38. Bambina mia

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Mi soffermo sul respiro per ritrovare la mia voce

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Mi soffermo sul respiro per ritrovare la mia voce. Già l'ho fatto un'altra volta.

Le parole erano prigioniere della mente, scivolavano l'una sull'altra senza indossare le ali necessarie per fuggire. Le corde vocali le tenevano assoggettate nel mio corpo dove languivano in attesa di qualcuno che potesse e volesse udirle.

Quelle parole sono ancora là.

Ma dov'è questo ?

Forse tiene compagnia a Outlier, lo allatta, gli fa sentire l'eco del battito di sua madre, il mio battito. Più facile che canti la ninnananna, la stessa che mi cantava mia madre, Lullaby dei Cure.

Spiderman is having me for dinner tonight cantava Robert Smith mentre nel video veniva ingoiato da un enorme e pelosissimo ragno. Io ridevo quando mamma cantava perché immaginavo che quello stesso ragno sarebbe venuto a mangiare me per colazione. Dopo che lei è morta, non ho più voluto ascoltarla.

Eppure oggi mi torna in mente.

Forse per via di quell'orribile ragno che è la cattiveria altrui, un predatore che tenta di inghiottirmi intera. Perché dovrei soccombere? È veramente possibile che vinca il male?

Apro gli occhi, sono sola in questa postazione del pronto soccorso le cui pareti sono tendine che impediscono alla vista di curiosare ma non all'udito di sentire. Dalla cacofonia di voci e strumentazioni, ne emergono due, sempre più vicine.

«Non hanno richiesto una visita cardiologica... Lei dove crede di andare...»

«Lui è con me, infermiera.»

«Se lo dice lei, dottore.»

«Ora mi faccia visitare Miss Allen.»

Quando sento il mio nome, tiro lenzuolo fino a coprirmi la bocca. Non voglio che mi facciano altre domande e sono pronta a scomparire ma, da dietro la tendina, compare il dottor Dee con un sorriso smagliante e Nicholas che pare aver attraversato un girone infernale.

«Adele!»
Nicholas sorpassa il dottore e mi si avvicina.
«Io non...»

Non finisce nemmeno la frase che lo abbraccio di slancio per ricercare quel senso di protezione che solo lui riesce a darmi. Nello strofinare il naso sul suo torace, trattiene a stento un lamento e mi rammento di avergli schiacciato il braccio offeso. Nonostante pensi di avergli fatto male, non riesco ad allontanarmi perché mi trattiene a sé, stringendomi col braccio sano e sussurrando parole che non riesco a comprendere completamente.

Adele, ho avuto paura che ti facessero...
Il sussurro della sua voce mi accarezza l'orecchio. Ho forse compreso male?
Mi discosto, ma lui mi riavvicina per baciarmi la fronte.

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