscita e chiuse la porta. Adesso Magnus era proprio solo. O meglio, era solo con un tipo che gestiva una prigione vestito come un turista in vacanza. 

E Fuori c'è Troppa LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora