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Luna's POV

Luna's POV

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Giorno 4

È mattina presto quando sento rientrare Tyler, i suoi passi pesanti a rompere il silenzio piombato in casa durante la notte. Non che io abbia avuto modo di godermi il silenzio; non solo non ho dormito tutta la notte, ma i pensieri hanno urlato forte per tutto il tempo.

Mi sento a disagio in questi vestiti non miei, troppo larghi per la malattia insita nel mio corpo. Mi sono sentita di troppo anche nel dover rimanere a dormire qui, ma mi sono trovata così bene con Kayla e lei era così entusiasta che non sono stata in grado di dire di no. È stato difficile per me e per i primi dieci minuti in cui siamo rimaste da sole, me ne sono quasi pentita. Avevo paura di non riuscire a parlare con lei come quando ero insieme ad altri, o di mostrargli quanto realmente io non sia simpatica. Poi è stato bello, alla fine, capire che non mi stava giudicando e che stava provando a mettersi nei miei panni; l'ho capito dai suoi gesti, dal modo di parlarmi, dalle richieste gentili.

Sono credo le otto del mattino quando non riesco più a stare a letto, ho bisogno di alzarmi. Scivolo lentamente via dal fianco di Kayla, che per fortuna continua a russare rumorosamente.

Quando raggiungo la cucina, quasi non urlo quando mi accorgo di Tyler che giace sul pavimento, con le spalle poggiate contro l'isola della cucina.

Cado sulle mie ginocchia e lo scuoto, preoccupata che sia svenuto a causa di un malore. Ma poi apre gli occhi ed è immediato per me capire che sta morendo di sonno.

«Luna, sì...sì. Dieci minuti per prepararmi ed andiamo» si alza a fatica, con il mio aiuto. È totalmente confuso ed evidentemente ancora addormentato.

«No, adesso andiamo a letto» poggio il suo braccio intorno alle mie spalle e circondo la sua vita, per sostenere il suo peso mentre lo guido verso il corridoio in cerca della sua camera.

Supero quella di Kayla e poi il bagno, mentre Tyler continua a borbottare qualcosa di incomprensibile fino a quando non provo ad aprire una porta chiusa a chiave. Perciò torno indietro, alla camera di fronte quella di Kayla e finalmente apro una camera che pare essere la sua. Un letto matrimoniale al centro, le pareti blu scuro, un armadio enorme con uno specchio al centro ed altri mobili dello stesso colore. Ai piedi del letto un tappeto blu, alle pareti dei quadri appesi che lo ritraggono con Kayla, quelli che credo essere i suoi amici ed i suoi genitori.

«Devi andare a pallavolo» sbadiglia il corvino, mentre lo faccio sdraiare sotto le coperte. È davvero pesante, ma attraverso la maglia a maniche corte molto sottile riesco a sentire i suoi addominali. Dio, non riesco nemmeno ad immaginare i muscoli che nasconde sotto i vestiti. E no, non dovrei immaginarli.

«Tu devi dormire» lo rimprovero, prima di coprirlo con le coperte «Se salto un giorno non morirò» purtroppo.

Ometto i miei pensieri intrusivi, ma anche il fatto che effettivamente io non voglia andarci, non solo perché addormentato com'è non mi capirebbe, ma perché lui non sa cosa mi ha detto Callie ed io non voglio dirglielo, altrimenti farebbe il casino in palestra; mi metterebbe in imbarazzo e le ragazze mi odierebbero ancora di più, se possibile. Credo che il loro odio nei miei confronti cresca a dismisura giorno per giorno.

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