46. Ventiquattro ore prima dell'aggressione

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Talbot è in piedi davanti a me, una scena già vista mesi fa

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Talbot è in piedi davanti a me, una scena già vista mesi fa. 
Ma questa volta non è solo. Due brutti ceffi lo seguono come ombre, rovistando tra le mie cose. E, cosa grave, uno ha trovato il mio cellulare, gli ha attaccato a un device simile a uno di quelli con cui traffica Erika ed è riuscito a sbloccarlo. Non troveranno nulla ma, senza il mio telefono, non posso chiamare nessuno.

Talbot osserva con calma, come se sapesse già di avermi in pugno. Forse non sa che sono a un passo dalla verità e che ho trovato mio figlio. Quasi trovato. Questione di ore. Una volta che potrò dimostrare che uno di quei due bambini ha metà del mio DNA, potrò denunciare questo bastardo per rapimento.

«Non mi chiedi come sta tua moglie?» mi domanda.

«Ex moglie.»

«Non mi risulta che abbiate divorziato.»

Manca la firma di Claudia, è vero, ma se non vuole finire in galera, meglio che si sbrighi.

Talbot sorride, si avvicina al mobile bar per versarsi del whiskey, ignorando il fatto che io prendo il telefono dell'albergo per chiamare il consierge. Nessuno risponde. Certo, mi ha lasciato telefonare per gioco.

«Di solito non bevo mai prima di mezzogiorno,» dice alzando il bicchiere, «ma oggi farò eccezione.»

Lo guardo in silenzio, cercando di capire cosa stia tramando.

«Sono qui per riportarti a casa, Nick. Con tua moglie. Le manchi. E forse... potreste finalmente darmi un nipotino.»

Uno dei ceffi gli si avvicina. «È pulito, Mr. Talbot. Anche il telefono.»

«Nick. Nick. Pensavo fossi più intelligente e capissi tutto al volo.» Talbot si volta verso di me, versandosi un altro bicchiere. « Il Macallan 25 anni... il mio preferito. Dovresti regalarmene un paio di bottiglie. Magari mi aiuterebbero a dimenticare le tue follie.»

Sta cercando di provocarmi, devo rimanere calmo. «Le mie...cosa?»

«Denunciare tua moglie, inventarti che ti ha aggredito... quando tutti hanno visto il video. Ti sei ferito da solo, Nick. Credevi davvero di farla franca?»

Lo ha fatto di nuovo, ci scommetto. Un ennesimo fake. «Che video? Di cosa stai parlando?»

Ride, il bicchiere ancora in mano. «Io, però, sono stato generoso. Non ti ho fatto emettere un ordine restrittivo.»

Il cuore mi batte forte. Non posso lasciarlo vincere. Lui non sa che io so.
Lui è qui per Claudia e, molto probabilmente, non sospetta nulla al riguardo del bambino.

«Un ordine restrittivo ce l'ha tua figlia,» gli dico, «e se la vedo girarmi intorno, la denuncio per molestie.»

Ride ancora, scuotendo la testa. Poi si versa un altro whiskey e lo beve in un solo sorso. Non vacilla nemmeno per un attimo, come se avesse bevuto acqua di sorgente. Non posso lasciare che lui guidi il gioco. Sta cercando di farmi perdere il controllo, di farmi sbagliare un passo.

«Vedi, Nick, il giudice era un po' confuso. Sai com'è, a volte una parola gentile fa miracoli. L'ordine restrittivo di Claudia, dicevi? Sparito.»

Cristo santo! Claudia è di nuovo a piede libero?

Mi costringo a restare fermo, a non reagire. Se gli mostro anche solo un accenno di debolezza, Talbot lo userà contro di me.

«Non tornerò mai con tua figlia. Né ora, né mai,» dico cercando di mantenere la voce ferma. «E tu, come padre, perché non l'aiuti a trovare un uomo che la ami davvero?»

Talbot mi guarda per un lungo istante, poi sorride, un sorriso freddo, privo di calore.

«Che ne sai tu di cosa significhi essere padre?» La sua voce è bassa, tagliente. Una goccia di sudore scende lungo la mia schiena, ma non posso permettermi di mostrare paura.

Si avvicina alla porta e fa un cenno ai suoi uomini che lo seguono come cani ben addestrati.

«Non si sta dimenticando qualcosa di mio, Mr. Talbot?»
La mia voce è controllata, la rabbia si annida appena sotto la superficie. Talbot mi osserva con quel suo sguardo indifferente, poi fa un cenno con la mano e uno dei suoi uomini si avvicina, tirando fuori il mio cellulare. Me lo passa come se fosse una concessione.

Talbot prende il telefono ancora sbloccato. Scorre le chiamate e poi le foto. Il suo sorriso si allarga.
«Lo hai ripulito bene, a quanto pare.»

«Non so di cosa stia parlando,» rispondo facendo un cenno con la mano affinché mi restituisca il telefono. Non posso vacillare.

Lui non si affretta. Mi fissa, gli occhi freddi come il ghiaccio. «Sai quando ti permetterò di dirmi come si deve comportare un padre?» Fa una pausa, godendosi ogni secondo. «Quando sarai un padre vero, Nick.»

Il mio cuore accelera, ma devo restare calmo. Devo.

Talbot si avvicina di un passo, il tono della voce si abbassa, diventa quasi confidenziale.
«Mia figlia desidera tanto un figlio da te... Mi darei una mossa, al posto tuo. Sai com'è, certe cose... possono andare storte molto in fretta.»

Si gira per andarsene, poi si ferma sulla soglia e mi guarda da sopra la spalla.
«Peccato per quel tuo bastardo... Una tragedia, davvero. Le cose possono finire male. Molto male. Tienilo a mente, Nick. Per il bene di chi ti sta allontanando dalla tua vera vita.»

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Cosa bolle in pentola? 
E chi mai verrà aggredito... e da chi? 
Lo scopriremo questa settimana, con nuovi capitoli in arrivo mercoledì, venerdì e sabato. 
Non perderti le emozioni e il disvelamento di tanti segreti! 

A presto e ancora grazie per essere qui con me! ❤️

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