Marco si è svegliato per andare al lavoro, sento i rumori che fa per prepararsi provenire dalla camera accanto.
Non mi aspetto di vederlo comparire, come al solito non verrà a salutarmi prima di uscire.
Sono mesi che, a parte Aron, mi addormento senza qualcuno che mi dica buonanotte e mi risveglio senza un buongiorno.
A nessuno interessa che il mio giorno sia buono, nè che la mia notte sia priva di incubi.
Anche prima, quando non dormivamo ancora in camere separate, Marco aveva l'abitudine di girarsi dall'altra parte e senza proferire parola crollava in un sonno profondo e tranquillo, lasciandomi insonne, sola con i miei pensieri, infastidita dal rumore del suo respiro pesante.Sento sulle spalle tutto il peso di una vita infelice, che non sta andando da nessuna parte.
Spengo la sveglia prima ancora che suoni, tanto so che non riuscirò a riaddormentarmi. Dormire più di quattro ore a notte è diventata l'impresa del secolo e sfortunatamente è tutto ciò che desidero per trarre sollievo dalle mie giornate.
Quando dormo non esisto, nessuno si aspetta nulla da me, i pensieri non mi tormentano, sono finalmente in pace.
Faccio un po' di stretching mentre fisso il soffitto, sento il mio bambino respirare al mio fianco.
Condivido il letto matrimoniale con lui perché entrambi troviamo la cosa rassicurante. Almeno una cosa buona nella mia vita l'ho fatta.
Lo guardo ed è perfetto.
A volte gli sussurro che è proprio lui il bambino che avrei sempre desiderato avere quando non ero ancora mamma, quando non conoscevo questo tipo di amore così forte e primordiale, così istintivo.
Se sopravvivo a queste giornate e mi faccio forza, se vado avanti nonostante tutto, è per lui.Quando stai male e fai fatica a immaginare di dover affrontare un nuovo giorno uguale a quello che hai appena trascorso, e poi un altro, e un altro ancora, ti sfiora l'idea che forse la vita è un grande bluff, che forse non c'è bisogno di fare tanti sforzi per arrivare a vedere tutto il film se già ti hanno spoilerato il finale.
Se sparissi farei soffrire le persone che ho intorno, mio padre, mio fratello, i miei amici, mio marito, perfino la sua famiglia.
Piangerebbero e si dispererebbero all'inizio, ma prima o poi tutti loro se ne farebbero una ragione.
Show must go on, come si suol dire. Andrebbero avanti nella loro quotidianità, fino a che l'assenza e il dolore non diventerebbero una parte di loro a cui finirerebbero per abituarsi e fare caso solo in alcuni momenti: il compleanno, le feste, o quando alcuni ricordi riaffiorano all'improvviso portando con sé il vuoto della mancanza.Non parlerebbero più di tanto della loro perdita perché le parole che danno sfogo al dolore più cupo non sono ancora state inventate, e tutti intorno a loro a parte i primi mesi di convenevoli si affretterebbero a non tirare fuori un argomento tanto scomodo e difficile da gestire come la morte.
Se c'è una cosa che ho imparato nell'ultimo anno è che nessuno vuole un pezzo del tuo dolore.
Da quando ho perso mia mamma per via del cancro nessuno mi chiede mai di parlare dell'argomento, e se lo tiro fuori io leggo l'imbarazzo e noto solo accondiscendenza e fretta di chiudere il discorso nelle risposte del mio interlocutore.
Nessuno vuole condividere i dettagli di una malattia, di una tragedia.
Dire che mi manca, che mi sento spezzata, svuotata, è un eufemismo.
Quando ho detto che non esistono parole per descrivere ciò che si prova lo dico a ragion veduta, il dolore ti lascia muto.
Sono solo un guscio, l'ombra di me stessa, non sento più nulla, e se ora mi sto alzando da questo letto non è perché sono forte ma perché non voglio che mio figlio Aron provi lo strazio che sto provando io.Mi lavo e mi vesto con gesti meccanici.
Ultimamente non mi guardo più allo specchio perché l'immagine che mi rimanda non mi piace più come un tempo.
Sono sempre stata una ragazza dall'aspetto piacevole, ma adesso anche quello è cambiato, l'interno ha modificato l'esterno, il dolore ti trasfigura.
Sono apparse due piccole rughe in mezzo alle sopracciglia, ho lo sguardo spento; gli angoli della bocca leggermente rivolti all'ingiù mi danno un aspetto triste.
Ho messo su qualche chilo e la mia pancia non è più tesa come prima, le braccia e le gambe che erano sempre state toniche ora sono più tornite.Mi sento come se fossi usurata, dimostro tutti i miei 37 anni.
Sospiro e scendo in cucina a preparare la colazione.

STAI LEGGENDO
HIC IPSO TECUM (io qui con te)
RomanceTrovarsi, riconoscersi. Scavare, estrarre, donare. Capirsi, amare.