Capitolo 36

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Erano passati giorni da quando Alec aveva parlato di Valentine e Magnus ancora si stava pentendo di averglielo chiesto. Aveva sperato che nemmeno Alec riaprisse l'argomento e così era stato, però Magnus sentiva che doveva dirgli quello che aveva scoperto su di lui e di come la sua vita si fosse intrecciata con quella di Valentine Morgenstern. Ma non sapeva come farlo perché dirgli la verità lo avrebbe costretto a parlare del motivo per cui lui stesso era lì.

< < E dove sarebbe il problema? > >

Richard si era preso la consueta mezzoretta per parlare con Magnus dopo la lezione di botanica.

< < Non voglio che lui scopra quello che ho fatto > >

Richard rimase in silenzio aggrottò la fronte, segno che stava assimilando l'informazione.

< < è così grave? > >

Magnus abbassò lo sguardo.

< < Abbastanza > >

< < non grave quanto il mio > >

< < Poteva arrivarci vicino > >

< < Allora perché hai tutte queste remore nel dirlo? Nessuno qui ha fatto cose belle > >

La risposta Magnus l'aveva, ma non aveva il coraggio di dirla a Richard.

< < Non saprei...> >

Richard lo scrutò affondo e Magnus immediatamente scoprì che lo aveva sorpreso a mentire.

< < Ti sei pentito di quello che hai fatto? > >

Nessuno gli aveva mai fatto quella domanda. Forse per mostrare delicatezza o per non risultare invadenti. Richard non aveva dato segno di aver smascherato la bugia di Magnus.

< < No > >

Richard annuì . Non ebbe altro tipo di reazione che potesse far capire a Magnus cosa stesse pensando.

< < Questo spiega anche perché tendevi a giudicare i detenuti di questo posto > >

Magnus fece per parlare, ma fu interrotto dall'uomo che alzò la mano continuando a parlare.

< < Non negarlo. Puoi aver abbassato le difese, ma ho sentito il tuo sguardo giudicante addosso dal primo momento. Non sei il primo e non sarai l'ultimo. È una conseguenza di ciò che ho fatto ed è il minimo > >

Richard continuò a guardarlo negli occhi e Magnus fece fatica a non abbassare lo sguardo.

< < Non ti sei pentito. Devi averlo fatto per vendetta. O lo hai fatto sentendoti giustificato nel farlo > >

Magnus sgranò gli occhi. L'uomo davanti a lui ci aveva preso e lo stava guardando fisso.

< < Capisco la tua frustrazione se fosse così, ma secondo me Alec merita di sapere la verità > >

< < Lo so, ma ho paura che possa cambiare idea su di me > >

Richard intanto si stava mettendo la giacca.

< < Se quello che hai fatto lo hai fatto perché sentivi che fosse giusto non dovresti farti problemi. Lui si è aperto con te anche se temeva di perdere la tua stima. Perché tu non dovresti farlo? > >

Nell'andarsene Richard gli diede una pacca sulla spalla, e Magnus rimase fermo a quella domanda per altri dieci minuti.

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Il giorno dopo, Alec era tornato più tardi del solito e Magnus non si era azzardato a chiedergli il motivo perché temeva che si potesse riaprire il discorso che stava in tutti modi provando ad evitare. Si era chiuso in camera facendo finta di non averlo sentito entrare, ma sentì bussare la porta e ovviamente non poteva che essere lui.

< < Magnus, ti disturbo? > >

Si alzò di colpo dalla sedia anche se non sapeva bene perché.

< < No, no. Entra pure > >

La porta si aprì e Alec entrò titubante in camera di Magnus. L'ultima volta che ci era entrato risaliva al suo primo giorno e da lì tante cose erano cambiate tra di loro. Da che non gli voleva rivolgere la parola adesso avrebbe voluto, con gran fatica, raccontargli la verità sul motivo per cui era lì in Norvegia a scontare la sua pena. Perso nei suoi pensieri non aveva realizzato che Alec era entrato con le mani nascoste dietro la schiena. Appena Magnus se ne accorse, la bocca di Alec si allargò in un sorriso e gli mostrò due bottiglie di birre.

< < Ne ho una cassa intera giù. Ti suggerisco di non fare domande sulla provenienza. Ho trovato anche un modo per sbarazzarci delle bottiglie poi. Anche su questo non fare domande. Meno persone sono coinvolte meglio è > >

Magnus fece fatica a trattenere un sorriso. Sembrava un bimbo che aveva trovato i dolci nascosti dai genitori.

< < Ti facevo un tipo da birra effettivamente > >

Alec alzò gli occhi al cielo.

< < Vengo da una famiglia che si farebbe il bagno nel rosèe se potesse. Ovviamente dovevo deluderli anche in questo > >

Rise mascherando la sofferenza dietro quella frase ironicamente sincera. Magnus cercò di scacciare quel pensiero. Non avrebbe rovinato lui quel momento di spensieratezza di Alec.

< < Anche io non vado matto per la birra, però... come si dice? Anche l'urina è champagne nel deserto > >

Alec fece una smorfia di disgusto che rese vano ogni tentativo di trattenere le risate di Magnus alla sua reazione.

< < Invece te hai la faccia da cocktail... e di quelli costosi > >

Quella osservazione portò Magnus a ricordi lontani che non gli sembravano neanche i suoi. Catalogava i locali di New York non a seconda della qualità prezzo, ma secondo il drink migliore della casa.

< < Mi piace viziarmi > >

< < Almeno qui non hai l'imbarazzo della scelta. O la birra o la birra > >

< < Un' intera cassa > >

< < Quindi ci stai > >

Non era una domanda, ma negli occhi di Alec vi leggeva dell'insicurezza. Aveva veramente paura che gli dicesse di no? Era mai successo?

< < Volentieri > > 

E Fuori c'è Troppa LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora