13. King

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Sistemo i piatti nella lavastoviglie e mando un rapido bacio a mia madre che sta parlando al telefono mimandole con le labbra la buonanotte, poi salgo le scale.

La mia camera si trova al terzo piano, in mansarda.
È un po' scomoda da raggiungere ma l'ho desiderata con tutto me stesso da bambino.
Ha una vista meravigliosa sul parco di fronte e dalle sue finestre entra più luce che in qualsiasi altra parte della casa. Di notte, quando piove, il rumore della pioggia che si infrange sul tetto è così intenso da sovrastare il frastuono della città e cullarmi nel sonno.
Crescendo quella scelta si è rivelata ancora più azzeccata perché riesco ad avere tutta la mia privacy.
Nessun'altro dei miei fratelli può ritenersi altrettanto fortunato; vale assolutamente la pena fare quei dieci gradini in più per ritrovarmi un piano a completa disposizione.

È una stanza molto spaziosa, con un piccolo bagno al suo interno.
Le pareti hanno la metà inferiore ricoperta da una boiserie di legno bianca, così come bianche sono le quattro finestre con ampi davanzali su cui è possibile sedersi, mentre la parte superiore dei muri e il soffitto spiovente sono dipinti di un delicato color grigio chiaro.
A terra il pavimento è ricoperto di morbida moquette, anche essa grigia, leggermente più scura rispetto alle pareti.
Il mio letto è semplice, squadrato, abbastanza sollevato da terra, di legno chiaro, così come la scrivania posizionata di fronte ad esso e il grande armadio a sei ante accanto all'ingresso.
Sopra la testiera del letto, il muro è tappezzato da cornici di vari colori e dimensioni con le mie foto più significative, articoli di giornale, il diploma...
Osservo la mia preferita, un ritratto di me insieme alla mamma.
Siamo seduti al tavolino di un bistrot, in vacanza in Francia, qualche anno fa.
Ricordo che mia sorella Violet stava scattando foto a raffica per il solo gusto di infastidirmi e io nascosi il mio viso dietro a quello di nostra madre, che in quel momento mi accolse accarezzandomi la guancia e baciandomi teneramente sulla testa.
Lo scatto immortala quel gesto d'amore, di pazienza e di comprensione.

Non posso ancora credere che si sposerà la prossima estate e lascerà questa casa.

Sono felice che abbia ritrovato l'amore ma è un cambiamento che mi rende inevitabilmente malinconico, non posso farci niente.

Tutti i miei ricordi di infanzia sono legati a queste mura, al giardino, al parco, al quartiere.
Quando la mamma ci ha chiesto se volevamo andare a vivere con lei ad Ipswich, nel Suffolck, sia io che i miei fratelli abbiamo deciso di restare qui, nella nostra casa di Londra.
Si trasferirà a un paio d'ore di macchina da qui, in questa grande residenza storica di campagna, dove il suo compagno vive e gestisce la sua attività ricettiva di b&b e location per eventi.
So che troveremo lo stesso il modo per restare uniti e che non ci farà mancare la sua presenza.

Paul è un uomo gentile e carismatico, con cui sia io che i miei fratelli andiamo d'accordo. Stanno insieme da un paio di anni e lui la guarda come se fosse la donna più bella del mondo, la fa ridere come una ragazzina.
Quando è con lui le si illumina lo sguardo, in un modo che mio padre non è mai riuscito a fare.
È innamorato di lei, e come dargli torto, è una persona meravigliosa, una donna talentuosa, instancabile, gentile, dolce, allegra, positiva, saggia...
Era da molto tempo che non la vedevo così felice.

Mio padre non le ha mai chiesto di sposarlo, diceva di non credere nel matrimonio.
Non idealizzava l'amore, pensava che avere quattro figli e un mutuo fosse un legame sufficientemente indissolubile.
Era fermamente convinto delle sue idee, ma la verità è che se non fai quel passo significa che non ci hai creduto abbastanza.
Puoi raccontarti tutte le scuse del mondo. Razionalmente posso anche essere d'accordo con ogni sua singola obiezione: sono d'accordo sul fatto che non c'è bisogno di un contratto per sancire un amore, che due persone devono scegliere tutti i giorni di stare insieme e non farlo perché ormai hanno fatto un giuramento, sono d'accordo perfino sul fatto che sia innaturale e insensato pensare di impegnarsi con qualcuno, illudendosi che duri tutta la vita, senza sapere come cambieremo durante quell'arco di tempo.
Ma l'amore non è razionale, l'amore non è ragionevole, non ti fa fare scelte logiche e misurate.
Se non fai quel passo significa semplicemente  che non sei stato travolto da quell'attimo di follia in cui hai creduto che di sicuro sarebbe stato per sempre.

Mio padre ha sottovalutato l'amore di mia madre, dandolo troppo spesso per scontato e con il passare degli anni l'ha persa.

Per molto tempo l'ho odiato per questo, per essere stato così ingenuo e superficiale, ma crescendo ho maturato l'idea che i rapporti tra due persone che si amano o che si sono amate sono complessi, che dall'esterno ci sfuggono i dettagli e che se non siamo dentro al loro vissuto è più facile giudicare che capire.
Ho rinunciato a capire e sto provando a smettere di giudicare; adesso sono molto più in pace con me stesso e con lui di quanto non fossi da adolescente.

Mi siedo sul letto pensieroso e trovo appoggiata sopra al cuscino una piccola busta bianca sgualcita, sopra c'è scritto il mio nome per intero in una bella calligrafia tondeggiante, quasi sicuramente femminile.
Mi ero dimenticato di questa lettera! Incuriosito mi sdraio , la apro e inizio a leggere.

Non so se chi leggerà questa lettera sarà il destinatario che ha ispirato le mie parole. Forse sei un estraneo, un vicino di casa, suo fratello, il postino.
Oppure, più semplicemente, queste righe andranno perdute, stracciate, e il destino avrà scelto per me.
Ma se c'è anche una possibilità che sia TU a leggermi cercherò di parlarti a cuore aperto come se fossi qui di fronte a me, e mettiti comodo perché di cose da dire ne ho parecchie.

HIC IPSO TECUM (io qui con te)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora