King
Ma che Diavolo...?
Mi sveglio avvertendo un dolore lancinante all'altezza dello zigomo, che mi pungola e mi obbliga ad aprire lentamente gli occhi.Sento in bocca un disgustoso sapore rancido, la testa mi scoppia, muoio di sete... Che ore sono?!
Mi sforzo nel tentativo di sollevare un po' la testa e sento qualcosa staccarsi dal mio viso, come un sigillo dalla ceralacca.
Ho dormito vestito stanotte, con la faccia appoggiata sopra al braccio, e uno dei gemelli che avevo al polso si è conficcato nella mia guancia lasciandomi un gigantesco marchio, un bassorilievo quadrato e dolente a testimonianza della mia serata distruttiva.
Dio... non toccherò mai più alcol in vita mia, lo giuro!!
Mi trascino come uno zombie davanti allo specchio e nonostante sia a pezzi non posso fare a meno di sorridere all'immagine che mi rimanda: la mia faccia segnata dai postumi del dopo sbronza è tanto terrificante quanto esilarante.
Cerco il cellulare, voglio farmi un selfie da inviare a Lara per farle vedere in che condizioni sono ridotto, e lo trovo spento.
Massaggio energicamente quell'impronta nel tentativo di attenuare il rossore e afferro il carica batterie per attaccarlo al telefono.
Poi, aspettando che quest'ultimo si riaccenda, prendo un cambio pulito ed esco dalla camera, avviandomi mezzo tramortito verso la doccia.Ho vomitato tre volte nelle scorse ore, ho bisogno di darmi una bella ripulita per rendermi presentabile, prima di scendere al piano di sotto.
Mentre percorro il corridoio che porta dalla stanza degli ospiti al bagno, sento in lontananza la voce di mia madre che discute animatamente con qualcuno.
Probabilmente è al telefono, dato che non mi arriva nessuna risposta.
Le parole giungono a spezzoni ma il suo tono è concitato: "Sì... no, ho detto! No, non lo sa ancora... La priorità... Prendere tempo... Soluzione... Dobbiamo tenere una linea comune!"Non mi soffermo oltre; non so quale sia il problema ma mi fischiano le orecchie e la mia emicrania mi rende sensibile a quei suoni acuti e invasivi che mi rintronano nel cervello.
Accostandomi ad una finestra che affaccia sul piazzale esterno alla villa, noto che ci sono alcuni giornalisti appostati ostinatamente sotto una fitta pioggerella estiva.
Strano, la mamma ha venduto al Times i diritti in esclusiva del suo matrimonio, non capisco cosa ci facciano lì fuori sotto l'acqua; nessuno concederà loro un'intervista.
Mi balena improvvisamente l'idea che siano qui per me e un conato di bile si riaffaccia all'esofago. Deglutisco con forza e lo ricaccio indietro cercando di tranquillizzarmi, imponendomi di essere razionale: non sono così famoso da essere braccato in massa solo perché si è sposata mia madre.Il getto dell'acqua mi avvolge nel suo abbraccio, picchiettando dolcemente sulla pelle come una carezza; morbidi banchi di schiuma dal profumo agrumato scivolano via lungo il mio corpo.
Quel calore mi conforta; lava via un po' della mia spossatezza, mi rinvigorisce.
Valuto se trattenermi più a lungo, godendo di questa piacevole sensazione, come faccio a volte quando segretamente mi perdo nei meandri di fantasie e pensieri proibiti su Lara, appagandomi in solitudine e provando poi un lieve senso di colpa a riguardo.
Ma oggi il desiderio di parlare al più presto con lei ha un richiamo più forte delle mie voglie mattutine; in un attimo mi asciugo e mi vesto.Quando rientro in camera e controllo il cellulare resto a bocca aperta per la quantità di notifiche che sono arrivate e stanno continuando ad arrivare. Non faccio in tempo ad aprirne neanche una, che inizia a squillarmi in mano: è Mary.
Rispondo, con la voce ancora impastata e roca, pronunciando le prime parole della giornata:
" Mary, buongio..."Non mi lascia finire, la sua voce glaciale tronca in modo sbrigativo il mio saluto.
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HIC IPSO TECUM (io qui con te)
RomanceTrovarsi, riconoscersi. Scavare, estrarre, donare. Capirsi, amare.