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Tyler's POV

(che mini i nostri Luna e Tyler creati dall'IA aiuto)

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(che mini i nostri Luna e Tyler creati dall'IA aiuto)

Ho sperimentato per tutta la vita un dolore mentale che è sempre stato più forte di quello fisico, che mi piaceva sentire durante gli allenamenti in palestra. Il dolore mentale mi ha perseguitato dalla scomparsa di mia madre ad oggi, perché nonostante io l'abbia ritrovata ci sono sempre state cose di mezzo a farmi soffrire; a darmi pace è sempre stata solo Luna, nonostante i problemi dell'ultimo periodo.

Eppure, la mia abitudine al dolore, non mi ha mai abbattuto. Sono sempre stato forte, ho resistito a tutto. Ma niente avrebbe mai potuto prepararmi al dolore fisico che ho dovuto affrontare in queste due settimane di ripresa, in terapia intensiva. Tra antidolorifici e fisioterapia, ho pensato di morire per il dolore al torace; e pensare che Mark ha dovuto affrontare la stessa medesima cosa, mi fa rabbrividire.

Ci sono giorni in cui respirare mi fa ancora venire delle fitte lancinanti al petto, momenti in cui preferirei morire soffocato piuttosto che continuare a vivere. Eppure poi mi ricordo che non ho la stoffa di uno che molla, io sono nato e cresciuto per combattere, per resistere, per non mollare mai.

È stata dura combattere, ma per tornare a vivere sono sempre stato disposto a tutto.

Quando Luna mette piede nella stanza in cui mi hanno trasferito stamattina, si blocca sull'uscio della porta e rimane interdetta. Mi fissa con occhi sgranati, come se non riuscisse a credere che sono qua e non dietro lo schermo attraverso il quale abbiamo parlato per due settimane.

«Dai, piccola, non farmi aspettare ancora» le dico, e questo sembra essere l'input giusto per farla sbloccare.

Mi viene in contro e mi stringe forte a sé, mentre reprimo un verso di dolore quando poggia il viso proprio sulla cicatrice ancora dolente sul mio petto.

«Mi sembra surreale, Tyler» piagnucola, prima di alzarsi sulle punte dei piedi e baciarmi con foga.

Mi ritrovo a tenere la sua nuca con una mano, per non farla allontanare da me, e Luna sembra aggrapparsi alle mie spalle come se da esse dipendesse il suo sostenimento.

«Mi sei mancata» le do un ultimo bacio a stampo, prima di sedermi sul letto per riprendere fiato.

Lei si siede vicino a me e continua a fissarmi di sbieco «Anche tu, non sai quanto».

Kayla avrebbe dovuto essere qui, ed avrebbe voluto; ma l'esame finale era troppo importante, considerando che comunque io mi sono ripreso. Mi ha comunque salutato di nascosto prima di partire, rubando un tesserino da dottoressa in corridoio e raggiungendomi in terapia intensiva. Mi manca anche lei, molto, e pensare di non poterla vedere di nuovo per tanto tempo mi fa tremare il cuore, già dolente di suo.

«Come stai? Quando dicono che potrai uscire?» mi domanda, cercando oltre il camice sottile che mi copre il petto la ferita che quell'uomo mi ha lasciato. «Se tutto va bene già domani, poi tra una settimana ritorno per fare dei controlli»

Holding on to heartacheDove le storie prendono vita. Scoprilo ora