12 (T)

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Tyler's POV

Tyler's POV

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Giorno 12

Non avrei mai dovuto costringere Luna ad uscire di casa contro la sua volontà, e non avrei mai voluto farlo. Ma non potevo lasciarla da sola solo per vedere mio padre, non adesso che sembra prossima ad un crollo serio. Sono giorni che salta di nuovo i pasti, si è chiusa di nuovo in sé, spesso non mi parla per ore e cerca di evitare il contatto in ogni modo. Lo so che è colpa mia, ho invaso i suoi spazi con quello stupido bacio e le ho causato un terribile attacco di panico. Mi odio per averlo fatto, e mi odio ancora di più perché mi è piaciuto da impazzire baciarla. Lo volevo davvero, la tentazione è stata troppa e non ho saputo resistere; ma poi il panico ha prevalso su di me al pensiero di aver invaso i suoi spazi. Luna vuole morire, non ha testa per me e lo so che mi odia più di prima adesso. Non la biasimo, mi odio anche io. Ma odio anche non poterla più stringere, accarezzare, confortarla. L'ho allontanata da me ed ho paura di non poter più rimediare.

Adesso la guardo di sfuggita mentre siede ad un tavolo poco distante dal mio, in questa caffetteria troppo grande ed affollata perché lei possa sentirsi a suo agio, ma è stata una scelta di mio padre e lui non deve sapere che Luna è con me; mi ha chiesto di venire solo ed io non posso certo dirgli che ho un compito da svolgere.

La mia vista di Luna che legge un libro e sorseggia un caffè viene offuscata da mio padre, in giacca e cravatta che si siede di fronte a me.

«Sei in ritardo» sbuffo, scivolando indietro sulla sedia.

«Andiamo, Ming, aspetta cinque minuti prima di riversare la tua frustrazione su di me» sorride, prima di esser interrotto dall'arrivo della cameriera che prende i nostri ordini.

«Cosa c'era di tanto importante da dirmi?» lo guardo duramente, perché non ho alcun interesse nello stare qui con mio padre, alle spalle di Kayla.

«Hai portato la tua amica, anche se ti avevo chiesto di venire solo» quando comincia a parlare in cinese, strabuzzo gli occhi.

Sono abituato a sentirmi chiamare con il mio secondo nome, ma non parliamo mai nella nostra lingua madre. Mai.

«Perché diavolo parli in cinese?» dico irritato, avvicinandomi a lui.

«Hai disobbedito, Ming» mi irrigidisco.

Significa che conosce Luna, che ha seguito ogni mio passo. Di nuovo.

«Mi hai fatto seguire?» Luna ci sta guardando confusa, ed io non voglio che sappia. Non voglio peggiorare la situazione e dirle che siamo seguiti da chissà quanti giorni.

«Pensavi davvero che avrei lasciato i miei figli alla deriva? Sei scappato da me, hai portato via tua sorella e mi hai tagliato fuori da tutto. In quanto tuo padre, necessito di essere informato sulle vostre vite» sono scioccato.

Holding on to heartacheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora