Capitolo 1

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Magnus guardava dal finestrino della sua limousine gli alberi fitti della Norvegia. Quella distesa di verde non lasciava nessuno spazio alla civiltà umana, ma riusciva a nascondere ugualmente tutte le creature che vi abitavano. Per un momento, aveva persino pensato che quella foresta infernale non avesse fine, ma il suo avvocato gli aveva assicurato che oltre le querce e faggi tipiche del luogo ci fosse un angolo di paradiso.

"Sarà come essere in vacanza" continuava a ripetergli, ma in quel momento Magnus stava cominciando a pensare che aveva appena accettato di essere rinchiuso in una gabbia d'oro. Certamente bello, ma a lungo andare si sarebbe reso conto che quelle sbarre gli sarebbero state strette. I paesaggi norvegesi sembravano usciti da un quadro idilliaco, con tutti quei colori naturali accesi che risvegliavano la fantasia delle favole, ma comunque Magnus non avrebbe dimenticato il motivo per cui era lì. Non incolpava Ragnor per averlo portato fino in Norvegia, anzi, avrebbe considerato la sua trovata un lampo di genio se non fosse stato così arrabbiato. Perso nei suoi pensieri, non si era accorto che si trovavano nel bel mezzo di una distesa di verde. Non gli era dato sapere dove si trovasse precisamente. Potevano essere al sud o al nord della Norvegia. O in un altro paese anche. Tentò di non pensarci troppo per non caricare di più l'ansia e la rabbia. Finalmente si fermarono e Ragnor gli fece cenno di scendere. Magnus non poteva crederci, davvero si stavano fermando in mezzo al nulla? Il colore acceso del prato gli dava fastidio e quella distesa immensa di verde lo mandava nel panico. Nonostante il clima fosse mite, aveva caldo e quasi faticava a respirare. Sapeva che era assurdo, ma quell'enorme spazio gli toglieva il respiro come se ci fosse intrappolato dentro. Non sapeva dove guardare e il cielo sopra di lui lo opprimeva. L'autista scese dal posto di guida e venne incontro a Magnus e Ragnor. Indicò verso un punto e Magnus neanche riuscì a capire se fosse nord,sud,est o ovest.

<<Pronti per la camminata?>>

Stava ovviamente scherzando.

<<Una camminata? Per dove?>>

<<Per dove lo sai. Purtroppo non è raggiungibile in macchina>>

Quell'ultima frase aveva reso più affannoso il respiro di Magnus.

<<Non so se lo hai notato, ma mi sto sentendo male>>

<<Una camminata ti farà bene>>

<<Perché non mi hai detto che avevi paura degli spazi aperti?>>

Ragnor glielo aveva chiesto sottovoce, ma il silenzio di quel posto rendeva rumoroso anche il soffio del vento. L'autista davanti a lui sembrava godere della sua sofferenza.

<<Non lo sapevo. Fino a dieci giorni fa, vivevo in mezzo ai grattacieli di New York!>>

<<A meno che tu non ci voglia ritornare, devi farti questa camminata di 4 chilometri>>

<<4 chilometri! Qua ci lascio la pelle. Ditelo che questa è una condanna a morte>>

Ragnor lo teneva da dietro la schiena ed era grazie alla sua presa che non stava cadendo ansimante per terra.

<<Non si potrebbe chiamare qualcuno?>>

L'autista sembrava scocciato e indifferente all'esaurimento di Magnus.

<<E come lo chiamiamo? Non c'è campo qui. Non so se avete capito dove siamo>>

<<Magnus se vuoi possiamo tornare indietro>>

Gli fece cenno di no con a testa. Non aveva intenzione di tornare a New York dopo quello che aveva fatto. La Norvegia era la soluzione più sicura per lui nonostante ci stesse da due minuti e già la iniziasse ad odiare. Fece un respiro profondo nonostante per poco l'aria gli si bloccò nel polmone. Non voleva dare a quell'autista la soddisfazione di vederlo morto stremato prima di provarci. Alzò la testa il più regalmente possibile e disse: <<Andiamo>>

E Fuori c'è Troppa LuceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora