4. King

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Ogni tanto qualcuno mi pesta un piede o mi da una spallata.
Non posso fargliene una colpa, non sto guardando dove vado, vago a caso in mezzo alla pista passando in rassegna le centinaia di persone che sono qui.
Cerco di concentrarmi mentre faccio mentalmente un inventario dei volti e quando mi rendo conto che alcuni di essi li ho già incrociati più volte mi assale l'ansia e la paranoia.
Qualcuno mi tira per la manica e sussulto, due ragazze vestite praticamente uguali mi urlano  all'orecchio qualcosa che non capisco e poi ridacchiano tra di loro.
Alzo le mani per fargli capire a gesti che non conosco la loro lingua e mi dileguo mentre con l'indice disegnano in aria una specie di cuore.
Maledizione, se non la trovo subito mi metterò a gridare!

È un caldo incredibile e sotto la felpa non indosso nulla quindi non posso togliermela. Sono qui dentro da almeno mezz'ora ormai, sto sudando e ho bisogno di bere qualcosa per non cedere al panico.
Dove diavolo sarà il bar in questo posto infernale?
Sollevo frustrato lo sguardo e improvvisamente la vedo.
Mi sta fissando con un espressione sicura e per niente stupita.
Sono certo che mi avesse già visto da un pezzo e si stesse divertendo un mondo ad osservarmi fare l'imbranato in giro.
Un sorriso stupido mi si pianta in faccia, dovevo essere io a sorprenderla ma in un modo o nell'altro è sempre lei a sorprendere me.

Sospiro di sollievo ammirandola.
È incredibilmente bella, sembra una dea.
Prima che mi renda conto i miei piedi si stanno già muovendo nella sua direzione.
Continuo a guardarla perché ho paura che svanisca come succede tutte le notti nei miei sogni, e intanto gli occhi scandagliano avidamente tutti i particolari.
Ho atteso così a lungo questo momento che non mi sembra reale, sento il bisogno di imprimere nella mente più dettagli possibili della sua immagine, di farne provvista per poi tirarli fuori durante i lunghi gelidi inverni del mio cuore, per poter sopravvivere quando avrò bisogno di lei e lei non ci sarà.

È appoggiata ad uno sgabello, le gambe lunghe e accavallate sono avvolte da un pantalone scuro, porta dei sandali ( a Novembre!) con i tacchi alti.
Ha un top senza maniche e senza spalline di un colore iridescente che la rende magnetica.
Sono ipnotizzato, lei è la luce, io sono la falena che si lascia abbagliare e va incontro al suo destino.
Le spalle e le braccia nude mostrano la sua pelle abbronzata, il top aderente mette in risalto il suo punto vita stretto e il seno alto e abbondante.
A pochi centimetri dalle spalle dondola un orecchino. Li porta sempre asimmetrici, uno lungo e uno al lobo, e anche questa stasera non fa eccezione.
" L'eccezione è che forse potresti sfiorarglielo baciandole il collo, potresti vederlo ricadere su un cuscino mentre abbandona la testa all'indietro" mi suggerisce il subconscio.
Quel pensiero mi eccita così tanto che devo fare un grande sforzo mentale per scacciare le fantasie che stanno allegramente bussando alla porta del mio cervello.
Ricordo ancora la prima volta che ci feci caso...
"Perché indossi orecchini spaiati?"
"Perché voglio saper riconoscere subito chi nota i particolari, chi mi sta studiando" ed io ero arrossito sentendomi colto in flagrante.
Mi chiedo oggi come allora chi diavolo riesca a non notarli, i suoi particolari, forse i ciechi.
Continuo ad avanzare facendone scorta: i capelli sono intrappolati in qualche acconciatura che non riesco a vedere bene, forse una coda o uno chingnon.
Ha il viso scoperto, gli occhi grandi e scuri sono messi in risalto dal trucco che le dona un aspetto ancora più seducente e misterioso del solito. La bocca carnosa invece è nuda e mi sta rivolgendo un meraviglioso sorriso. Ha un espressione radiosa.
Non mi ero sbagliato, è felice che io sia qui.

Ricambio cercando di calmarmi e reprimo la risatina di contentezza che sento salirmi dal petto e che mi farebbe sembrare un ragazzino, ricordando a me stesso che sono qui per dimostrarle che sono un uomo.
So che le piace il modo in cui la sto fissando, il mio sguardo è fuoco e in questo momento la sta marchiando, la rivendica, ho disperatamente bisogno che sia mia.
Lei non sembra avere insicurezze da colmare e se le avesse è più brava di me a dissimulare la paura di perdermi.
Non mi ha mai chiesto di essere altro da quello che sono, e d'altro canto il fatto che io sia in questo posto alle tre del mattino è la dimostrazione che ottiene ciò che vuole da me senza sforzi, le basta essere semplicemente se stessa.

Mi fermo a pochi passi da lei, incerto, ubriaco di felicità, sfilandomi questo stupido cappuccio.
Non sento più il bisogno di nascondermi, sto per addentrarmi in un territorio finora sconosciuto, ma invece di sentirmi un estraneo mi sento finalmente a casa.

HIC IPSO TECUM (io qui con te)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora