28. Lara

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Il litorale maremmano dove mi trovo è caratterizzato da una lunghissima spiaggia dorata, lievemente in pendenza, che degrada verso il mare.
Piccole dune di sabbia si distendono via via, arrendevolmente, fino a terminare la loro corsa nelle acque cristalline del Tirreno, perdendosi, inabissandosi senza possibilità di scelta, in tutto quel blu.
Alle sue spalle un polmone verde di pini marittimi, tamerici e piccoli arbusti profumati, la costeggia per l'intero tratto, offrendo generosamente un fresco riparo nei mesi di calura estiva, e rendendola perfetta come meta vacanze per me e Aron fin dal suo primo anno di vita.

Affitto sempre la stesso appartamento: un trilocale posto sopra a una forneria, da cui arriva e si propaga per tutta casa un invitante profumo di dolci.
Ha una meravigliosa terrazza vista mare che per otto settimane diventa il mio ufficio a cielo aperto, ed è situato a poche centinaia di metri dal centro storico di un piccolo borgo.
Di solito Marco ci raggiungeva nei weekend e passava con noi le due settimane centrali di Agosto, ma da quando siamo separati facciamo a turno.
Quando lui arriva, il venerdì pomeriggio, io riparto per tornare nella nostra casa di Firenze. Non ci sarebbe abbastanza spazio per stare insieme ed ignorarci contemporaneamente, e comunque nei fine settimana estivi ho sempre dei servizi fotografici di cui occuparmi. Se invece durante i giorni feriali devo spostarmi per qualche sopralluogo porto Aron con me, ma in generale mi organizzo per cercare di lavorare al computer.

Rallento il passo per recuperare; l'aria salmastra entra furiosamente nelle mie narici.
Correre sulla sabbia non è come farlo su un terreno solido, forse avrei dovuto indossare un paio di scarpe adatte, ma il contatto dei granelli bagnati e ruvidi che accolgono i miei piedi e cedono sotto il mio peso è una sensazione che mi piace troppo, nonostante la fatica.

Mentre la respirazione e il battito tornano lentamente regolari sento arrivare un messaggio.
Controllo speranzosa che sia lui, e non resto delusa.
È una sua foto: è al mare.
Che coincidenza!
Gli faccio uno squillo, come da prassi, e mi richiama subito.

Trattengo il fiato per quanto è bello.

Il suo viso è arrossato, il naso e gli zigomi lievemente scottati, la fronte imperlata di sudore.
Anche se siamo solo all'inizio di Giugno il sole portoghese picchia senza pietà sulla sua pelle di latte.
Ha i lunghi capelli intrappolati sotto un cappellino beige, con la visiera calata sugli occhi per ripararsi dalla luce accecante; li strizza comunque, sofferente, riducendo le iridi a due strette fessure orizzontali.

È chiaramente fuori posto nella bellissima spiaggia di Lisbona, penso con un moto di tenerezza: un topolino di città lontano dal suo habitat naturale.
Quella metafora mi sorge spontanea dopo gli ultimi spropositi di Riccardo su gatti e topi.

" Guarda!!" lo accolgo allegramente, facendo una panoramica con il mio cellulare.

" Per un attimo ho creduto che fossimo nello stesso posto, che fossi venuta qui per farmi una sorpresa!" Dice sorridendo, mentre osserva le onde fare a gara per infrangersi ai suoi piedi.

Quella battuta nasconde una richiesta? Sicuramente un'aspettativa.

"Cosa ci fai al mare?"

" Io e Aron ci trasferiremo qui per un paio di mesi appena avrà terminato la scuola.
Lo facciamo tutti gli anni. Sono venuta a portare un anticipo per la casa, e ne ho approfittato per fare una corsetta sul bagnasciuga. Tu?"

"Ho il pomeriggio libero, ho girato le mie scene stamattina. Ho pensato di venire a fare una passeggiata, ma ora che mi viene in mente potrei azzardare una "corsetta" anche io. Non vorrei rammollirmi troppo."

È lì da circa dieci giorni, e non ce ne è stato neanche uno in cui non ci siamo sentiti.

"Hai fatto bene. L'aria di mare ti dona, ricordati di mettere un po' di protezione solare però, la tua pelle non è abituata..."

HIC IPSO TECUM (io qui con te)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora